La bella addormentata nel bosco: la recensione del classico Disney a 60 anni dall'uscita

Autore: Cristina Migliaccio ,

Disney ha creato un impero sulle fiabe e, tra i pilastri portanti, è impossibile dimenticare La bella addormentata nel bosco.

Seguendo la scia di #Biancaneve e i Sette Nani e il successo di Cenerentola, Walt Disney ha preso l’omonima fiaba di Charles Perrault e l’ha unita visivamente al Très Riches Heures du duc de Berry dei fratelli Limbourg, ottenendo il risultato che conosciamo oggi.

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Con un’impostazione grafica dalle sembianze gotiche, La bella addormentata nel bosco è una di quelle fiabe che non soltanto ripropone la figura del principe azzurro ma – a differenza dei due classici menzionati poco prima – pone in questa nobile figura una peculiarità indispensabile: il coraggio.

I principi di Biancaneve e Cenerentola saranno certamente affascinanti e nobili, ma non hanno dimostrato alcun coraggio come pegno d’amore per le loro donzelle. Il principe Filippo invece sì e lo ha fatto uccidendo Malefica, la villain, confermandosi il perfetto stereotipo di principe delle fiabe. Forse è grazie a principi come questo che Disney ha poi potuto realmente costruire personaggi maschili di un certo spessore per le successive fiabe.

La bella addormentata usciva nelle sale il 29 gennaio 1959 e, a distanza di sessant’anni, vogliamo analizzare cos’è che ci ha stregato di questa fiaba e cosa, invece, non ha convinto inizialmente il pubblico. Perché sì, al suo debutto, questo film d’animazione non convinse affatto tanto che, dopo quell’incredibile delusione, Disney ha fermato la realizzazione di altre fiabe. Ci sono voluti trent’anni prima che La bella addormentata fosse rivalutata e soprattutto trent’anni prima che si realizzasse un’altra fiaba (quella de La sirenetta).

Pro: personaggi eccentrici e una super villain

Disney
Le fate sorridono dalla balconata
Serenella, Flora e Fauna a rapporto

La fiaba della bella principessa che si punge il dito col fuso di un arcolaio, ma che anziché morire cade in un sonno profondo finché il bacio del vero amore non la ridesterà, appartiene al ciclo dei classici d’animazione Disney per un motivo. La bella addormentata ha scandito un vero e proprio target cinematografico, andando a definire lo stile che Disney aveva adottato con le precedenti fiabe. La storia del bacio del vero amore non è nulla d’originale: infatti, l’abbiamo vista anche in Biancaneve, il primissimo lungometraggio targato Disney (era il 1937) dove la giovane Bianca veniva risvegliata dal bacio del suo principe.

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Il punto in comune con Cenerentola è determinato dal fattore “sconosciuto”. Così come Cenerentola ha lasciato un alone di mistero attorno a sé, fuggendo dalle braccia del suo principe allo scoccare della mezzanotte, Aurora non aspetta che sia un orologio a farla scappare ma, in un certo senso, replica esattamente la stessa scena (seppur senza scarpetta di cristallo).

Ma allora cos’è che differenzia questa fiaba dalle altre? La caratterizzazione della storia d’amore, grosso modo, è forse più sensata delle precedenti (ma di questo ne riparleremo nei contro) ma, più che la protagonista, a convincere sono i personaggi secondari a partire dalle tre fatine: Flora, Fauna e Serenella sono tre aiutanti pasticcione che, anziché dare una mano alla giovane principessa, finiscono per rivelare a Malefica la sua esistenza. Il tutto, perché terribilmente goffe e infantili. Ma, se questi tre elementi non avessero causato la rottura dell’equilibrio, la fiaba forse si sarebbe avverata a modo suo, ma sarebbe stata un’altra storia e non quella che conosciamo oggi.

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Ma parliamo di Malefica. Questo è uno dei villain più amati di Disney, ma ci siamo mai soffermati a chiederci il perché? Prima di tutto, Malefica è una fata esattamente come Fauna, Flora e Serenella. Ma, a differenza di queste ultime, Malefica trae il suo potere dalle forze del male, soprattutto quando, al momento del battesimo della piccola Aurora, la fata malvagia non viene invitata.

All'epoca, nella cultura medievale, il battesimo di una figura nobile era un evento sociale importante e il mancato invito a corte era motivo di profonda offesa per figure magiche, come Malefica. Da qui si è scatenato il pretesto di questo personaggio, che ha deciso di punire i regnanti con la condanna a morte di Aurora. Un motivo sottinteso, non propriamente specificato da Disney, che ha fatto passare la vendetta di questo villain come un futile capriccio. Certo è che la storia dietro Maleficent è sicuramente più elaborata di questa.

