Marta - Il delitto della Sapienza, il docufilm sul caso che sconvolse l'Italia

Autore: Alessandro Zoppo ,

La Rai prova a conquistare l'attenzione del pubblico (non solo italiano) con un docu-film true crime apparentemente di nicchia ma pronto ad avvicinare migliaia di spettatori. Marta - Il delitto della Sapienza è l'ambizioso documentario (in due episodi da 52 minuti ciascuno, trasmesso in un'unica prima serata) su uno dei casi di cronaca che hanno segnato la nostra epoca: l'omicidio di Marta Russo.

Una storia potentissima, un "caso di giustizia kafkiana" (come lo definì l'allora deputato Daniele Capezzone), una ricostruzione basata sulle carte dei processi ma con un chiaro punto di vista: quello di Marta Russo. È infatti la sua stessa voce, attraverso la lettura dei suoi diari segreti mai resi pubblici prima d'ora e messi a disposizione dalla famiglia, ad accompagnare il pubblico tra la storia della sua vita e quella della sua morte.

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L'obiettivo è mostrare il volto umano della ragazza, chi era davvero, quali erano i suoi sogni e le sue passioni, su tutte l'amore per la scherma. Dribblando la grancassa mediatica e la spettacolarizzazione del dolore che hanno accompagnato il processo. "Come potrò essere utile agli altri" è la frase ricorrente nei diari di Marta. 

Rai Documentari / Minerva Pictures
Il poster del docu-film Marta - Il delitto della Sapienza
Marta - Il delitto della Sapienza arriva su Rai2

L'omicidio Marta Russo: la ricostruzione della vicenda

Sono le 11:42 del 9 maggio 1997. Marta Russo, studentessa di giurisprudenza di 22 anni, sta camminando con l'amica Jolanda Ricci in un vialetto all'interno della Città universitaria della Sapienza di Roma quando è raggiunta alla testa da un proiettile calibro 22, a punta cava. Marta è ferita gravemente e portata d'urgenza al vicino Policlinico Umberto I: muore cinque giorni dopo.

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Il 19 maggio il perito della Polizia scientifica Giacomo Falso trova tracce di polvere da sparo sul davanzale della finestra dell'aula 6 dell'Istituto di Filosofia del Diritto. Il proiettile che ha ucciso Marta è partito da lì. Ma chi ha sparato e perché?

Guglielmo Muntoni, il giudice per le indagini preliminari, emette tre ordini di custodia cautelare per Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro, due giovani assistenti di Filosofia del Diritto, e per Francesco Liparota, l'usciere dell'istituto. I loro alibi sono incerti. Il movente è ancora più dubbio: i due, sentendosi superiori alla legge e spinti da una "volontà di potenza", avrebbero sparato per mettere in atto un delitto perfetto, come in #Nodo alla gola di Hitchcock. Un omicidio gratuito, senza movente: è la tesi dei pubblici ministeri Carlo Lasperanza e Italo Ormanni.

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Le indagini sono complesse. Non si trovano la pistola e il bossolo. Ci sono solo le testimonianze oculari. Le pressioni sugli inquirenti sono fortissime. Le perizie non sono impeccabili. Secondo il perito Grazia Mattutino, la particella sul davanzale non è di polvere da sparo ma potrebbe provenire dai freni di una Panda. Dal dibattimento emergerà che è il residuo di una fotocopiatrice.

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Domande ed enigmi si moltiplicano. Nell'aula 6 c'è un telefono e dai tabulati si scopre che la dottoranda Maria Chiara Lipari, figlia di Nicolò (professore di Diritto privato ed ex senatore della Democrazia cristiana), ha fatto due telefonate intorno all'ora del delitto. Perché? Bruno Romano, il direttore dell'Istituto di Filosofia del Diritto, chiama con insistenza i suoi collaboratori. Perché vuole avere notizie e aggiornamenti continui sulle testimonianze? Perché agli interrogatori della "super testimone" Gabriella Alletto, la segretaria dell'Istituto, partecipa anche Luigi Di Mauro, ispettore di Polizia e cognato della donna?

Dopo teorie controverse e piste alternative, dallo scambio di persona al coinvolgimento della criminalità organizzata e della Pultra (l'impresa di pulizie dell'università, i cui dipendenti sono appassionati di armi e sparano al poligono) passando per l'ipotesi terrorista (tra il personale della Pultra c'è Paolo Broccatelli, membro delle Nuove Brigate Rosse arrestato per l'omicidio di Massimo D'Antona) e la congettura di un serial killer psicopatico legato a precedenti omicidi irrisolti, la verità processuale si raggiunge soltanto nel 2003, con la sentenza della Corte di Cassazione.

Scattone è condannato in via definitiva per omicidio colposo a 5 anni e 4 mesi di reclusione e Ferraro a 4 anni e 2 mesi per favoreggiamento. I due continuano a professarsi innocenti. Liparota è assolto dall'accusa di favoreggiamento perché gli è riconosciuto il favoreggiamento personale: ha visto quello che succedeva nell'aula 6 ma non ha ritenuto di riferirlo agendo "in stato di necessità".

Il delitto della Sapienza diventa presto il primo grande caso mediatico d'Italia. Ad una delle vicende giudiziarie più lunghe e ambigue del nostro Paese sono dedicati film e serie televisive, racconti, canzoni e opere teatrali. Il podcast in otto puntate Polvere di Chiara Lalli e Cecilia Sala ripercorre le indagini e il processo includendo l'intervista a un testimone che all'epoca dei fatti non si era sentito di collaborare con gli inquirenti. Da quando è online il podcast (non è il solo: su Audible c'è anche Undici frammenti, realizzato dal collettivo Lorem Ipsum), molti chiedono una revisione del processo.

