Facebook, altro scandalo: libero accesso per Spotify e Netflix ai messaggi privati degli utenti

Autore: Pasquale Oliva ,

Non c’è pace per Facebook, o sarebbe più corretto dire per gli utenti iscritti al social network. Il New York Times, sulla base di documenti interni relativi alle partnership con aziende come Apple, Amazon, Microsoft, Spotify e Netflix, ha svelato scottanti novità.

Intervistando circa 50 ex dipendenti di Facebook e di corporate partners, l’inchiesta del NYT ha rivelato che il social network ha permesso ad alcune aziende di accedere ai dati degli utenti, nonostante le presunte misure di sicurezza.

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Gli accordi descritti nei documenti hanno giovato a più di 150 aziende, molte delle quali del settore tecnologico, inclusi rivenditori online e siti di intrattenimento. Gli accordi, con il più datato risalente al 2010, erano ancora tutti attivi nel 2017. Alcuni erano ancora in vigore quest’anno.

Ecco alcuni dettagli sulle partnership per la condivisione dei dati:

  • Apple ha avuto accesso ai contatti degli utenti Facebook e ai calendari. L’azienda di Cupertino ha dichiarato al Times di non essere stata avvisata di questi permessi speciali.
  • Amazon ha avuto accesso ai nomi e alle informazioni di contatto degli utenti. Il colosso dell'e-commerce ha confermato che le informazioni sono state utilizzate in modo appropriato.
  • Bing, il motore di ricerca di Microsoft, ha potuto visualizzare i nomi e altre informazioni profilo degli amici degli utenti. L’azienda di Redmond avrebbe cancellato i dati acquisiti.
  • Spotify, Netflix e la Royal Bank of Canada hanno avuto libero accesso alle conversazioni private degli utenti su Facebook.

La parte più preoccupante degli accordi riguarda l’ultimo punto, ovvero la possibilità per Spotify e Netflix di leggere i messaggi che gli utenti si sono scambiati privatamente su Facebook. Ciò è stato possibile grazie ad un’API relativa a un primo tentativo di realizzare un’app per la messaggistica, quindi prima dell’avvento di Messenger.

L’inchiesta ha creato un certo scompiglio e ha obbligato alcuni dei protagonisti a fornire doverose spiegazioni, Facebook su tutti.

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Per farla semplice, le collaborazioni avevano lo scopo di aiutare le persone a fare due cose. La prima: gli utenti potevano accedere ai propri account Facebook o a specifiche funzioni di Facebook su dispositivi e piattaforme create da altre aziende come Apple, Amazon, Blackberry e Yahoo. Queste sono note come integrazioni dei partner. La seconda: gli utenti potevano godere di più esperienze social - come visualizzare suggerimenti da altri amici su Facebook - su altre popolari applicazioni e siti web, come Netflix, The New York Times, Pandora e Spotify.

Per essere chiari: nessuna di queste partnership o funzioni ha fornito alle aziende l’accesso a informazioni senza il permesso degli utenti, e con esse non abbiamo violato il nostro accordo con la FTC del 2012.

Anche Netflix, con una dichiarazione rilasciata a The Verge, ha commentato la notizia:

Nel corso degli anni abbiamo sperimentato diversi metodi per rendere Netflix più social. Un esempio è la funzione lanciata nel 2014 che permetteva agli iscritti di raccomandare show TV e film ai propri amici su Facebook tramite Messenger o Netflix. Non è stato un successo, e abbiamo disattivato la funzione nel 2015. Non abbiamo mai visualizzato le conversazioni private degli utenti su Facebook, e non abbiamo mai chiesto la possibilità di farlo.

Un 2018 davvero da dimenticare per Facebook, da mesi ormai principale protagonista di scandali (o presunti tali) relativi alla privacy degli utenti. Dopo lo scottante caso Cambridge Analytica, non si contano sulle dita di una mano le occasioni in cui la buona fede del social network è stata messa seriamente in discussione. Ad esempio, è emerso che i numeri di telefono degli utenti sono stati sfruttati per annunci mirati, o che un bug ha permesso ad app di terze parti di accedere alle foto private degli iscritti.

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Gli utenti del social network chiuderanno un occhio anche questa volta? Attualmente è impossibile dirlo, ma dati statistici nel corso del 2019 risponderanno alla domanda. La cantante Cher, tuttavia, sembra non avere dubbi.

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