Il castello errante di Howl: spiegazione e significato del film Ghibli

Autore: Giulia Greco ,

Capolavoro del maestro Hayao Miyazaki, Il castello errante di Howl è una storia che mescola sapientemente avventura, dramma e romanticismo e li condisce con un pizzico di magia.

Ispirato al romanzo (il primo di una trilogia) di Diane Wynne Jones, il film prodotto dallo Studio Ghibli è presto divenuto un classico dell'animazione giapponese.

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Il castello errante di Howl racconta la storia di Sophie, una giovane fanciulla timida e introversa, che conduce una vita tranquilla lavorando in una boutique di cappelli, l'attività di famiglia. Sophie non ha vaste prospettive, non pensa di essere destinata a grandi cose ed è divorata da tutti i dubbi e le incertezze tipici dell'adolescenza: non si vede abbastanza carina né troppo interessante, non pensa di essere il genere di ragazza a cui il famigerato stregone Howl ruberebbe il cuore. Eppure tutto cambia quando la giovane si imbatte in un misterioso ragazzo dai grandi occhi azzurri e i capelli di un biondo scintillante. Il fugace incontro con Howl dà una svolta alla vita di Sophie: a causa di ciò, infatti, la nostra protagonista incorre nelle ire della Strega delle Lande che le getta addosso una tremenda maledizione che la condanna a vivere nel corpo di una vecchia. Il viaggio di Sophie ha inizio: l'anziana donnina si ritrova a vivere rocambolesche avventure nel magico castello semovente di Howl.

Intriso di una forte carica emotiva, Il castello errante di Howl è un racconto sull'umanità, è il ritratto della dimensione più introspettiva dell'essere-uomo, è rappresentazione di un mondo che assume contorni a volte onirici, altre quelli più netti e marcati di una guerra la cui origine è sconosciuta. E così ci troviamo immersi in un universo che, nonostante sia intriso di magia, non è poi tanto distante da quello reale, fatto com'è di personaggi grigi, di eroi che sono antieroi, ma che crescono e sanno migliorarsi, di persone buone e cattive, di chi è capace di perdonare e di chi, invece, è viziato ed egoista.

Lo sfondo sul quale si dispiega la vicenda è una realtà in continuo mutamento in cui a farla da padrone è una lotta tra bene e male in cui le due parti in causa non possiedono profili veramente definiti e spesso si fondono l'una nell'altra.

Howl, esteta ed eroe controverso

Espressione emblematica dell'eterno, indistinto dualismo tra luce e oscurità è il mago Howl, protagonista della vicenda. Dannatamente bello, ma capace di trasformarsi in un mostro, giovane e vanesio, Howl è un esteta che, un po' come Johannes, il seduttore di Kierkegaard ispirato al Don Giovanni mozartiano, si preoccupa solamente di procurarsi godimento e di fuggire la noia. Sfiora le più disparate esperienze senza però viverle mai appieno. Per evitare il sopraggiungere del tedio, va a caccia dell'interessante, utilizza i più svariati nomi e mette su diverse maschere, che lo fanno apparire ora sarcastico e ironico, ora innamorato, banale o raffinato, un uomo dabbene o uno corrotto. Prima dell'incontro con Sophie, Howl rifiuta legami duraturi che lo limitano e lo costringono a una forma determinata, desidera dare soddisfazione alla propria anima per ringiovanirla.

Studio Ghibli/Netflix
Il mago Howl
Il mago Howl, protagonista de Il castello errante di Howl

Come il Dorian Gray di Oscar Wilde, Howl è volubile, non compie scelte che siano definitive, sembra vivere in una dimensione di a-moralità edonistica, si crogiola nel dandismo e nel culto della bellezza.

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Come il Faust di Ghoete, perde la propria innocenza (quella rappresentata metaforicamente dal giardino segreto, luogo puro e idilliaco della sua infanzia) in seguito a un patto stretto con un demone.

Bellezza esteriore e bontà d'animo

Le cose cambiano per Howl solo quando incontra Sophie, è solo in quel momento che l'esteriorità perde importanza e il mago può iniziare a muovere i primi passi verso quel percorso di maturazione che consiste, in fin dei conti, nell'accettare i propri sentimenti e nell'imparare ad esprimerli. Sull'altro piatto della bilancia c'è invece Sophie, che già sa dare il giusto peso a ciò che conta davvero ed è capace di vedere bellezza e ispirare devozione in chiunque la incontri.

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La ragazza, condannata da una maledizione a vivere con l'aspetto di una donna grigia e anziana, fa da contraltare al protagonista e serve da medium per incanalare la contrapposizione antitetica tra giovinezza e vecchiaia, tra bellezza esteriore e bontà d'animo, tra apparenza e sostanza.

Studio Ghibli/Netflix
Un'immagine della vecchia Sophie
Sophie in versione anziata dopo essere stata colpita dalla maledizione

Ciò che l'opera di Miyazaki suggerisce è che l'aspetto esteriore non riflette quello interiore, che la vecchia Sophie, brutta e ingobbita, col volto solcato dalle profonde rughe, può trasformarsi in ciò che di più bello c'è al mondo: la personalità, la forza di volontà, il non abbattersi di fronte alle difficoltà, la tenacia e la persistenza, la capacità di perdonare sono i tratti che fanno sì che Howl si innamori di lei e impari così a guardare al di là delle apparenze. Al tempo stesso la ragazza, che non era mai riuscita a considerarsi bella e meritevole di essere amata, va incontro al suo lieto fine.

