2:22 – Il destino è già scritto la recensione: un loop di banalità

Autore: Elisa Giudici ,

L’antesignano e più memorabile esempio di loop temporale cinematografico è quello protagonista di Ricomincio da Capo (noto anche come Il Giorno della Marmotta). Da quel film a seguire, il giorno che continua a ripetersi e da cui sembra impossibile sfuggire è diventato un grande classico della cinematografia tutta. Da The Edge of Tomorrow a Looper, passando per Source Code e Predestination, non si può notare come Hollywood abbia un debole per questo sottogenere della fantascienza, soprattutto durante il periodo estivo.

Se la formula è collaudata, una svecchiata è sempre d'obbligo e quindi ecco arrivare nei cinema l’ennesima variazione sul tema. 2:22 è il momento in cui tutto si riavvolge alla Grand Central Station di New York: dapprima solo nei sogni molto vividi del protagonista Dylan (Michiel Huisman), poi anche nella realtà. Ci vorrà però più tempo del solito all’uomo - che lavora alla torre di controllo dell’aeroporto - per capire cosa stia succedendo. Questo avviene un po' perché le ripetizioni temporali sono meno evidenti, un po’ perché il protagonista è distratto dall’incontro con Sarah (Teresa Palmer).

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Dylan e Sarah non hanno occhi che per l'altro, indifferenti allo skyline notturno di New York
Innamorarsi a New York... cadendo in un loop temporale!

Mentre Dylan approfondisce la sua conoscenza con la giovane - una mancata ballerina classica riconvertitasi gallerista - si rende conto che c’è un perpetuo ripetersi di eventi ad orari precisi del giorno: una goccia che cade, un vetro che s’infrange, una sirena, un insetto morto. Dylan ha scoperto la segreta tessitura matematica dell’universo o c’è qualcosa che lo tiene intrappolato in questo eterno ripetersi, qualcosa che avviene alle ore 2:22 alla Grand Central Station di New York?

Basta dare un’occhiata al cast e alla produzione del film per rendersi conto che non siamo di certo di fronte a un film ad alto budget e contenuto creativo. Ci sono però autentici classici della fantascienza che, approfittando proprio della una struttura paradossale e “economica” fornita dal loop temporale, hanno saputo diventare dei cult assoluti. Non è questo il caso di 2:22 - Il destino è già scritto, un film che stiracchia un paio d’idee anche apprezzabili su 99 minuti secchi. Per un lungometraggio non sono nemmeno tantissimi, ma man mano che la spiegazione del paradosso temporale diventa palese allo spettatore, la pochezza creativa del film diventa irredimibile.

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Dylan osserva una mappa stellare alla ricerca di un senso per gli strani eventi che stanno succedendogli
2:22 è la prova che il modello e l'attore sono due mestieri non sempre sovrapponibili

Per salvare questo thriller fantascientifico sarebbero serviti interpreti di razza. Il film aveva bisogno bisogno di attori nemmeno famosi, quanto capaci di dare profondità e spessore a una sceneggiatura e a dei personaggi che davvero non ne hanno. Invece 2:22 - Il destino è già scritto si affida un gruppo di bellocci senza arte né parte, che sembrano fare a gara per decidere chi è meno dotato per la recitazione. Non stonerebbe forse in televisione, ma al cinema è decisamente uno spreco di tempo, anche d’estate.

2:22 - Il destino è già scritto arriverà in sala il 29 giugno 2017.

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