Suzume, recensione: un capolavoro mancato

Autore: Elisa Giudici ,

James Baldwin diceva che ogni scrittore ha una sola storia da raccontare e continua a scriverla e riscriverla fino a renderla più chiara ed efficace, più precisa ed emozionante. Makoto Shinkai è esattamente questo tipo di sceneggiatore e regista.

All’età di 50 anni, è già considerato l’erede di Hayao Miyazaki nel campo dell’animazione giapponese di più alto livello artistico e cinematografico. In poco meno di 20 anni, con soli 6 lungometraggi, ha raggiunto una notorietà internazionale che rivaleggia con quella del maestro dello studio Ghibli.

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Suzume è il suo settimo film, eppure per certi aspetti è l’ennesimo tentativo di raccontare una storia identica nella sostanza e nella forma alle precedenti. Rispetto ai limitati mezzi del suo esordio cinematografico Oltre le nuvole, il luogo promessoci i passi avanti a livello tecnico e narrativi sono eccezionali. Shinkai è un autore adulto, maturo, nel pieno della sua crescita creativa.

Dopo il successo stratosferico di Your Name. e la conferma importante di Weathering with You, il sospetto è che non rimanga poi molto a Shinkai da raffinare. Sarebbe il caso di voltare pagina e aprire una porta su un nuovo capitolo della sua carriera di regista e sceneggiatore.

Non è facile però liberarsi delle proprie ossessioni, specie quando rendono particolarmente semplice fare il proprio lavoro ad alti livelli, affrontando la pressione immane di ottenere risultati straordinari a ogni nuova prova.

Suzume trasforma il trauma dello tsunami in un’avventura fantastica

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In Suzume il Giappone viene costantemente salvato da silenziosi agenti del bene: i chiudiporta. Si tratta di persone in grado di vedere una misteriosa presenza, detta il Verme, e di contrastarne efficacemente i tentativi di scatenare calamità e terremoti nell’arcipelago giapponese.

Suzume è un’adolescente che vive una tranquilla vita da liceale con la zia. Ogni mattina saluta la parente, inforca la bicicletta e va a scuola. Come in ogni film di Shinkai, un incontro fortuito con uno sconosciuto incrociato per strada le cambia la vita.

Un giovane di nome Sōta, con l’aspetto e l’equipaggiamento di un viaggiatore amante del trekking, le chiede se in città ci siano delle rovine. Suzume gliele indica. Spinta da un sentimento inspiegabile, lo segue e vede la sua prima porta da cui spunterà una propaggine del Verme.

Comincia così il lungo viaggio della protagonista attraverso il Giappone, all’inseguimento di un gattino dai poteri misteriosi che ha maledetto Sōta. La battaglia con il Verme porterà Suzume a mettere a fuoco i suoi sentimenti e i suoi rapporti familiari, diventando lo specchio di un paese che ancora fa i conti con lo strascico emotivo del grande disastro di Fukushima.

Perché Suzume non è il capolavoro che avrebbe potuto essere

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Suzume ha dentro di sé un film straordinario, che mette al centro senza mai nominarla la peggiore tragedia che ha colpito il Giappone negli ultimi 20 anni. Makoto Shinkai riesce a raccontare la ricaduta emotiva, silenziosa e difficile da superare, di quanti durante lo tsunami hanno perso una persona cara. Suzume racconta la difficoltà di dover riaggiustare la propria vita familiare, accettando cambiamenti e compromessi.

Nell’affrontare il dolore di Suzume e nel raccontare il suo meraviglioso rapporto con la madre, Shinkai racconta magnificamente il lungo processo di lutto che la protagonista non ha ancora finito di elaborare.

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Sostenuto da un’animazione di livello eccelso e da musiche atmosferiche, Suzume conferma Shinkai come uno dei registi più sensibili ed efficaci nel catturare nelle proprie storie le problematiche ambientali. Con le sue storie di stampo fantastico e fantascientifico trasfigura le ansie climatiche del presente in creature sovrannaturali, rileggendole attraverso il folklore nipponico e l’animismo shintoista.

Senza dubbio Suzume conquisterà i fan del regista e coloro che sono rimasti rapiti da Your Name. Tuttavia ci sono delle criticità innegabili che limitano la riuscita di un film le cui premesse sono davvero eccezionali. Makoto Shinkai è ormai intrappolato da ciò che ha reso grande il suo cinema. È come se la storia di questo film facesse capolino tra una serie di elementi ricorrenti a cui Shinkai non riesce a rinunciare.

A livello visivo la palette cromatica, il character design dei personaggi e i fondali naturalistici sono così simili a quelli dei film precedenti da farci sospettare di trovarci in un sequel. La ricchezza di colori e l’altissimo livello di dettaglio talvolta appesantiscono il fluire dell'animazione. Suzume raffina così tanto l’aspetto visivo da rendere qua e là ridondanti le reazioni della sua protagonista.

Suzume e Sōta più che persone a tutto tondo sono personaggi da cui sappiamo già cosa aspettarci. Non hanno mai un moto di ribellione, non manifestano un carisma spiccato. Sono completamente al servizio della storia, risultando privi di personalità, pur avendo aspirazioni, dolori e desideri a caratterizzarli.

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In avvio il film fatica a ingranare, appesantito com’è da una serie di scene a cui Shinkai non vuole rinunciare: l’incontro con lo sconosciuto, il flashback che poi verrà spiegato dalla sistemazione della linea temporale, persino la scena feticcio della coda di cavallo. Se Your Name. funzionava grazie a queste scene, Suzume ne è limitato e rallentato.

Inseguendo un registro che gli è familiare, Shinkai riduce la portata di un film che potrebbe essere straordinario, invece diventa sin troppo familiare, prevedibile. Un discorso simile si può fare anche per la presenza ossessiva delle canzoni dei Radwimps, che contribuiscono a diluire la personalità di Suzume, rendendolo a tratti indistinguibile dai film che l’hanno preceduto.

L’immagine di copertina di questo articolo è tratta da Suzume di Sony Pictures e Crunchyroll.

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Commento

cpop.it

72

Makoto Shinkai sa come scrivere e girare un ottimo film d’animazione. Suzume però è limitato dalla sua volontà di rifare costantemente lo stesso film, senza prendersi rischi eccessivi, ripetendo una formula che, per quanto efficace, è diventata sin troppo prevedibile.

Pro

  • La trasfigurazione del disastro del 2011 in un fantasy è straordinaria
  • Il livello raggiunto dall’animazione è impressionante
  • I fan di Makoto Shinkai ne saranno rapiti

Contro

  • Somiglia troppo ai film precedenti di Shinkai
  • Suzume e Sōta mancano di unicità e carisma
  • La storia è sin troppo prevedibile
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