Rogue One: A Star Wars Story, la recensione del primo spin-off della saga

Autore: Antonio David Alberto ,

Dopo l'ottimo successo di pubblico ottenuto da Star Wars: Il risveglio della Forza, Lucasfilm opta per il primo spin-off dell'universo della saga: Rogue One. Un'operazione insolita per Star Wars ma che si prospetta entusiasmante. Come sarà andato questo esperimento?

L'era dell'Impero

Sono tempi duri per la galassia. La Repubblica, un tempo garante della pace, è stata trasformata nel primo Impero galattico dal suo cancelliere, ora Imperatore, Palpatine. In tutto questo, il giogo tirannico della nuova superpotenza bellica si è espanso fino agli angoli più remoti della galassia. Galen Erso, scienziato al lavoro sui cristalli kyber, quelli usati per le spade laser, si è dato alla macchia con la figlia Jyn e la moglie Lyra. Krennic, ex collega e supervisore di un progetto top secret dell'Impero, riesce a separare la famiglia, uccidendo Lyra e obbligando Galen a seguirlo. Anni dopo, la piccola Jyn è cresciuta e si ritrova invischiata nella lotta tra Ribellione e Impero, arrivando così a capire che la sopravvivenza della speranza e della libertà della galassia dipendono da lei e da un piccolo sparuto gruppo di Ribelli destinati a cambiare la storia dell'universo di Star Wars.

Disney/Lucasfilm
Immagine del direttore Krennic
Krennic è il supervisore a capo del progetto della Morte Nera

Le atmosfere di Lucas

Su Rogue One si può dire tutto, tranne una cosa: che non abbia accontentato tutti i fan. Forum, critica e pubblico concordano, anche dopo l'uscita de Gli Ultimi Jedi e Solo, che questo sia il film più fedele allo spirito della trilogia originale di Lucas. Certo, molti diranno che è dovuto al fatto che ci siano Impero e Ribellione e così sono bravi tutti. Invece non è per quello. Rogue One segue un unico filo conduttore che si dipana per tutta la trilogia classica: la speranza. Perché contro l'Impero, macchina militare opprimente e onnipotente, l'unica cosa che rimane è sperare. Ed è la speranza a far attaccare la Morte Nera con dei piccoli caccia. La speranza fa inviare i Ribelli sulla luna boscosa di Endor per disattivare uno scudo deflettore che potrà portare all'attacco alla seconda Morte Nera. Ed è la speranza che muove Jyn Erso e la sua squadra fino all'estremo sacrificio, pur di conquistare i piani di un'arma che potrebbe portare morte e distruzione nella galassia. E non è un caso, infatti, che il film si chiuda proprio con la parola "speranza".

Disney/Lucasfilm
Immagine di Tarkin
L'incredibile ricostruzione in CGI di Tarkin

In ogni caso, a essere onesti, Rogue One non è un film esente da critiche o da difetti. A una seconda parte incredibile ed esagitata fa da contraltare un inizio molto pesante. I primi quaranta minuti scorrono via in modo difficile. Forse la necessità di costruire un background in tempi brevi ha penalizzato il film che, però, si risolleva molto bene nell'ultima ora, con la battaglia sopra Scarif e l'attacco dei ribelli alla stazione dei piani della Morte Nera. L'attacco di Scarif è sicuramente uno dei momenti più emozionanti dell'intera saga e il sacrificio finale di Jyn Erso e Cassian Andor, completamente a sorpresa, riesce a trasmettere quella sensazione di disperazione e amore che pervade continuamente le azioni della Ribellione. Un film di guerra in un universo allo sbando, diviso e impaurito. Rogue One riesce lì, nei sentimenti, dove altri film della saga hanno fallito. 

