Il mondo post-pandemico di Anna, la serie di Niccolò Ammaniti

Autore: Chiara Poli ,

Fino alla fine del 2001, li chiamavamo così: post-apocalittici. Ma Anna non lo è. Non è un film o una serie post-apocalittica. Anna è la post-pandemica tratta dall'omonimo romanzo di Niccolò Ammaniti, che ha anche creato, scritto e diretto la serie di SKY.

Pubblicato nel 2015, il romanzo è ambientato nella Sicilia del 2020, devastata da una pandemia in cui un virus - soprannominato "la Rossa" - ha ucciso tutti gli adulti e risparmia i bambini, restando latente fino a quando raggiungono la pubertà.

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I 6 episodi di Anna, disponibili su Sky dal 23 aprile, sono stati girati a partire da 6 mesi prima dello scoppio della pandemia. La nostra pandemia, quella vera. Il Covid-19.

L'inquientante aspetto profetico di Anna e il parallelismo con la realtà

Molti troveranno molto inquietanti le parole che descrivono l’arrivo di un nuovo virus simil-influenzale: si tratta di una malattia letale che colpisce gli anziani (“Neanche un bambino”, ci viene detto nell'episodio pilota). Il virus è molto pericoloso, secondo le prime informazioni potrebbe essere stato creato in laboratorio, arriva in Italia dall’estero e le mascherine sono introvabili. Tutte informazioni che fanno venire i brividi, oggi.

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In Anna, il primo caso italiano viene identificato a Roma, secondo la TV - ce lo racconta Maria Grazia (Elena Lietti), la mamma di Anna - e arriva da una famiglia che veniva dalla Francia. I contagiati tossiscono e faticano a respirare. E poi muoiono così: soffocati. Senz’aria.

La similitudine con ciò che noi sappiamo essere avvenuto davvero è spaventosa. Soprattutto per me - devo confessarlo - perché sono bergamasca e ho visto da molto vicino il territorio simbolo della prima ondata.

Chissà come hanno fatto a superare il confine...

si chiede Maria Grazia parlando con l’ex marito, il padre di Anna (interpretata da Viviana Mocciaro da bambina e da Giulia Dragotto da adolescente).

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Noi lo sappiamo, oggi, come ha fatto il virus a superare il confine: ci hanno detto di accoglierlo, di abbracciarlo, di non avere paura. Ci hanno mentito. Con molta probabilità, l'hanno fatto anche nel mondo fittizio di Anna.

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Anna: Bagheria
Anna: una scena a Bagheria

Se la serie fosse uscita prima del febbraio del 2020, con molta probabilità l’avremmo considerata inverosimile. Avremmo pensato che le autorità avrebbero fatto di tutto per impedire la diffusione del virus. Oggi sappiamo che la diffusione del contagio, nella finzione, appare ben più controllata di quanto sia stata nella realtà del mondo globalizzato.

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Certo: il virus - per fortuna - è molto diverso. Fra presente e passato, Anna ci racconta come siano solo i ragazzi, i bambini, a essere sopravvissuti. 

La memoria corre a Between, serie canadese del 2015 in cui un’arma biologica sterminava tutti gli abitanti di una cittadina di età pari o superiore a 22 anni. E poi c’è molto altro, da Maze Runner al grande classico, Il signore delle mosche, a raccontarci di mondi in cui i sopravvissuti alla fine del mondo sono bambini e ragazzi.

Il bosco ci protegge

Nel “prima”, così i sopravvissuti chiamano il mondo pre-pandemia, la natura era soffocata dal cemento, dai rifiuti, dall’uomo.

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Ora piante, cespugli ed erba stanno conquistano territori prima proibiti. Perché il bosco ci protegge - come ci viene raccontato nell’episodio pilota. Ma non è il bosco a proteggere i bambini: è l’età. Quando la mamma si ammala, Anna e il suo fratellino Astor (Alessandro Pecorella) stanno bene.

