La casa dalle finestre che ridono di Pupi Avati, la spiegazione del finale

Autore: Silvia Artana ,

È il 16 agosto 1976 quando al cinema arriva La casa dalle finestre che ridono. Il thriller gotico di Pupi Avati irrompe nell'estate italiana con l'atmosfera malsana e i segreti indicibili di una Bassa padana molto diversa da quella solare e industriosa che tutti conoscono e ridefinisce il genere.

Vicino a Dario Argento nella costruzione della tensione e della trama a scatole cinesi, ma lontano dal maestro del brivido nella rappresentazione della violenza, lo sceneggiatore e regista italiano dà forma a un orrore raffinato e d'autore, che scava nell'animo umano e nelle sue derive e perversioni.

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Ignoranza, credenza popolare, riti ancestrali, malattia mentale e un senso di comunità arcaico, chiuso e geloso scandiscono gli eventi del film con un ritmo sospeso e tessono una ragnatela di eventi che avviluppa in modo inesorabile il protagonista fino allo sconvolgente epilogo. Una conclusione che la maggior parte dei critici concorda nel definire un vero e proprio capolavoro.

Se volete saperne di più, qui trovate la trama e la spiegazione del finale.

La trama e il finale del film

Attraverso l'amico Antonio, il restauratore Stefano riceve l'incarico di riportare alla luce un inquietante affresco del martirio di San Sebastiano, conservato nella parrocchia di una paese della provincia di Ferrara gestita dal pavido e bigotto Don Orsi. Il dipinto è stato realizzato da un artista di nome Buono Legnani, detto il "pittore di agonie" per la sua ossessione a ritrarre uomini e donne nei loro ultimi istanti e morto suicida tra le fiamme 20 anni prima.

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Stefano rimane affascinato dall'opera e dalla brutale maestria di Legnani, ma capisce ben presto che la vicenda del pittore e lo stesso affresco nascondono qualcosa di oscuro e spaventoso. I suoi sospetti e la sua curiosità crescono quando Antonio gli parla di una "casa dalla finestre che ridono" e gli rivela di avere "scoperto tutto". Ma l'uomo muore (apparentemente) suicida proprio dopo avere parlato con Stefano.

Dopo essere stato costretto a lasciare l'albergo in cui alloggiava, il giovane restauratore si trasferisce in una vecchia villa in rovina e inizia una relazione con la maestra del paese, Francesca. Nell'enorme abitazione vivono solo lui e l'anziana padrona di casa, una donna immobilizzata a letto da molto tempo, ma Stefano sente dei rumori e decide di controllare. L'uomo scopre una grande soffitta e al suo interno trova un vecchio registratore con un nastro su cui è incisa una litania delirante.

Stefano si convince che sia la voce del Legnani e inizia una sua indagine sul pittore, arrivando a scoprire che aveva vissuto con due sorelle in Brasile e che aveva una relazione incestuosa con loro. La sua ricostruzione è confermata da un faldone nascosto in camera di Antonio, dove trova una foto delle donne. Osservandola con attenzione, il giovane capisce che sono le Erinni ritratte nell'affresco di San Sebastiano.

Stefano corre in chiesa per controllare e scopre con rabbia che il dipinto che aveva appena terminato di restaurare è stato sfregiato e i volti delle donne non si vedono più. Quando chiede spiegazione al chierichetto Lidio, quest'ultimo gli risponde in maniera sibillina, facendo capire all'uomo che è in atto una vera e propria congiura per impedirgli di scoprire la verità.

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A.M.A. Film/Euro International Films
Il poster de La casa dalle finestre che ridono
Il poster del film La casa dalle finestre che ridono di Pupi Avati

Il restauratore è deciso ad andarsene con Francesca, ma prima incontra Coppola, l'autista alcolizzato del paese, che gli racconta la storia di Legnani e delle sorelle. L'uomo rivela a Stefano che le donne procuravano al fratello i soggetti da ritrarre, li torturavano, li uccidevano e seppellivano i resti vicino alla "casa dalle finestre che ridono". Coppola svela che lui è sfuggito per un soffio alle due sorelle e che le donne sono ancora vive.

