Il paleontologo che ha ispirato Alan Grant vuole riportare in vita i dinosauri: la risposta di Jeff Goldblum

Autore: Emanuele Zambon ,

"Dio crea i dinosauri. Dio distrugge i dinosauri. Dio crea l'uomo, l'uomo distrugge Dio, l'uomo crea i dinosauri". In Jurassic Park andava proprio così, con le terrificanti creature preistoriche ricreate in laboratorio, la professione del paleontologo "estinta" e una serie infinita di disastri e sequel cinematografici, non sempre - anzi, mai - all'altezza dell'originale.

Nella vita reale le cose sono un tantino differenti: sì, Ian Malcolm ha sempre ragione a prescindere (anche se gli secca da morire) ma la scienza è ben lontana dal riportare in vita i dinosauri. E proprio colui che presta il volto al matematico rock 'n' roll del film di Spielberg si è divertito a stuzzicare un team di ricercatori che qualche anno fa si era detto fiducioso della clonazione di un dino entro un range temporale di 5/10 anni.

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Jeff Goldblum ha infatti ripescato su Twitter un post della rivista Entrepreneur con un'intervista fatta da People a Jack Horner, una delle massime autorità nel campo della paleontologia (la sua figura ispirò a fine anni '80 il personaggio di Alan Grant).

Nell'intervista, risalente al 2015, Horner affermava che un team di scienziati avrebbe reso possibile la clonazione di un dinosauro entro un lustro (o al massimo due). Il paleontologo, che ha fatto da consulente a tutti i film della saga di Jurassic Park, aveva anche illustrato il percorso scelto dal team di ricercatori nella realizzazione dell'impossibile: non più ripristinare il DNA dei dinosauri (che, sappiamo oggi con certezza, scompare quasi del tutto attraverso la fossilizzazione) bensì effettuare il percorso inverso, ossia muovere dal patrimonio genetico di una specie "imparentata" con T-Rex & Co. per via via risalire a quello dei dinosauri.

Il progetto, condotto da scienziati di Harvard e Yale, si era concentrato sui polli, essendo i volatili considerati i discendenti diretti dei dinosauri. Si trattava di modificare sostanzialmente quattro output genetici, implementando filamenti di DNA: becco (muso), coda (in pratica sparita negli uccelli), arti inferiori e superiori. Un'operazione molto simile a quella tentata per il mammut ibridando il codice genetico dell'attuale elefante.

Jurassic Park: verso il Pollosauro

Essendo quasi trascorsi 5 anni da quell'intervista di Horner, Jeff Goldblum ha stuzzicato gli accademici di tutto il mondo con un tweet in cui, oltre a mostrare l'articolo originale, si è divertito a citare una delle sua battute più memorabili di Jurassic Park: "I tuoi scienziati erano così preoccupati di poterlo fare che non hanno pensato se lo dovevano fare".

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Citazione a parte, ad oggi non risultano progressi sensazionali nella clonazione di creature preistoriche. Il Pollosauro - termine coniato all'epoca dallo stesso Horner - resta quindi ancora una possibilità tutta da verificare. Semmai, i ricercatori dovrebbero documentarsi su come sia andato a finire lo sci-fi di Spielberg ("I dinosauri mangiano l'uomo", Sattler docet).

La clonazione al cinema, d'altro canto, procede a gonfie vele, tra ibridi sempre più aberranti (l'Indominus Rex di Jurassic World e l'Indoraptor di Il regno distrutto) e scenari futuri - l'atteso terzo capitolo con Chris Pratt e Bryce Dallas Howard - che aprono alla contaminazione fra geni umani e saurischi.

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