Cosa ci insegna Boris? La morale della fuori serie italiana

Autore: Francesca Musolino ,

Era il lontano aprile del 2007 quando sul piccolo schermo andava in onda per la prima volta Boris, la fuori serie italiana che ha rivoluzionato il modo di fare televisione. Un contenuto che ha fatto dell'ironia il suo punto di forza per raccontare la realtà odierna senza peli sulla lingua, ma allo stesso tempo con una rappresentazione frivola e mai volgare per introdurre la tematica con i guanti di velluto. 

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Per questi motivi, dopo la conclusione di Boris, tra i fan è iniziato un tam tam mediatico per chiedere a gran voce un suo proseguimento. A tale proposito c'è stata anche una petizione per far tornare Boris che è stata supportata e condivisa dagli stessi attori. E finalmente dopo ben dodici anni, Boris 4 è realtà. Una nuova stagione infatti è disponibile dal 26 ottobre 2022 su Disney Plus, piattaforma dove i nostalgici possono intanto rivedere i vecchi episodi e l'omonimo film. Oppure chi ha poco tempo per recuperarli, può intanto leggere il nostro riassunto di Boris.

La verità che racconta Boris

Nel corso delle stagioni Boris affronta diversi argomenti, che se un decennio fa erano poco noti o quasi tabù, nei tempi attuali sono - purtroppo - ormai all'ordine del giorno.

Il primo tra tutti riguarda proprio la corruzione che c'è nel mondo dello spettacolo e che viene ben evidenziata sul set de Gli occhi del cuore: in sintesi tutti o quasi quelli che vi lavorano, sono raccomandati o hanno una protezione politica. Nella nostra realtà invece non è frutto della fantasia di tre scapestrati sceneggiatori di una fiction, ma è un'amara verità che vediamo quotidianamente semplicemente facendo zapping in TV.

I programmi di qualità si contano ormai sulla punta delle dita, i conduttori da tempo immemore sono sempre gli stessi e gestiscono più programmi perché dal loro posto non li schioda nessuno e i contenuti scadenti - proprio come lo è Gli occhi del cuore - hanno preso il sopravvento su tutto il resto. Perché è quello che lo spettatore medio vuole vedere, proprio come sostiene la rete televisiva che esiste in Boris. 

A noi la qualità c'ha rotto er cazzo

In un'epoca in cui l'apparenza conta più della sostanza, il panorama televisivo e quello virtuale sono incentrati sui cosiddetti contenuti spazzatura perché sono quelli che attirano di più la massa. Fosse anche solo per criticarli, ma dimostrando comunque il proprio interesse verso un determinato titolo. Per quanto questa affermazione sia abbastanza discutibile in base al tipo di prospettiva a cui viene applicata, si può ritenere che lo spettatore è come il cliente e ha sempre ragione. Quindi anziché scervellarsi alla ricerca di prodotti originali, innovativi e soprattutto di qualità, si continua a vendere ciò che il pubblico chiede perché alla fine quello che conta è soltanto il profitto.

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C'è sempre meno tendenza a essere come il René Ferretti della situazione, che nonostante i pochi mezzi a disposizione e una troupe di scarsa professionalità, negli anni ha provato in tutti i modi a realizzare qualcosa di diverso per rompere i soliti schemi imposti dalla rete. Ma alla fine viene obbligato proprio da quest'ultima a rimanere con i piedi per terra e a continuare a produrre titoli spazzatura. Perché una formula vincente, per quanto datata, non si cambia.

Il politicamente corretto

Nell'ottica di accontentare sempre lo spettatore medio che occupa la percentuale più alta dell'audience, le reti televisive arrivano ad avere un "eccesso di zelo" se così si può definire. Questo perché da quando ha iniziato a prendere sempre più piede il fenomeno del politicamente corretto si arriva a censurare, limitare, modificare e rimuovere non solo le effettive fonti di discriminazione ma anche quelle presunte, che spesso e volentieri non si dimostrano poi essere tali. C'è sempre questa sorta di prevenzione per cui bisogna andarci cauti in modo da non urtare la sensibilità di nessuno ed evitare polveroni che vanno a danneggiare chi pubblica determinati contenuti.

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In quanto a conti fatti il vero motivo per cui si cerca di rispettare chiunque, non è affatto per un discorso etico ma soltanto economico. Bisogna fare attenzione a non urtare nello specifico la sensibilità di quella percentuale di spettatori medi, che permette ancora ai contenuti spazzatura di esistere. Ma che allo stesso tempo con le sue continue polemiche, mantiene alta l'attenzione su quegli stessi contenuti, dando così origine a un circolo infinito che porta sempre introiti dalla stessa parte, a discapito di tutto il resto.

