Fortnite crea dipendenza: parte la class action contro la Battle Royale

Autore: Andrea Guerriero ,

Quella di Fortnite è una cavalcata apparentemente inarrestabile. Nato come un banale sparatutto con elementi da tower defense, il titolo di Epic Games ha saputo cambiare pelle e reincarnarsi in un Battle Royale dal carattere vincente. 

Merito dello stesso team di sviluppo, che ha avuto intuizione e coraggio per rinnovare una formula collaudata con una modalità che coinvolge fino a cento giocatori in contemporanea, chiamati allo scontro su una grande isola in continua mutazione, fino a che non rimarrà un unico vincitore. Non solo, gli stessi autori della saga di Gears of War - ora al quinto capitolo e nelle mani di The Coalition - hanno saputo spingere sulla fame di collezionismo degli utenti, mettendo a disposizione skin e oggetti cosmetici assortiti, da guadagnare o acquistare.

Un aspetto, questo, che assieme alle peculiari meccaniche di gioco ha però scatenato una consistente polemica in Canada, pronta a sfociare in una vera e propria azione legale.

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Uno studio canadese ha infatti deciso di avviare una class action contro Epic Games e il suo Fortnite Battle Royale. Lo sviluppatore americano, stando all'accusa, avrebbe consapevolmente creato un videogame che dà estrema dipendenza, senza però informare a dovere gli utenti. Queste le parole di Alessandra Esposito Chartrand, avvocato di Calex Legal che sta portando avanti la causa:

Epic Games, quando ha creato Fortnite, per anni e anni, ha assunto psicologi in modo da scavare nel cervello umano. Si sono concentrati sulla creazione di un gioco che fosse quanto più possibile in grado di creare dipendenza, indirizzandolo verso un pubblico giovane.

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La causa - come riportato dal sito Eurogamer - è quindi incentrata sulle informazioni che avrebbe omesso Epic piuttosto che sul gioco. Il contenzioso legale si basa su un precedente del 2015 che, sempre in Canada, ha visto la corte suprema del Quebec condannare le compagnie del tabacco per non aver informato con sufficiente cura i consumatori sui rischi legati al consumo dei propri prodotti. Non solo, si basa anche sulla testimonianza dei genitori di due minori di dieci e quindici anni che sarebbero stati "rovinati" da Fortnite, come sottolineato dallo stesso avvocato:

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Nel nostro caso i due genitori ci hanno riferito che se avessero saputo del pericolo che correvano il loro figli, li avrebbero monitorati molto più attentamente e non li avrebbero mai lasciati giocare a Fortnite.

Voi cosa ne pensate di queste pesanti accuse? Secondo voi sono fondate?

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