Leatherface, il mito di Faccia di Cuoio nella storia del cinema

Autore: Maico Morellini ,

Tra il 1947 e il 1957 sei persone scomparvero tra le città di La Crosse e Plainfield, nel Wiscounsin. Ed Gein, un uomo dalla storia personale tanto misera quanto terribile, venne riconosciuto colpevole di due omicidi legati a queste sparizioni, due delitti perpetrati ai danni di altrettante donne residenti a Plainfield.

Cannibalismo, necrofilia, vestiti fatti con pelle umana e pezzi di arredamento decorati con pezzi di cadavere trafugati dai cimiteri: il termine serial killer non era ancora stato coniato ma se fosse stato disponibile, Ed Gein sarebbe di certo rientrato nella categoria come Ted Bundy o Edmund Kemper.

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La storia macabra di Gein catalizzò a suo modo la creatività di diversi scrittori e registi tanto da spingerli a creare personaggi terribili e spietati: non restò immune dal fascino del male anche il compianto Tobe Hooper e fu proprio Ed Gein a ispirare la sua creazione più famosa.

Era nato Leatherface. Era nato Faccia di Cuoio.

La nascita del mito

Se è vero che ogni saga ha un inizio, è altrettanto vero che questo vale anche per gli incubi peggiori e l'incubo chiamato Faccia di Cuoio conferma questa regola. Nel 1974 uscì nelle sale americane un film dall'inquietante titolo The Texas Chain Saw Massacre (trasformato in italiano in Non Aprite Quella Porta) con questo incipit:

Il film che state per vedere è un resoconto della tragedia che è capitata a cinque giovani, in particolare a Sally Hardesty e a suo fratello invalido Franklin; il fatto che fossero giovani rende tutto molto più tragico…

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La pellicola, la cui struttura ha anticipato i mockumentary che ormai infestano da qualche decennio le sale cinematografiche, raccontava la storia di cinque sfortunati giovani caduti vittima di una micidiale famiglia di cannibali durante un viaggio attraverso il Texas.

Vortex Inc./Cannon Films
Faccia di Cuoio insieme ai suoi terribili famigliari
La famiglia Sawyer di Non Aprite Quella Porta

L'entrata in scena di un uomo enorme con una maschera fatta di pelle umana, con un camice da macellaio e armato di motosega era ed è uno dei crocevia fondamentali nel cinema horror/slasher di tutti i tempi: Faccia di Cuoio (interpretato nel 1974 da un monolitico Gunnar Hansen) si presentava accompagnato dallo scoppiettare di una letale sega a motore.

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Vortex Inc./Cannon Films
Faccia di Cuoio e la sua inseparabile motosega
La folle corsa di Faccia di Cuoio

Se dovessimo decidere in che quale momento venne istituzionalizzata al cinema l'idea di una America oscura, di zone lontane dalla civiltà in cui prosperano nuclei famigliari composti da pervertiti incestuosi e cannibali pronti a massacrare chiunque gli passi a tiro, se dovessimo proprio farlo, quel momento sarebbe di certo il 1974.

La consacrazione dell'orrore

Nel 1986, dodici anni dopo, sempre Tobe Hooper aggiunse un capitolo a quello che, nel frattempo, era diventato un film culto: uscì nella sale Non Aprite Quella Porta – Parte 2 (The Texas Chain Saw Massacre 2).

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Cannon Films
La sinistra famiglia di Faccia di Cuoio
I letali compagni di Faccia di Cuoio

Faccia di Cuoio non era morto (anche se nella versione italiana del film un rassicurante titolo di coda garantiva che la famiglia Sawyer fosse stata arrestata e condannata per i suoi crimini) e anzi, insieme ai terribili fratelli continuava a spargere morte nelle più disparate province del Texas.

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Hooper propose al pubblico un sequel dai toni decisamente diversi del precedente capitolo: più ironico, più sanguinoso, con un maggiore utilizzo di effetti speciali (il mago Tom Savini fu coinvolto nel progetto) e meno incentrato sul puro terrore.