Le discriminazioni

La serie di Boris inizia con Alessandro, un ragazzo che si presenta sul set de Gli occhi del cuore per cominciare il suo primo giorno da stagista. Purtroppo per lui nessuno lo prende davvero in considerazione e viene da subito ingaggiato come tuttofare della troupe. Già dall'inizio quindi Boris ci proietta in quel tipo di ambiente dove se "non sei nessuno" fai poca strada.

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Ma in questo caso il mancato stage di Alessandro vuole evidenziare anche altre situazioni delicate, in cui molte persone spesso si ritrovano loro malgrado. Il giovane stagista ha studiato, ha cambiato città e ha fatto dei colloqui per poter essere su quel set dove vuole imparare a diventare regista. Mentre invece si trova costretto a preparare caffè per tutti e a correre da una parte all'altra degli studi per soddisfare le assurde richieste di chiunque. 

Allo stesso tempo però Alessandro deve assistere a un desolante scenario che mette in contrapposizione tutti i suoi sacrifici. Ci sono i personaggi come Corinna che non sa recitare ma che è comunque la protagonista di una fiction. Altri come Duccio che passa metà della giornata a dormire e l'altra metà a drogarsi, eppure è il direttore della fotografia. E altri ancora come gli sceneggiatori, che trascorrono tutto il tempo a divertirsi e nei ritagli di tempo buttano giù un paio di righe, giusto per giustificare il loro stipendio.

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Perché la cosa forse più triste in mezzo a tutto questo, è che nel mondo dello spettacolo ci sono persone pagate per non fare assolutamente nulla. Mentre chi come Alessandro si fa davvero in quattro pur di poter lavorare, non riceve un adeguato compenso per il suo impegno. E non solo a livello economico, ma anche come gratificazione a livello personale e professionale.

Lo spettatore medio 

Se fossimo in un ambiente scolastico, per spiegare la particolarità dell'utente medio si potrebbe attingere alla classica definizione usata degli insegnanti: "è bravo ma non si applica". Ciò significa che le capacità in fondo ci sono, ma quello che manca è la voglia e l'interesse di andare oltre i propri limiti. Questo è ciò che avviene non solo per il mondo della televisione, ma anche in tutto l'ambiente mediatico e letterario. Contesti dove il sistema ha fatto leva su questa forma d'ignoranza dell'utenza e ha eseguito un vero e proprio lavaggio del cervello in modo subliminale.

Un classico esempio è quello che avviene attraverso i post pubblicati sui social: soltanto una bassa percentuale d'internauti apre l'articolo per leggerlo, mentre la maggior parte si ferma a quanto scritto nel titolo, che a volte si rivela essere un clickbait. Ovvero una frase provocatoria e non corrispondente esattamente al vero, al solo scopo di ottenere visibilità e reazioni da parte degli utenti. Ma il problema resta il medesimo anche con titoli onesti, perché in una breve frase a caratteri limitati chiaramente non si può raccontare per intero il contenuto della notizia; e di conseguenza l'informazione che il lettore riceve è sempre parziale.

Eppure l'utente medio non ha tempo o voglia di approfondire ma interagisce comunque senza cognizione di causa, dato che in casi del genere non conosce veramente l'argomento che sta commentando. E questo porta alla creazione dei "nuovi mostri" della società. Coloro che come Corinna in Boris, per riportare una delle migliori battute della serie, arrivano a definire un personaggio come Madre Teresa di Calcutta "una tipa piena di misteri" soltanto perché non sanno nemmeno chi sia veramente.

La morale di Boris

Queste sono soltanto alcune delle considerazioni su cui Boris porta a ragionare e solo alcuni dei temi che la serie tratta. Sarebbe molto riduttivo e quasi denigrante voler racchiudere in un breve articolo, la varietà degli infiniti spunti di riflessione che vengono offerti in ogni singolo episodio. Il consiglio per chi non lo ha ancora fatto, è quello di guardare direttamente Boris e trarre personalmente le proprie conclusioni oppure di rivedere la serie con un occhio più critico. E questo non vuole essere uno dei sopracitati messaggi subliminali per spingere le persone verso una determinata direzione prestabilita. Ma è soltanto un invito disinteressato che suggerisce, a chi vuole davvero provare a fare la differenza come Ferretti, di essere un po' "meno italiano" come direbbe Stanis e imparare a guardare le cose attraverso gli occhi del cuore.

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