American Horror Story: Cult, Evan Peters sarà Charles Manson

Autore: Chiara Poli ,

Sappiamo che il fulcro della narrazione di #American Horror Story: Cult sarà il culto delle personalità.

Abbiamo visto il primo trailer con i protagonisti, che ci ha dato preziosi indicazioni su ciò che ci aspetta.

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Ora approfondiamo ulteriormente con novità sul ruolo di #Evan Peters.

Il giovane attore statunitense interpreterà diversi personaggi.

Oltre al ruolo "originale", quello del seguace di Trump che esulta all'annuncio della sua elezione, infatti, Peters sarà Charles Manson.

#Ryan Murphy inizialmente voleva incentrare l'intera stagione su Manson ma la TV se n'è già ampiamente occupata (l'ultima serie della lista è Aquarius, con David Duchovny) perciò ha preferito "virare" su qualcosa di più originale.

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Ecco quindi l'idea delle sette, dei loro leader e delle ragioni che spingono le persone a seguirli.

Evan Peters
L'attore Evan Peters

Sullo sfondo delle presidenziali, con due protagonisti che mostrano reazioni opposte alla vittoria di Trump, e sulla coulrofobia (la paura dei clown), Murphy ha innestato il culto delle personalità.

Peters ne interpreterà alcune, a partire appunto da Manson per continuare con David Kores, Jim Jones e Andy Warhol.

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Mentre, come già sappiamo, Lena Dunham sarà Valerie Solanas, la donna che cercò di uccidere Warhol.

Ma chi sono i leader che Murphy ha riservato al talento di Evan Peters? Ricordiamolo insieme.

Charles Manson

Charles Manson
Charles Manson

Giovane sbandato, Charles Manson nasce a Cincinnati nel 1934 e ha un'infanzia problematica.

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Da delinquente minorile (piccoli furti e altri reati minori) diventa poi un protettore nella gestione della prostituzione e in seguito Charles Manson fonda una comune in cui viene venerato come un dio.

Aspirante musicista, tossicodipendente e invasato, Manson fonda "la Famiglia", una setta formata principalmente da giovani e belle ragazze che Manson costringe ad avere rapporti anche con i suoi amici e con le persone che crede possano essergli utili.

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Nella terribile estate del 1969 convince alcuni dei suoi adepti a compiere dei massacri, come quello che coinvolse Sharon Tate - incinta di otto mesi e sposata con Roman Polanski - e altre quattro persone.

Nello stesso periodo si consumano diversi altri omicidi, i cui moventi - mai provati con certezza - sarebbero da attribuire ai tentativi falliti di Manson di diventare una rockstar: nomi dello spettacolo che l'avrebbero rifiutato, o persone legate a chi si rifiutò di produrne la musica.

Manson - che perlopiù si limitava a ordinare gli omicidi e a plagiare le menti dei suoi adepti - viene condannato alla pena di morte nel 1971, insieme agli altri componenti della Famiglia.

L'anno successivo, però, la California abolisce la pena di morte e le condanne vengono commutate tutte in ergastoli.

Pena che Manson sta ancora scontando, in California.

David Koresh

David Koresh
David Koresh

Se il suo nome non vi dice nulla, non sarà lo stesso con il luogo in cui è morto: Waco, Texas.

Sì, dove Koresh venne ucciso dall'FBI, dopo un assedio durato oltre un mese e mezzo nel vano tentativo di convincere Koresh - leader della setta religiosa dei Davidiani (nata dalla Chiesa Avventista del Settimo Giorno) - ad arrendersi.

Koresh era a capo della comune di un ranch a Waco.

Affermando che Dio in persona gli aveva affidato la missione di ripopolare la Casa di Davide, Koresh intratteneva relazioni con tutte le donne del ranche - minorenni incluse - al fine di procreare.

Grazie alle informazioni di un ex membro della setta, riuscito a fuggire, l'FBI iniziò a indagare ipotizzando il reato di pedofilia e di possesso illegale di armi (cosa che risultò poi vera: quando il ranch fu espugnato dall'FBI venne trovato un vero e proprio arsenale).

All'arrivo delle forze dell'ordine per un'ispezione, con tanto di mandato del Tribunale, Koresh scatenò un conflitto a fuoco, uccidendo 4 agenti e causando la morte di 6 abitanti del ranch.

Fu allora che iniziò l'assedio. Koresh non volle arrendersi e finì per morire al tragico epilogo dell'assedio, insieme ad altre 75 persone, 51 giorni dopo.

Jim Jones

Jim Jones
Il predicatore Jim Jones

Ancora una volta: se non conoscete il nome, probabilmente conoscerete la città. Jonestown, Guyana, Sudamerica.

La città a cui Jones diede il proprio nome.

La città in cui fece suicidare col cianuro (o in cui uccise, secondo una versione meno accreditata, sebbene fossero stati trovati cadaveri colpiti da armi da fuoco), 909 persone.

Era il 1978 e la setta religiosa fondata da Jones, il Tempio del Popolo, caratterizzata dal fanatismo estremo e dall'impossibilità di lasciarla una volta entrati, si preparava da tempo all'idea del suicidio di massa grazie alle farneticazioni di Jones.

L'elemento scatenante fu la visita del deputato statunitense Leo Ryan, che fece sorgere grande preoccupazione per le persone che davano l'impressione di essere tenute lì con la forza.

Per evitare sgomberi o ulteriori indagini, Jones accelerò i tempi.

Il 18 novembre del 1978 fu il giorno del massacro.

I corpi di quattrocento adepti, tutti morti per mezzo del cianuro, vennero rinvenuti dalle autorità durante la prima ispezione. Furono poi trovati altri cinquecento cadaveri, sparsi per la città e nelle zone circostanti, a cui andavano sommati 4 adepti in un'altra città e altri 5 morti.

I pochi superstiti raccontarono di madri che avvelenarono i figli prima di togliersi la vita, in una sorta di follia collettiva che serpeggiava fra la gente, convinta di essere pronta ad affrontare una vita migliore, in un posto migliore, per volere di Dio.

Andy Warhol

Andy Warhol
L'artista Andy Warhol

Al contrario di tutte le personalità precedenti, Andy Warhol non fu il leader di una setta, bensì il maggiore esponente di un movimento artistico: la pop art.

Pittura, scultura, pubblicità, cinema: l'estro di Warhol conquistò molti campi, trasformandolo in un'icona dell'epoca.

Nato a Pittsburgh nel 1928, dopo la laurea visse sempre a New York (dove morì nel 1987) e fu uno dei più influenti artisti degli anni '50 e '60.

Molto religioso, Warhol frequentava assiduamente la Chiesa di San Vincenzo Ferrer a Manhattan.

Nel giugno del 1968 Valerie Solanas, esponente del femminismo radicale, cerò di ucciderlo sparando a lui e al suo compagno Mario Armaya.

L'attentato fallì: entrambi rimasero feriti, ma sopravvissero.

Warhol non volle sporgere denuncia contro la Solanas, ma dopo il ferimento smise quasi completamente di apparire in pubblico.

Morì a soli 59 anni, a seguito delle complicazioni per un intervento chirurgico alla cistifellea.

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