American Horror Story: Cult. La recensione del terzo episodio

Autore: Chiara Poli ,

Mark e Rosie. Le guest star Laura Allen (4400) e Ron Melendez (General Hospital) introducono un’altra fobia: la feretrofobia. Quella di cui soffriva Rosie, e che #il dottor Vincent sembrava aver guarito… Fino al momento in cui la banda dei clown uccide Rosie e Mark seppellendoli vivi dentro due bare. In casa loro.

Un antefatto spaventoso, con uno scopo ben preciso: far sì che i corpi vengano ritrovati quando si svolgono i fatti di questo terzo episodio di #American Horror Story: Cult che, con altre due guest star (Dermot Mulroney e Adina Porter), introduce due telegiornalisti col chiaro compito di mostrare come sia facile, per i media oltre che per i politici, distorcere la verità.

American Horror Story: Cult. Episodio 3
American Horror Story: Cult. Episodio 3. Harrison e Meadow Wilton

Se #Ally impazziva di rabbia di fronte ai tweet di Donald Trump, figuriamoci cosa può provare quando la TV la accusa apertamente di essere un’assassina razzista.

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E quando i nuovi vicini, i Wilton, si presentano alla sua porta con due sombrero, rinfacciandole di aver sparato a Pedro solo per via del colore della sua pelle. 

Razzismo, politica, mass media, devianze, fobie, culto delle personalità: in questo nuovo episodio ci sono tutte le tematiche principali della nuova stagione di #American Horror Story, condite dall’immancabile ironia macabraProprio quando stai per festeggiare la vittoria sulle tue paure, ecco che arrivano ad ammazzarti.

American Horror Story: Cult. Episodio 3
American Horror Story: Cult. Episodio 3. Il detective Samuels

I clown conoscono le nostre paure più profonde. Sono i nostri incubi che diventano realtà.

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L’intero episodio, in effetti, ruota attorno agli incubi che diventano realtà.

L'incubo di Ally, che ha chiamato la polizia dopo aver sparato al povero Pedro Morales. Il #detective Samuels invoca la legittima difesa, senza fare domande sulla provenienza dell’arma, né sui documenti per la legale detenzione della stessa.

Continua a esserci qualcosa che non va, nel modo di condurre le indagini - o meglio, di non farlo - del detective. E ne abbiamo conferma quando scopriamo che è diventato intimo di #Harrison Wilton.

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Ma c’è dell’altro: #Kai Anderson. Il radicale cambiamento nel suo atteggiamento verso Ally, il suo potere sulla folla di manifestanti, il suo gioco della verità con i Wilton. 

La sua capacità di influenzare il pensiero altrui, e di trasformare gli incubi in realtà.

American Horror Story: Cult. Episodio 3
American Horror Story: Cult. Episodio 3. Meadow Wilton con Kai

Harrison Wilton si sveglia, ricoperto di sangue, dopo aver confessato a Kai di volere la moglie morta.

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Il simbolo dello smiley con il naso da clown diventa il marchio di chi morirà per mano delle sue stesse paure. O dei suoi desideri, magari: a ricordarci che dobbiamo fare molta, molta attenzione a ciò che vogliamo. Perché potremmo ottenerlo.

E ancora: l’incubo del tradimento incombe su Ally e #Ivy, che vede il video di Ally e #Winter mentre si baciano e vuole andarsene con Oz.

Il già fragile matrimonio della coppia Mayfair-Richards si sgretola per un bacio che qualcuno ha volutamente ripreso e che trasforma il vero, unico incubo di Ally in realtà: restare sola.

Tutte le sue fobie sono solo la manifestazione del terrore della solitudine.

American Horror Story: Cult. Episodio 3
American Horror Story: Cult. Episodio 3. Lo smiley dei killer

Non a caso non le crede nessuno, tranne Kai Anderson.

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Il camion che diffonde uno strano gas, gli uccelli morti in giardino, la terribile fine del porcellino d’India, il maniaco che si presenta rispondendo a un annuncio messo da qualcun altro: qualcuno sta perseguitando Ally. Vuole che perda il controllo, che impazzisca. Ed è molto vicino a raggiungere il suo scopo.

Mentre la paranoia, la stessa polizia che sabota le indagini, il sangue, le accuse reciproche, i tradimenti e il radicali mutamenti negli atteggiamenti di chi la circonda trasformano Ally nello spettatore. La trasformano in noi.

Noi, che non sappiamo bene a cosa credere, di chi fidarci, chi temere davvero.

Noi, dall’altra parte di quello schermo che mente, manipola, stravolge.

In attesa di continuare a seguire una stagione che ci parla davvero di noi. Oggi. Qui. Adesso.

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