Cannon Films
Chop Top Sawyer è interpretato da Bill Moseley
Bill Moseley nel ruolo di Chop Top Sawyer

Nei dodici anni trascorsi dall'uscita del primo Non Aprite Quella Porta il cinema horror aveva visto sorgere altri astri della morte: Freddy Krueger, Jason Voorhees, Michael Myers e i deformi mostri de Le Colline Hanno gli Occhi di Wes Craven.

Forse Hooper cercò nell'ironia e nel sangue un modo per rendere più speciale Faccia di Cuoio? Quale che fosse il suo intento, con il sequel del 1986 spinse il letale macellaio armato di motosega verso un nuovo, importante passo.

Sequel, prequel, reboot e remake: nasce il franchise

Dal 1990 al 2013 cinque registi diversi (Tobe Hooper escluso, si ritaglierà solo eventuali ruoli da produttore) raccolsero la maschera di Faccia di Cuoio e girarono altrettanti film creando, di fatto, un ecosistema caotico nella continuità narrativa che fino a quel momento Hooper aveva comunque garantito.

Ma Faccia di Cuoio ha davvero bisogno di una solidità narrativa a cui fare riferimento? La risposta è no. L'icona horror rappresentata dalla motosega, dalle maschere di pelle umana e dal camice da macellaio sono sufficienti a scatenare l'immaginazione di un pubblico che di fatto adora Faccia di Cuoio.

L'impianto di tutte le pellicole successive (tra cui le più interessanti sono Non Aprite Quella Porta di Marcus Nispel con Jessica Biel, primo remake del 2003 e il prequel di quest'ultimo Non Aprite Quella Porta – L'Inizio di Jonathan Liebesman) è sempre più o meno lo stesso: giovani ragazzi hanno la sfortuna di incontrare la famiglia Sawyer (o Hewitt o Slaughter) e finiscono con l'essere massacrati uno alla volta. Faccia di Cuoio, in un modo o nell'altro riesce sempre a sopravvivere.

L'ultimo capito filmico - che in verità è un prequel - si intitola, semplicemente, Leatherface.

Poco importa il posizionamento temporale di un film rispetto all'altro tanto che alcuni incastri creeranno piccoli cortocircuiti. C'è un unico comune denominatore forte abbastanza da cancellare qualunque imprecisione: Faccia di Cuoio. A dimostrare che la potenza del franchise è tutta incarnata da un personaggio possente, terribile, iconico e funzionale.

Millennium Films
Faccia di Cuoio è interpretato da Andrew Bryniarski
Andrew Bryniarski interpreta Faccia di Cuoio nel 2006

Negli anni, dalle costole corrotte dell'uomo con la motosega, nasceranno anche storie a fumetti e un videogame.

Oltre il cinema, oltre lo schermo

Jonathan Liebesman, nel suo Non Aprite Quella Porta – L'Inizio, ha tentato di sfruttare il simbolo di Faccia di Cuoio per dire qualcosa di più: l'idea di inserire un elemento come la guerra in Vietnam tra le ambizioni di alcuni protagonisti ha il colore a tinte pastellate di una critica sociale non sviluppata ma comunque suggerita.

Scott Glosserman si è cimentato in un delizioso esperimento di meta-cinema nel suo Behind The Mask – Vita di un Serial Killer (2006) dove l'allucinato e aspirante assassino seriale Leslie Vernon deve di certo qualcosa anche a Faccia di Cuoio.

Quando l'horror diventa strumento per provare a raccontare altre cose vuol dire che il meccanismo di fondo garantisce una sua identità e una grande autonomia ed è proprio questo che Faccia di Cuoi fa: definisce un genere, lo riassume, lo nobilita con un mito decennale e garantisce la possibilità di sperimentare con il confortevole rumore di motosega in sottofondo.

Tutti i film di Faccia di Cuoio

  • Non Aprite Quella Porta (1974)
  • Non Aprite Quella Porta – Parte 2 (1986)
  • Leatherface – Non Aprite Quella Porta III (1990)
  • Non Aprite Quella Porta IV (1994)
  • Non Aprite Quella Porta (2003)
  • Non Aprite Quella Porta – L'Inizio (2006)
  • Non Aprite Quella Porta 3D (2013)
  • Leatherface (2017)

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