Del tutto sconvolto, il giovane restauratore corre a casa da Francesca e la trova morta in una macabra allegoria del martirio di San Sebastiano. Stefano avvisa i carabinieri ma, quando torna sul posto con loro, il cadavere non c'è più e neppure i resti alla "casa dalle finestre che ridono". Poco dopo, il corpo di Coppola viene ripescato nel fiume e il restauratore non può fare altro che accettare l'invito del sindaco Solmi a dormire in città.

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Ma durante la notte riceve una telefonata misteriosa, che lo convince a tornare alla villa. Quando arriva, Stefano sorprende la padrona di casa mentre pugnala Lidio, in una riproposizione macabra del martirio di San Sebastiano. La donna gli dice di essere Laura Legnani e gli mostra il corpo del fratello, conservato gelosamente in una grande teca piena di formalina. Mentre gli rivela che continua a uccidere uomini e donne per Buono insieme alla sorella, quest'ultima sorprende Stefano alle spalle e lo pugnala.

Il giovane riesce a fuggire e a nascondersi nel fitto di piante e incolto del giardino della villa. Il mattino seguente, va a cercare aiuto in paese, ma nessuno lo ascolta. Solo il sindaco Solmi ha un sussulto di pietà e telefona alla polizia di Ferrara.

Abbandonato e allo stremo delle forze, Stefano decide di andare in chiesa da Don Orsi. Il parroco lo accoglie con premura, ma quando il giovane inizia a raccontargli la storia che ha scoperto, l'uomo cambia voce e postura e rivela di essere la seconda sorella Legnani. La donne viene raggiunta da Laura e mentre ridono in maniera perversa e Stefano le guarda con orrore, in lontananza si sente il suono di una sirena e le portiere di una macchina che sbattono.

Poi una mano si appoggia a un albero davanti alla chiesa...

La spiegazione del finale

La maggior parte del pubblico e della critica concorda nel dire che il finale de La casa dalle finestre che ridono è un vero e proprio capolavoro del genere. Il colpo di scena con il quale Don Orsi rivela la propria vera identità a Stefano è sconvolgente e sorprende ancora a 40 anni di distanza dalla realizzazione del film. Il merito va senza dubbio a una sceneggiatura efficace (pure con più di un buco qua e là), che conduce il protagonista proprio dove deve essere.

Stefano è la vittima designata di una congiura che parte da lontano. Il suo allontanamento dall'albergo è orchestrato per permettere a Laura Legnani di tenere d'occhio lui e i suoi progressi e probabilmente non è un caso che il giovane trovi il registratore con il nastro con la voce del pittore. Il cerchio intorno al restauratore si stringe, mentre procede ostinato con la sua indagine e le sorelle vedono in lui e nella sua affinità con Buono e nella comprensione della sua arte il sacrificio perfetto.

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Pupi Avati non è esplicito, ma suggerisce che tutti sappiano e tutti siano complici delle Legnani e del loro piano di morte. Non a caso, nessuno presta soccorso a Stefano mentre si affanna coperto di sangue tra le case del paese e la centrale dei carabinieri. Il ristoratore Poppi e sua moglie e lo stesso maresciallo rimangono nascosti dietro gli scuri a guardare compiersi il suo destino.

Alla fine, al giovane restauratore non resta che cercare aiuto nel mite Don Orsi. E l'orrore è incommensurabile quando scopre che il prete spaventato e semplice, che ha sempre dimostrato avversione per l'affresco di Legnani, in realtà ha contribuito in maniera determinante a rendere reale l'agonia di San Sebastiano.

Il regista non mostra la fine di Stefano e lascia al pubblico un finale aperto. La polizia di Ferrara - una città, lontana ed estranea ai segreti indicibili del paese - è arrivata in tempo per impedire la morte del restauratore? L'atto di (pavida) pietas di Solmi è stato sufficiente a fermare il male primordiale delle sorelle Legnani? 

Nella (non) risposta c'è tutto il fascino e la forza de La casa dalle finestre che ridono e del suo finale.

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