Quel Bravo Ragazzo, NoSpoiler incontra Herbet Ballerina e Enrico Lando

Autore: Elisa Giudici ,

È una delle uscite italiane più attese dell'autunno e riporta al cinema la premiata ditta Maccio Capatonda, Ivo Avido e Herbet Ballerina, dopo il successo del film Italiano Medio e della serie TV Mario. Quel Bravo Ragazzo però segna una nuova fase della carriera di questo gruppo affiatato di comici e attori, oltre che l'esordio da assoluto protagonista di Herbert Ballerina

NoSpoiler ha incontrato il cast del film (di cui potete già leggere anche la recensione dedicata) e ha chiesto al protagonista Herbert Ballerina e al regista Enrico Lando da dove è nata l'idea di questa esilarante commedia siciliana e antimafia. Ecco cosa ci hanno raccontato.

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Herbert, come è stato interpretare il protagonista di un lungometraggio cinematografico?

È stato molto bello, anche se per me la promozione è impegnativa perché sono di natura timido e non ho una buona dialettica in pubblico (ride). L’idea che accarezzavo da tempo era quella di cercare di fare qualcosa di diverso dal mondo Maccio, di provare a staccarmi un po' da quella esperienza, approfittando di una popolarità che sentivo crescente. 

Come hai costruito il personaggio di Leone?

HB - Il personaggio l’ho costruito cercando di essere me stesso, ho letto alcuni libri che mi hanno aiutato a calarmi nei panni dell'attore e ho puntato molto sulla sua naturale ingenuità.

Elisa Giudici
Quel Bravo Ragazzo, intervista al regista
Il regista di Quel Bravo Ragazzo Enrico Lando

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Affrontare un film a tema mafioso è stata dunque una conseguenza logica, per rilanciare e proporre qualcosa di più ambizioso?

HB - Non puntavamo a fare della satira anfimafia, questo no, ma non abbiamo perso occasione, quando possibile, di inserire qualche frecciata a riguardo. Quel Bravo Ragazzo è un film che punta molto sul pubblico giovanile e ci piaceva l'idea di sottoporre ai ragazzi, tra una battuta e l'altra, un tema così importante. 

Enrico Lando, hai già lavorato con personaggi del piccolo schermo in occasione dei 2 film sui Soliti Idioti. Come è stato lavorare con Maccio & co.?

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Mi sono trovato benissimo, sono davvero persone affabili e che si impegnano. Maccio ha molto esperienza e si muove con grande padronanza, Herbert invece è una persona con cui è davvero semplice e molto distensivo lavorare. La differenza con l'esperienza dei Soliti Idioti è la tipologia del film, che è meno improntato sulla chiave televisiva, su una lunga sequenza di gag. È un film narrativamente più tradizionale. 

Nell'ultimo decennio parlare di mafia al cinema non è certo una novità: con Quel Bravo Ragazzo cosa volete dire di nuovo sull'argomento?

HB - Il soggetto arrivato a Medusa si adattava perfettamente a una ricerca che stavamo già facendo: volevamo qualcosa che potesse farmi esprimere e questo ci è parso uno script molto forte. Abbiamo tentato di portare dentro una storia tradizionale la mia comicità, aggiungendo ad esempio la mafia social che si contende non solo droga e armi, ma anche like sui social network.

Anche questo elemento è stato pensato per coinvolgere i giovani?

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HB - Sì ci sono anche dei bambini nel film ed è un progetto che si rivolge anche a loro, usando i loro linguaggi. Purtroppo il problema dei social e degli smartphone onnipresenti nelle loro mani a mio parere sta peggiorando: mi fa impressione vedere bimbi di 3 o 4 anni con il cellulare in mano. Insomma, il mondo social non mi piace molto. 
Tornando al film, noi abbiamo puntato molto sul candore giovanile di Leone per parlare del mondo dei furbi degli adulti. Volevamo ritrarre questa visione degli innocenti che è più semplice e che con questa attitudine arriva talvolta a grandi risultati. Io per i giovani poi vado pazzo, anche perché ormai non lo sono più (ride).

Ci raccontate un aneddoto simpatico dal set?

HB - La scena del falco è rimasta con il punto interrogativo per giorni e giorni, avevamo sempre degli imprevisti per il maltempo, per dimenticanze, alla fine mi sono sentito persino male io. È stata una vera sfida!

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Qual è l'obiettivo di Quel Bravo Ragazzo?

EL - La speranza è ovviamente che la mafia scompaia del tutto ma è inutile nasconderlo, in alcune zone ti ci scontri per forza e non solo in Sicilia. Non abbiamo la presunzione di cambiare le cose per quanto riguarda la mafia, volevamo far divertire con un film onesto e non volgare, senza parolacce…è già un messaggio e un traguardo, no?

Quanto si può spingere sulla satira mafiosa: c’è un limite? Perché è spendibile cinematograficamente?

HB - Questo genere tira e tirerà sempre, vedi Gomorra o i gangster movie americani. Noi ci siamo dati dei limiti perché il nostro film vuole essere una commedia, non una denuncia. L'app raccontata nel film, iPizzo, alla fine l'abbiamo inserita ma ci abbiamo molto pensato prima di farlo. In questo e altri passaggi ci siamo dati dei limiti, data l’attualità dei temi.

EL - La mafia è un argomento popolare, ma prima del Il Padrino c'erano pochissimi lungometraggi a riguardo, non più di una trentina. Ci siamo quindi anche ispirati e riferiti direttamente alla filmografia più popolare di questo filone. Il nostro lavoro però vuole essere un film semplice e per tutti. Ci tengo a sottolineare che sui set in Sicilia i lavoranti locali erano molto entusiasti e nessuno si è tirato indietro.

Elisa Giudici
Quel Bravo Ragazzo, intervista a Herbert Ballerina
Il protagonista del film Quel Bravo Ragazzo

Da protagonista, cosa ti ha stupito di più sul set?

HB - Mi è piaciuto moltissimo rapportarmi con degli professionisti incredibili e davvero talentuosi. Con Maccio lavoriamo sui personaggi in un'atmosfera familiare e ormai rodata. Questa e stata un’esperienza forte e lavorare con grandi interpreti come Ninni Bruschetta è stato l'aspetto che mi è piaciuta di più.

Qual è stata la scena più difficile da girare?

EL - La scena della cena per scegliere il capo dei capi ci ha richiesto 2,3 giorni di lavorazione, in questa cantina polverosa e difficile da illuminare. Inoltre pioveva sempre, dovevamo arrampicarci per montare il set in questa cantina vecchissima. C'era polvere ovunque, la respiravamo e si alzava ad ogni passo, ed eravamo in tanti a lavorare sul set. La più facile invece è stata quella sul peschereccio: pensavamo sarebbe stata difficile avendo un attore straniero importante come Jordi Mollà, invece la tensione ci ha fatto dare il meglio, nonostante lo spazio limitato.

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