Disney
Malefica e il suo fidato diletto
Malefica sul trono

La sua è una storia lasciata nel mistero ed è forse proprio questo ad aver conquistato il pubblico. Malefica è cattiva, ma con eleganza.

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Malefica di nome e di fatto, può contare su una magia forte e di classe che si manifesta nel suo portamento, nelle unghie smaltate di rosso e persino nel suo caro diletto pennuto. A mente fredda, pare che nell’universo Disney non è tanto il pretesto che conta, ma il modo in cui un personaggio sceglie di essere cattivo.

Contro: falle di sistema nella trama

Analizzato passo per passo, il copione de La bella addormentata nel bosco rappresenta in tutto e per tutto una fiaba perché, portato nel mondo reale, l’80% di quello che accade lì sarebbe inverosimile.

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In primis, la storia d’amore tra Aurora e Filippo. Predestinati al matrimonio, i due si conoscono senza titoli (e nomi). S’innamorano a prima vista, con la semplice forza di una canzone, e danzando scoprono quest’amore profondo (durato circa dieci secondi di sequenza). Quando poi Aurora ricorda le parole delle zie –  “non dar confidenza agli estranei” – scappa ma, oltre a non rivelare il suo nome, invita il gentiluomo a casa sua: “alla capanna, nel bosco” gli grida dietro, prima di scomparire tra i cespugli.

Ora, non che all’epoca esistesse Google Maps o una mappa dettagliata del perimetro forestale, ma come l’avrebbe dovuta ripescare nella fitta boscaglia? Ma soprattutto, se ci è riuscito il principe Filippo a scovare con tanta facilità una casupola nel bosco, perché non ci è riuscita Malefica in sedici anni di ricerca folle? Del resto, se qualcuno scappa, dove tende a nascondersi? Soprattutto per il periodo cronologico d’ambientazione, la scelta non è poi vasta.

Per non parlare del rapporto famigliare: Re Stefano e la sua dolce consorte non hanno la benché minima idea di come sia fatta la loro bambina. Dopo sedici anni, sono estasiati all’idea di rivederla mentre Aurora non sa neppure della loro esistenza. Quando, però, la famiglia si ricongiunge, qualcosa non va secondo la logica di questi presupposti: Aurora si getta commossa tra le braccia dei genitori, come se li avesse salutati soltanto giorni prima (e non anni, quando era soltanto una neonata, priva di ricordi…). Un lieto fine forse fin troppo fiabesco, anche per Walt Disney.

I 60 anni de La bella addormentata: è ancora attuale?

Sono trascorsi sessant’anni dall’arrivo di Aurora e Filippo sul grande schermo, ma oggi possiamo ancora guardarli con gli stessi occhi di allora? La risposta è no. Perché? Semplice, oggi il mito del principe azzurro non funziona più. Non fraintendetemi, le donne nella maggior parte dei casi continuano a volere il principe azzurro, soltanto che non lo chiamano più così.

La verità è che non ci dispiacerebbe un uomo come il principe Filippo, che sappia difendersi e combattere per la propria libertà, che ci sappia far ridere e danzare e che corra in nostro soccorso quando siamo in difficoltà. Oggi non vogliamo aver bisogno del principe azzurro, ma non c’è niente di male ad ammettere che comunque possiamo averne bisogno e, soprattutto, che possiamo averlo. Oggi non andranno in giro su un cavallo con la spada nel fodero, ma sapranno comunque destreggiarsi tra i problemi e strapparci una risata quando avremo le guance rigate di lacrime. Perché è questo che il principe azzurro di oggi deve saper fare.

Oggi dovremmo guardare ancora La bella addormentata? Certo che sì.

Le bambine di oggi non dovrebbero crescere soltanto con i nuovi film d’animazione, ma anche con le fiabe d’amore. Perché, principi o non principi, i messaggi d’amore sono sempre importanti e durante la crescita è giusto poter sognare, anche soltanto un po'. L’adulto di oggi, riguardando questo film d’animazione, ringrazierà sicuramente il bambino che è stato.

Commento

cpop.it

75

Parliamo di uno stereotipo fiabesco che Disney ha condito con una grafica dai tocchi gotici e un’incantevole supporto musicale; peccato che abbia spunti poco originali per il pubblico di oggi.

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