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Anna: Astor con Anna
Anna: il piccolo Astor con la sorella Anna

I bambini non sono immuni: il virus ce l’hanno tutti, ma nei bambini è innocuo. Si attiva solo quando si cresce. Come se volesse impedire al mondo di continuare a esistere, di proliferare, di riprendere il controllo di quella natura che aveva devastato.

Mariagrazia lascia ad Anna un quaderno di istruzioni per sopravvivere, consapevole di essere sul punto di andarsene.

Il libro delle cose importanti, lo chiama: tutto il sapere di una vita, di una madre, di un mondo che sta per finire.

E nel libro delle cose importanti, lo ripete spesso: “il bosco ci protegge”, una frase il cui significato diventa presto chiaro. Il pericolo non è il virus, non ancora. Il pericolo sono gli altri sopravvissuti. Inclusa, forse, la donna adulta e ancora viva, tenuta a catena e trattata come un animale pericoloso.

Questo siamo: animali pericolosi. Come la coppia che uccide il proprietario di un bar e accoltella la maestra di Anna e Astor mentre sta cercando di riportare i bambini a casa.

Le sirene delle ambulanze riempiono l’aria, com'è successo nell'Italia del 2020, mentre Anna cerca di riportare a casa il suo fratellino. 

Un’impressionante schiera di giovanissimi attori davvero bravi, naturali, credibili, dà vita a un racconto carico di tensione. Il racconto di un mondo in cui i ragazzini diventano uomini molto prima del tempo, e devono imparare a gestire risorse, provviste, rifugi.

Difendendoli o rubandoli.

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Anna: il poster
Anna: il poster della serie

Il virus: la Rossa

I ragazzi lo chiamano così, il virus: la Rossa. Perché il primo sintomo sono delle macchie rosse, sul corpo e poi sul viso, prima ancora che compaia la tosse destinata a uccidere.

Anna fa da madre ad Astor, prendendosi cura di lui come meglio può, in attesa del proprio destino: sa che, come tutti, un giorno inizierà ad avere i sintomi e morirà.

Ha conservato lo scheletro della madre come una reliquia, adornato di gioielli colorati e di doni, conservato sul suo letto. Per amore. Per nostalgia. Ma anche come monito.

Un monito che non ha alcun significato per i ragazzini che invadono la casa di Anna mentre lei è con Pietro (Giovanni Mavilla), gettano il teschio della madre e portano via Astor. Ma Astor non vuole andare con loro. Scappa… E rischia la vita. Così come Anna rischierà la sua per ritrovarlo: l’hanno preso i Blu. Un gruppo di ragazzini famoso per non restituire più chi portano via.

I ragazzi sono divisi in gruppi: i Bianchi, i Blu… E il virus è la Rossa. Nel mondo senza adulti, sono i colori e la semplicità dei loro simboli a dominare tutto.

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Anna: Angelica
Anna: un'immagine di Angelica

Buoni e cattivi: i personaggi, il loro ruolo e ciò che rappresentano

I gemelli Mario e Paolo (Danilo e Dario di Vita) gestiscono il negozio di famiglia tramite il baratto.

Show hidden content E quando Paolo si ammala, Mario perde la testa. Diventa un mostro, e non è certo l'unico.

Quando gli adulti non ci sono più, la mostruosità dell'animo umano emerge anche nei ragazzini, nei bambini, in quelli che sarebbero diventati "i cattivi" da grandi. Ma che grandi non saranno mai.

In tutte le storie di ambientazione post-apocalittica - pensate alla vasta schiera di personaggi di The Walking Dead - ci sono sempre buoni e cattivi. C'è chi aiuta gli altri, affronta con coraggio ogni sfida, come fa Anna, e chi si abbandona ai peggiori istinti, alla follia, all'incapacità di riadattarsi come essere umano - davvero umano - in un mondo in cui l'ordine naturale è stato sovvertito.