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Chi c'è dietro Marta - Il delitto della Sapienza

Marta - Il delitto della Sapienza è la prima produzione del dipartimento Scripted e Documentary Productions di Minerva Pictures. La produttrice creativa è Cosetta Lagani, la Chief of Scripted and Documentary della società arrivata a Minerva dopo una lunga esperienza a Sky Italia e Stand by Me.

La regia è di Simone Manetti, regista e montatore livornese che si è già occupato di una vicenda andata ben oltre il caso di cronaca: nel documentario Sono innamorato di Pippa Bacca ha ripercorso vita, arte e morte dell'artista violentata e uccisa in Turchia nel 2008 a soli 33 anni durante una performance nel segno della pace e del matrimonio simbolico tra i popoli.

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Prodotto da Gianluca Curti e Santo Versace, Marta - Il delitto della Sapienza è scritto da Emanuele Cava, Gianluca De Martino e Laura Allievi. La voce di Marta è di Silvia D'Amico, il produttore esecutivo è Emanuele Nespeca. Il docu-film è stato presentato nello showcase "Italians Doc It Better" del MIA (il Mercato Internazionale dell'Audiovisivo di Roma) dedicato a documentari e serie Unscripted con il titolo internazionale di Marta - Murder at the Sapienza Campus.

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Marta - Il delitto della Sapienza fa parte del ciclo Crime Doc, la collana di coproduzioni di Rai Documentari (la nuova Divisione del servizio pubblico diretta da Duilio Giammaria) che ripercorrono casi di cronaca che hanno segnato la storia italiana dagli anni di piombo ad oggi: il Mostro di Firenze, la Nuova Camorra Organizzata di Cutolo, la Uno Bianca, Marta Russo.

Manetti ha descritto il progetto Marta come "un viaggio intenso, dolente e affascinante".

Abbiamo vissuto questo racconto da un punto di vista inedito, attraverso i diari segreti di Marta Russo, la studentessa uccisa da un proiettile vagante nel campus universitario de La Sapienza, cercando di raccontarne la vita e l'anima più che la morte. Era il 9 maggio 1997.

La produzione ha avuto inoltre accesso al materiale degli archivi della Corte d'Assise di Roma e della Polizia di Stato, ai fascicoli fotografici della Scientifica e al repertorio messo a disposizione da Rai Teche: telegiornali, interviste ai testimoni chiave, i filmati grezzi relativi al processo a Scattone e Ferraro.

Gli intervistati sono:

  • Tiziana Russo, sorella di Marta; Aureliana Iacoboni e Donato Russo, i genitori
  • Ferdinando Pastore, testimone oculare
  • Francesca Vellucci, amica di Marta
  • Paolo Brogi, giornalista
  • Carlo Bonini, giornalista
  • Carlo Lasperanza, pubblico ministero durante l'indagine
  • Nicolò D'Angelo, dirigente Squadra Mobile di Roma all'epoca dei fatti
  • Francesco Petrelli, avvocato di Giovanni Scattone
  • Fabio Lattanzi, avvocato di Salvatore Ferrario
  • Cristina Michetelli, avvocato della famiglia Russo

Tiziana Russo, la sorella di Marta, ha pubblicato il libro Marta Russo, mia sorella, edito da Log (Edizioni Guerini).

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Il libro di Tiziana Russo

Tiziana ha affidato ai social un lungo messaggio sul ritrovamento dei diari segreti della sorella. "Prima che Marta morisse – scrive Tiziana –, avevo sempre guardato i ricordi come qualcosa che resta nel passato, dove puoi affacciarti non tanto per rivivere le cose, ma per sapere di averle vissute. Poi un giorno ho ritrovato i suoi diari".

Sembra strano, ma chi vive un lutto lo sa benissimo: si tende a rimandare sempre il momento del confronto con ciò che resta di una persona. Oggetti, libri, peluche, cartoline – cose alle quali normalmente non assegni un significato – iniziano a inseguirti nel tempo, a spuntare dal nulla, obbligandoti a fare i conti con la realtà. Ma questi oggetti non parlano. Non hanno voce. Per quanto tu possa impegnarti, sembrano essersi spenti con la persona che non c'è più.

I diari di Marta sono nove, scritti tra il 1985 e il 1996. In totale sono settecento pagine che – racconta Tiziana – "mi hanno messo di fronte a un'esperienza unica, perché quando ho iniziato a leggerli, in realtà ho iniziato ad ascoltarla di nuovo".

A volte mi sono tirata indietro, altre correvo a casa per potermi rifugiare tra quelle pagine e passare un po' di tempo con lei. Alla fine, mi sono resa conto che potevo fare qualcosa di straordinario per lei, restituire al mondo un racconto della sua vita e non più solo quello della sua morte. Non potevo farlo da sola e ho cercato le persone giuste, quelle che hanno realizzato questo documentario. Quella che vedrete è la nostra vera storia.

Sospendendo qualsiasi giudizio morale sulla vicenda e ispirandosi nell'impostazione (a metà tra lo storytelling dei fatti, la drammatizzazione e l'inchiesta giornalistica) a true crime vecchi e nuovi quali #Making a Murderer, #Omicidio tra i mormoni e #SanPa - Luci e tenebre di San Patrignano, Marta - Il delitto della Sapienza sarà trasmesso giovedì 21 ottobre in prima serata su Rai2 e in streaming su RaiPlay.

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