Space Jam: 10 curiosità sul film cult coi Looney Tunes e Michael Jordan

Autore: Alessio Zuccari ,

Quando nel 1996 Warner Bros. portò nei cinema Space Jam forse non si aspettava che sarebbe andato a riscuotere l'incredibile successo che di fatto ottenne. Certo, c'è da dire che il protagonista indiscusso del film, il campione di basket Michael Jordan, era probabilmente lo sportivo più sulla cresta dell'onda e un vero e proprio divo dell'epoca, nonostante il film sia stato ambientato nel periodo del primo ritiro del giocatore che durò fino al 1995.

D'altronde anche Netflix con la sua recente serie documentarista The Last Dance ha approfonditamente trasposto su schermo quella che era la portata del fenomeno Jordan, sospeso nel mezzo tra gli indiscutibili meriti sportivi e l'importanza che questi assunsero nella pop culture.

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Dietro la macchina da presa di Space Jam venne scelto Joe Pytka, un regista di lungo corso nel mondo degli spot pubblicitari e televisivi, che lavorò con tecnica mista nel mescolare l'animazione e il live action in un incrocio sullo stile di Chi ha incastrato Roger Rabbit, il capolavoro di Robert Zemeckis che fonde assieme l'interazione tra umani in carne e ossa e personaggi animati. Sul campo da gioco di Space Jam invece Michael Jordan incrocia i celebri Looney Tunes assieme ad altri giocatori della NBA e alcune celebrità del mondo dello spettacolo e del cinema come Bill Murray, nei panni di sé stesso.

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A distanza di quindici anni dall'uscita del primo capitolo, è inoltre previsto che il sequel del film chiamato Space Jam 2: A New Legacy, diretto da Malcolm D. Lee, venga ad approdare nelle sale nel corso del 2021, contando nelle proprie fila ancora una volta un grandissimo campione del basket come Lebron James e che vede il ritorno dell'immancabile Bugs Bunny.

In attesa di avvicinarsi ad ampie falcate a un nuovo film che si carica sulle spalle un'enorme eredità che sarà difficile, ma non impossibile, andare a onorare, riscopriamo assieme alcune curiosità che si celano dietro la pellicola sportiva di più grande successo dell'intera storia del cinema.

1) L'origine di Space Jam grazie a uno spot pubblicitario

Il nome di Michael Jordan è legato molto stretto a quello dell'azienda sportiva Nike (basti pensare alla linea di scarpe Air Jordan), alla quale il cestista garantì con i suoi incredibili successi sul campo un ritorno di immagine senza precedenti. Proprio Nike nel 1993 girò uno spot con il giocatore e con la presenza di Bugs Bunny che molto rapidamente diventò una delle pubblicità più note degli Stati Uniti.

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La cosa colpì in modo particolare quelli che divennero poi i produttori della reunion in un lungometraggio di Jordan e del personaggio dei Looney Tunes, con il fondamentale benestare di Ivan Reitman (il creatore dei mitici #Ghostbusters) che fu una figura chiave dietro la realizzazione di Space Jam.

2) Il campetto personale di Michael Jordan

Come già menzionato in precedenza, Space Jam è ambientato durante il periodo in cui il campione NBA era alle prese con il suo primo ritiro dal mondo del basket, durato circa un anno e mezzo tra il 1993 e il 1995. Però di Michael Jordan era ben nota l'ossessiva attenzione prestata agli allenamenti e alla rigida etica della professionalità che gli permise di ottenere in carriera numerosi successi.

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Per questo la Warner Bros. decise di cullare il più possibile il suo pupillo nonché astro del futuro film della casa di produzione, arrivando a costruire al giocatore un'intera area fornita di un campetto privato dove il campione poteva allenarsi una volta terminato il ciclo di girato della giornata.

Questo divenne un luogo di ritrovo per moltissime star cinematografiche e non, dove Jordan, sempre guidato dalla sua estrema competitività, non mancava di certo di lanciare sfide e provocare i proprio colleghi che andavano a fargli visita.

3) La presenza di Bill Murray nel film

Abbiamo già ricordato come Bill Murray, uno degli attori più strambi e sregolati di tutto il palcoscenico hollywoodiano, vada a vestire in Space Jam i panni di sé stesso. Una scelta non totalmente casuale quella di andare ad affidare al performer il ruolo di un personaggio che nonostante l'età e la scarsa condizione atletica sogna ancora di poter vestire la tuta di un giocatore della NBA.

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Infatti Murray fu il protagonista negli anni '90 di una serie di spot pubblicitari in cui impersona proprio un personaggio estremamente simile, che testardo e ostinato tenta a tutti i costi di entrare a far parte dell'Olimpo del basket mondiale, senza ovviamente riuscirci. Una piccola rivincita per il caro vecchio Bill, a modo suo.

4) Per Joe Pytka fu il secondo e ultimo film

Come già in precedenza scritto, quando Joe Pytka fu scelto per dirigere il film il regista era per lo più noto nel mondo degli spot pubblicitari e dei videoclip musicali. Tra i suoi lavori si ricordano nello specifico i girati commerciali per la Pepsi, in particolare uno del 1989 con protagonista Madonna, mentre tra i video musicali sono da annoverare "The Way You Make Me Feel" e "Dirty Diana" diretti per Michael Jackson.