Quando le regole crollano, insieme al mondo in cui vivevamo prima, tutto cambia. E ciascuno tira fuori il meglio o il peggio di sé. Ma qui ci sono solo ragazzini, e i ragazzini sanno fare benissimo due cose: si sanno adattare molto meglio degli adulti… Ma sanno anche essere crudeli. Meschini. Sadici. Capaci di spingere i più piccoli a fare giochi mortali ispirati alla tv trash solo per dimostrare la propria autorità come fa Angelica, la leader della Banda delle Bionde.

Un'Angelica bambina, mostro prima e dopo la pandemia. Angelica è una giovane psicopatica, una ragazzina priva di empatia che, dopo la fine del mondo, rinasce nel blu, ricoperta di vernice come una novella Carrie (la Carrie di Stephen King) ricoperta di sangue. E anni dopo, a capo dei Blu, continua a giocare al reality show.

Show hidden content Solo che, stavolta, chi non ha l’X-Factor… Muore.

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Anna: Bagheria
Anna: il tempio di Angelica a Bagheria

Ma chi viene scelto partecipa al grande show, che trasforma la splendida villa di Bagheria in una parodia di Capitol City (Hunger Games). L’attrazione principale della serata è lei, la Grande. La donna immune. L’unica adulta rimasta in Sicilia e forse al mondo, per quanto ne sappiamo.

Perché ci sono molte cose che non sappiamo. Come la vera identità della Grande (Roberta Mattei) e la sua storiache ci viene svelata nel quarto episodio.

Anna ci racconta i personaggi, il simbolo di un mondo ormai caduto, con ciò che rappresentavano prima e ciò che rappresentano oggi fra presente e passato. Conosciamo tutti, da Angelica a Pietro e Saverio (Nicola Nocella). E le bambine vestite da principesse, capeggiate dalla crudele Biancaneve (Sara Ciocca) ci mostrano con grande semplicità come reagiscono i bambini di fronte a un nuovo ordine mondiale: da bambini. Nel bene e nel male.

La vera sfida di Anna: coraggio e umanità

Il variegato "parco umano" di Anna ci racconta come si possa essere compassionevoli, terrorizzati, crudeli, generosi, coraggiosi... Come dicevo, quando il mondo finisce, emergono il meglio e il peggio di ciascuno di noi.

A determinare cosa finirà per prevalere è la nostra natura, ma anche la nostra determinazione.

Anna sceglie di fermarsi per dare un sorso d'acqua a un ragazzo che sta morendo, sceglie di seppellire i suoi morti, sceglie di rischiare la vita per ritrovare Astor.

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Anna: Astor a casa con Anna
Anna: Astor insieme ad Anna, in casa
Show hidden content Sceglie di assecondare il desiderio di Pietro, orribilmente "punito" dal crudele Nucci (Vincenzo Masci) per aver voluto raggiungere l'Etna di cui Saverio gli aveva parlato molti anni prima.

Perché nel mondo di Anna, i bambini diventano adolescenti attraverso anni di stenti, sofferenze, paura e pericoli.

Mantenere intatta la propria umanità è il solo modo per sopravvivere, per andare avanti, ma soprattutto per meritare una seconda possibilità.

Il messaggio di Anna è molto chiaro: tutti sono destinati a crescere e morire, ma chi combatte per gli affetti più importanti, chi mostra compassione e umanità, chi è coraggioso e determinato, avrà una seconda occasione.

E quella seconda occasione arriva solo per Anna e Astor, in un finale

Show hidden content che la serie ci racconta come un nuovo inizio a bordo - guarda un po' - di una petroliera, simbolo di ciò che nel "prima" aveva devastato la natura.E, probabilmente, contribuito a causare il virus che ha sterminato gran parte dell'umanità.

Anna è un racconto crudo, crudele, duro. Una storia magistralmente interpretata, ambientata in scenari suggestivi e determinata, nei suoi intenti iniziali, a fare da monito per tutti noi.

Oggi possiamo dire, con una sconfitta di tutti, che non è servito... Non abbastanza.

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