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Ma, infine, il punto più positivo di questo Rogue One è stato il coraggio di osare. Dopo un film, Il risveglio della Forza, che andava sul sicuro ricalcando un po' Episodio IV, la pellicola di Gareth Edwards decide di stupire. Niente Jedi, niente eroi classici a salvare la situazione. A vincere l'Impero, a imporgli la prima delle numerose e cocenti sconfitte, c'è una ragazza comune che decide di fare la cosa giusta. L'evoluzione di Jyn è la cosa più bella del film: da cittadina disinteressata della galassia a eroina di una Ribellione un po' intimorita che, grazie all'estremo sacrificio, troverà lo slancio per vincere la guerra.

A sollevare qualche critica, invece, è stato quello che molti hanno definito fan service ma che, a mio avviso, si lega benissimo alla storia. Il primo fattore di critica è il ritorno in CGI di Peter Cushing. Per molti, si è trattata di una mossa un po' strana da parte di Lucasfilm, invece è perfettamente coerente con il film successivo, Episodio IV. In questa pellicola si riesce a capire come mai sia proprio Tarkin a sovrintendere alle operazioni della Morte Nera e il perché un personaggio come Krennic, ovviamente per un fattore di retcon, non sia alla guida della stazione imperiale. 

Il secondo fattore di critica, invece, è Darth Vader. Qui, al contrario di Tarkin, si può aprire un po' un dibattito. Perché sì, da un lato, la scena finale in cui Vader fa a pezzi dei poveri soldati Ribelli può facilmente ricondursi all'inseguimento iniziale di Episodio IV; dall'altro lato, invece, la fuga rocambolesca di Leia mette un po' in croce il dialogo tra la principessa di Alderaan e Vader sempre in Episodio IV. Non so se ricordate, ma Leia si giustifica come "astronave consolare in missione diplomatica". Sì, certo. Ma in Rogue One si vede chiaramente lei che fugge da staccandosi da una nave ribelle in un conflitto totale contro l'Impero. Questa parte, forse, è davvero troppo forzata e qui il fan service forse è stato un po' troppo esagerato.

Un universo in continua espansione

Disney/Lucasfilm
Immagine di Star Wars Catalyst
Catalyst è un romanzo prequel di Rogue One

Rogue One, comunque, rappresenta la volontà, da parte della nuova Lucasfilm targata Disney, di ricostruire un nuovo universo espanso, prendendo sì qualcosa dal vecchio universo Legends, ma aprendo a nuove storie. Non è un caso, infatti, che la storia dei piani della Morte Nera fosse già stata raccontata in vari videogame, tra cui Dark Forces e Lethal Alliances. Eppure, Lucasfilm decide nuovamente di mettere da parte tutto per trovare una nuova storia e, in questo caso, la scelta ha pagato. Ma non solo, Rogue One ha avuto un successo così forte che Lucasfilm ha deciso di mettere in cantiere una serie TV per il prossimo servizio di streaming Disney, Disney+. Curiosa, anche, la genesi di Rogue One, con l'idea, concepita già dieci anni prima del film, avuta da John Knoll, supervisore degli effetti speciali della trilogia classica.

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Inoltre, in Rogue One ci sono continui rimandi al resto del nuovo universo canonico che permettono ai fan di capire che quello che leggono, vedono e giocano è perfettamente collegato, coeso, coerente. Alcuni esempi? Saw Gerrera, già apparso più volte nella serie animata The Clone Wars e poi in Rebels. Oppure la nave Spettro, sempre apparsa in Rebels, o il piccolo astrodroide Chopper, che appare in una scena su Yavin 4. E se si è rimasti incuriositi dal rapporto, appena abbozzato, tra Krennic e Galen Erso c'è Catalyst, romanzo prequel di Rogue One. Insomma, nulla è lasciato al caso. Ogni personaggio, ogni azione, ogni conseguenza appare pensato e progettato da un'unica persona. E questo è un po' quello che mancava alla gestione di George Lucas.

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Commento

cpop.it

80

Rogue One riesce dove aveva fallito Il risveglio della Forza: restituire le atmosfere e le sensazioni della trilogia classica di George Lucas. Indubbiamente il miglior film del nuovo corso.

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