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Un percorso analogo è quello compiuto dalla Strega delle Lande, la maga cattiva che maledice Sophie. Se in un primo momento sembra rappresentare chi ha scelto di far prevalere il proprio lato oscuro, alla fine della sua storia, privata dei propri poteri e della giovinezza, ormai incartapecorita, si riscopre una persona nuova, degna del perdono di Sophie, la quale riesce a trovare in cuor suo la forza di prendersi cura di lei e restarle accanto.

Al contrario, nel suo sontuoso palazzo, Madame Suliman sembra trasudare bontà e saggezza, ma è solo un trucco: il suo aspetto bonario nasconde sadismo e cattiveria perché la maga prospera e trae vantaggio dalla guerra.

Desiderio di libertà e voglia di fuggire

Tutto il film è dunque un racconto in continuo divenire, una continua scoperta, un susseguirsi di metamorfosi in cui nessun personaggio resta mai uguale a sé stesso e anzi, accetta di buon grado gli inattesi cambiamenti che sono il motore della storia. Così Sophie trova un'atipica liberazione dagli affanni quando si rende conto di riuscire a sentirsi in pace con sé stessa e col mondo per la prima volta nei panni di un'anziana signora. Howl, invece, comprende che la libertà tanto agognata non consiste nel viaggiare senza meta e senza scopo, che quello non è vivere libero, ma solo desiderio di fuggire via, forse per andare alla ricerca della persona che aspettava da tempo. L'incontro con Sophie serve da presa di coscienza per il mago, affinché comprenda di aver bisogno di qualcosa (o qualcuno) nella vita per cui valga la pena rischiare e combattere.

Studio Ghibli/Netflix
La vecchia protagonista del film
Sophie scopre il senso di liberazione dalle incertezza della giovinezza

L'amore è la risposta

L'amore di Howl per Sophie è parte di quel processo di maturazione a cui vanno incontro tutti i personaggi della storia e che, dicevamo, consiste nella comprensione dei propri sentimenti e delle proprie emozioni. È la molla che muove le azioni di Howl e che fa sì che si batta per la fine della guerra che dilania Ingary. È altresì la chiave per spezzare ogni maledizione. Non è infatti un caso che la protagonista, sempre in virtù di quel continuo divenire che caratterizza tutta la narrazione, si trovi spesso a oscillare in bilico tra età adulta e giovinezza proprio nei frangenti in cui sente più forte il potere dei sentimenti che prova per il mago. E solo nel finale, quando ormai Sophie non nutre alcun dubbio su ciò che sente, la maledizione che la condannava è spezzata. Tuttavia, c'è qualcosa che resta. Una maledizione del genere lascia il segno: ha arricchito la protagonista di nuove esperienze e lei ne porterà con sé il simbolo visivo per sempre, i capelli ormai indelebilmente argentei che Howl dice di trovare meravigliosi.

Studio Ghibli/Netflix
Howl e Sophie passeggiano in cielo
Howl e Sophie durante il loro primo incontro

È una verità assoluta, che non si ferma alla relazione tra Sophie e Howl, ma abbraccia tutti i personaggi de Il castello errante di Howl. La nuova famiglia che i nostri protagonisti formano sopravvive grazie alla magia dell'amore. Sophie spezza la maledizione che aveva trasformato il principe Justin così come spezza la propria. È col bacio della persona che ama che lo spaventapasseri Testa di Rapa torna ad assumere le proprie sembianze. E per la stessa ragione il demone Calcifer, ottenuta la libertà, torna indietro e, senza alcun patto che lo vincoli, sceglie di far muovere il castello di Howl ancora una volta.

La guerra

Castighi e malefici, incantesimi e magie su muovono su un panorama dominato da una guerra cruda, barbara e inutile. Si tratta di un conflitto distruttivo senza nome, che resta sullo sfondo e non solo funge da contrasto alla dimensione privata di rinascita dei personaggi, ma fa anche da promemoria per lo spettatore: se anche Ingary è una terra magica e immaginaria, non è poi troppo diversa dalla nostra. E allora non è un caso se, terminata la visione del film, lo spettatore scopre che la guerra di Ingary resta una disputa indistinta e fondamentalmente senza significato, di cui non conoscerà mai l'origine. Il messaggio è cristallino come tutti gli altri di cui Miyazaki si fa portavoce: ogni guerra, qualunque sia il suo nome, qualunque sia l'obiettivo di chi la muove non ha mai alcun senso.

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Il castello errante di Howl, candidato all'Oscar come Miglior Film d'Animazione, è una fiaba evergreen, una storia vivace e suggestiva, un racconto di formazione universale capace di raccontare sentimenti e personaggi umani, fatti di contraddizioni, di pregi e difetti, e che troppo spesso si trovano a metà strada tra bene e male. È un'opera che sa narrare del desiderio di evasione, della brama per il potere, della speranza della libertà e della potenza dell'amore senza mai risultare prevedibile e banale.

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