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Il salto nel mondo dei lungometraggi avvenne con Let It Ride (Felice e vincente) del 1989, il cui ritorno economico al botteghino fu talmente esiguo (circa 5 milioni di dollari) da risultare praticamente irrisorio. Dopo aver segnato un incredibile successo con Space Jam sette anni dopo, Pytka decise di abbandonare nuovamente il mondo del cinema per tornare a dedicarsi a quello della pubblicità.

5) Il successo della colonna sonora

Un'altra grande pietra miliare che fu incastonata con Space Jam fu quella della colonna sonora del film, un vero e proprio tassello fondamentale della pellicola che al di là degli incassi del lavoro di Pytka andò a vendere moltissimo da sé, raggiungendo il numero 2 nella Billboard statunitense del 1996 e conquistando nel corso del tempo ben sei dischi di platino.

La ragione fu in particolar modo la presenza nella soundtrack di "I believe I can fly" dell'artista R&B R. Kelly, canzone composta appositamente per Space Jam e in seguito inserita nell'album R. del 1998, in grado di far ottenere al cantante il riconoscimento personale di 3 Grammy Awards.

6) Le altre star del basket nel film

Seppur non ci sia alcun dubbio sul quale sia il reale protagonista di Space Jam, all'interno del film sono presenti altre star del mondo del basket che vanno a prestare le proprie sembianze e i propri talenti sportivi che sono "rubati" dai Nerdlucks, gli alieni del mondo dell'animazione che una volta trafugate le abilità dei giocatori si trasformano nei malvagi Monstars.

Ma chi erano questi colleghi-avversari di MJ? Ebbene, i nomi sono quelli di Charles Barkley, Larry Johnson, Muggsy Bogues, Patrick Ewing e Shawn Bradley, nessuno dei quali ha mai conseguito un titolo del campionato NBA mentre Jordan ne ha collezionati complessivamente sei con la maglia dei leggendari Chicago Bulls.

7) Un nuovo Looney Tunes

Warner Bros.
Il personaggio di Lola Bunny

In quanto parte essenziale di Space Jam, ai Looney Tunes viene dedicato diverso spazio nel corso del film, con scorci lanciati anche sul loro mondo fantastico e animato. In occasione della realizzazione del film vennero tirati fuori dal cassetto moltissimi personaggi storici e in particolare ne venne aggiunto anche uno nuovo che andò a prendere le sembianze di Lola Bunny, sostanzialmente una controparte femminile altrettanto sfrontata di Bugs Bunny e pronta ad assumersi i propri rischi e responsabilità nel corso del film.

8) Space Jam ebbe un sito web dedicato

SpaceJam.com
L'homepage del sito di Space Jam

A leggerlo oggi sembra quasi una cosa da poco se non addirittura dovuta nel processo di promozione di un prodotto, ma il mondo del web nel 1996 dobbiamo immaginarlo estremamente differente da quello che conosciamo adesso. Internet era agli inizi e perciò non era affatto scontato che un film avesse uno spazio dedicato in rete.

Fu Don Buckley, uno dei responsabili del marketing della Warner Bros., ad assumere un team che si occupasse di creare uno spazio totalmente interattivo dove poter racchiudere contenuti esclusivi da poter consegnare ai fan, come foto, cartoline e brevissimi video di Michael Jordan e del suo spazio per l'allenamento.

Il processo di creazione di questo angolo del web è ricordato da un interessante articolo di Rolling Stone, ma la cosa ancora più entusiasmante è che è ancora possibile trovare online il sito a questo indirizzo.

9) Il ritorno al botteghino che non fu scontato

Warner Bros.
Una scena di Space Jam con Michael Jordan

Oggi ricordiamo Space Jam appunto come un successo cinematografico indiscutibile e che nel corso del tempo ha saputo radicarsi a fondo nell'immaginario pop. C'è però da considerare che il film non ebbe subito un ottimo responso da parte soprattutto della critica, che lo stroncò duramente tacciandolo nella maggior parte dei casi di essere un mero esercizio commerciale pronto a sfruttare la fama dei propri protagonisti. Nel primo weekend in America il film però aprì con circa 27 milioni di dollari di incasso, andando a conquistare in tutti gli Stati Uniti un botteghino totale di circa 90 milioni.

L'esplosione vera e propria però avvenne con l'aiuto del mercato estero e soprattutto del pubblico più giovane, con il quale Space Jam portò a casa alla fine della fiera un ammontare complessivo di ben 230.418.342 di dollari, facendo segnare al film il record di film sportivo più redditizio dell'intera storia del cinema.

10) Le critiche del padre dei Looney Tunes

Warner Bros.
Una scena del film Space Jam

Se Space Jam non ottenne particolare calore da parte della critica dell'epoca, c'è da dire che nemmeno il padre dei Looney Tunes abbia amato moltissimo l'operazione che fu portata sui grandi schermi dalla Warner Bros. L'animatore e filmmaker Chuck Jones riferì infatti in un'intervista del come il materiale che fu utilizzato e plasmato nel film fosse estremamente distante dai contenuti originali dei Looney Tunes, arrivando a definire il film come terribile e mostrando tutto il proprio scetticismo sull'utilizzo fatto dei personaggi ai quali aveva donato per molto tempo le animazioni: "I can tell you, with the utmost confidence, Porky Pig would never say 'I think I wet myself.".

Crediti:

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