Non aprite quella porta si ispira alla vera storia di Ed Gein

Autore: Rosanna Donato ,

The Texas Chain Saw Massacre (Non aprite quella porta) è un film horror del 1974 diretto da Tobe Hooper e interpretato da Marilyn Burns (Sally Hardesty) e Gunnar Hansen (Faccia di Cuoio), tra i tanti.

Un mostro, uno squartatore, un uomo che di umano ebbe ben poco. Questo fu Edward Theodore "Ed" Gein, l’uomo che ispirò il personaggio di Leatherface e molti altri film della storia del cinema.

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Nacque a La Crosse nel 1906 Ed Gein, noto per aver squartato numerose vittime, anche se solo due omicidi - avvenuti nelle città del Wisconsin di La Crosse e Plainfield tra il 1947 e il 1957 - gli vennero attribuiti ufficialmente in passato.

Oltre ad aver commesso atti di necrofilia, il serial killer violò alcune bare e fu solito costruirsi vari pezzi di arredo con le parti dei corpi dei cadaveri.

The Texas Chain Saw Massacre, la vera storia

Figlio di Augusta T. Lehrke  e George P. Gein, un uomo violento, alcolizzato e spesso disoccupato, il serial killer non ebbe un’infanzia felice: la madre lo relegò in una sorta di isolamento, in quanto dovette passare le sue giornate tra la scuola e il lavoro in fattoria.

Non fu figlio unico, i suoi genitori misero al mondo il fratello maggiore Henry G. Gein. La madre di Ed, Augusta, fu una luterana e fanatica religiosa. Secondo quest’ultima, tutto il mondo - per come lo vide lei - era immorale. Inoltre, la madre trasmise ai propri figli il disprezzo per l’alcol e il fatto di considerare tutte le donne, tranne se stessa ovviamente, prostitute. Senza contare poi che, per lei, il sesso aveva senso di esistere solo per procreare. La donna, ogni pomeriggio, lesse ai propri figli la Bibbia, prediligendo i passi dell'Antico Testamento, dove si parla appunto di morte, omicidio e punizione divina. Ciò, probabilmente, ebbe un grande peso nella vita di Ed Gein.

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Durante la pubertà, il serial killer dovette far fronte alla possessività della madre, la quale lo punì vedendolo masturbarsi nel bagno. Dopo aver compiuto i 21 anni, Augusta fece promettere a lui e a suo fratello che sarebbero sempre rimasti vergini. Quando il fratello morì misteriosamente, si sospettò che la causa del suo decesso fosse legata alla suddetta promessa, da lui infranta.

Da giovane Gein venne preso di mira dai suoi compagni, quelli più prepotenti, in quanto aveva una corporatura alquanto esile ed un atteggiamento da effemminato. Venne ricordato, ancora adesso in realtà, per un suo sogghigno particolare, che mostrò spesso nel corso delle conversazioni più serie. Talvolta rise senza alcuna ragione, come a voler prendere in giro i suoi interlocutori. Nonostante la sua vita fosse decisamente poco “sociale”, il serial killer dimostrò le sue potenzialità scolastiche, soprattutto nella lettura.

Una vita costellata di tragedie

Il padre George morì nel 1940 e qualche anno più tardi, nel maggio del 1944, il fratello Henry perse la vita a causa di un incendio scoppiato nella fattoria. Trovato con un trauma alla testa, fu assodato dal perito locale che Henry morì per asfissia mentre cercò di spegnere il fuoco, anche se - seppur inizialmente - si sospettò fosse stato lo stesso Ed Gein.

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Il 29 dicembre 1945 scomparve anche Augusta, la madre, colpita da un ictus. Al suo funerale Ed pianse disperatamente. Con la sua morte, l’ispiratore di Leatherface, perse l’unico punto di riferimento. Gli psicologi criminali, infatti, affermarono che quest’ultima rappresentava "l'unico filo che ancora ne preservava la sanità mentale”.

I delitti del serial killer

Il 17 novembre 1957 Bernice Worden, commessa di una drogheria e madre del vicesceriffo della città, sparì nel nulla. Secondo alcune testimonianze, Ed Gein fu l'ultimo ad avere contatti con lei e, nel corso di un’ispezione in un capanno appartenente a lui, gli agenti scoprirono il cadavere senza testa della Worden, mutilata postmortem.

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La donna fu uccisa con una carabina calibro 22 e la sua testa venne poi trovata in un'altra stanza della casa, con due chiodi conficcati ai lati. Che volesse appenderla al muro come fosse un trofeo?

Tra le varie parti del corpo delle vittime di Gein, trovate durante l’ispezione, furono rinvenuti quattro nasi, ossa umane, teschi, teste, pelle umana usata come tappezzeria per lampade e sedie, o per i vestiti e le maschere. Ma non solo: calotte craniche trasformate in ciotole, un cuore umano, femori usati come gambe per un tavolo e una colonna vertebrale adibita a lampada.

La confessione di Ed Gein e il processo

Il serial killer, che diede vita al personaggio protagonista di The Texas Chain Saw Massacre (Non aprite quella porta), confessò di avere dissotterrato una donna di mezza età molto rassomigliante alla madre Augusta e di averne portato il cadavere a casa per poi utilizzare la sua pelle in altri modi.

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Dopo aver violato circa 18 tombe, Gein ammise di aver ucciso Mary Hogan, una donna che lavorò in una taverna e scomparve nel 1954. Senza tralasciare il fatto che in età meno matura, commise altri delitti. L’omicidio di una ragazzina scomparsa qualche decennio prima da Plainfield ne fu la conferma.

Prima dell’inizio del processo, Ed Gein fu giudicato mentalmente instabile e quindi incapace di sostenere un tale carico di stress. Per questo motivo venne portato all'Ospedale Statale Centrale di Waupun nel Wisconsin. In seguito, quando l'ospedale divenne una prigione, Gein fu trasferito all'ospedale statale Mendota a Madison.

Stando ad alcune dichiarazioni di quest’ultimo, molto probabilmente, ai suoi vicini offrì spesso carne umana da mangiare, spacciandola per quella di cervo.

Nel 1968 gli psicologi che seguirono il serial killer statunitense stabilirono che fosse pronto per sostenere il processo, anche se venne discolpato per infermità mentale e quindi riuscì a scampare alla sedia elettrica, ma passò i suoi ultimi 16 anni di vita in un manicomio criminale.

Pubblico dominio
La lapide vandalizzata di Ed Gein
La lapide vandalizzata di Edward Gein

Ed Gein morì il 26 luglio 1984 per insufficienza respiratoria in seguito ad un cancro, nell'Ospedale Statale di Mendota. La sua lapide, situata nel cimitero di Plainfield, venne presa di mira in svariate occasioni nel corso degli anni. Questo sino a quando nel 2000 non venne rubata, per poi essere ritrovata l’anno successivo vicino a Seattle. La lapide venne poi portata in un museo nella contea di Waushara, nel Wisconsin.

Dalla realtà al cinema

Il dramma nel cinema: il serial killer Ed Gein non ha ispirato solo il Faccia di cuoio di Non aprite quella porta, ma anche film come Psycho, Il silenzio degli innocenti e Deranged, oltre al personaggio di Bloody Face, presente nella seconda stagione di American Horror Story.

Ed Gein fu un uomo comune trasformatosi in mostro, ignaro che ben presto il suo modus operandi avrebbe segnato non solo il mondo reale, ma anche quello del cinema. 

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