Babadook: il finale e il significato dell'horror di Jennifer Kent

Autore: Giulia Vitellaro ,

La regista australiana Jennifer Kent racconta la sua versione dell’uomo nero nel suo lungometraggio horror girato nel 2014. Una storia inquietante in cui genere del dramma familiare si intreccia con l’horror, creando un mostro dietro cui si nascondono angosce ben più grandi della paura per l’uomo nero.

Il film è valso a Jennifer Kent il premio per la migliore opera prima al New York Film Critics Circle Awards nel 2014, e nel 2015 ha vinto 3 AACTA Awards come miglior film, miglior regia e miglior sceneggiatura originale.

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Trama dettagliata del film

Amelia (Essie Davis) è una donna sola. Fa l’infermeria per anziani affetti da demenza senile, non ha amici, e passa la propria vita tra il lavoro e il figlio Samuel, senza un attimo di tregua. Il marito, Oskar, è morto in un incidente d’auto, proprio mentre stava portando lei in ospedale a partorire; quando il film inizia, sono passati sette anni. E tanti ne ha Samuel (Noah Wiseman), che ha problemi di comportamento e come molti suoi coetanei ha paura dei mostri. Questa paura va fuori controllo e lo spinge a creare intricati macchinari per intrappolare i mostri, sino a portarlo a nuocere ai suoi compagni di classe con una balestra che si è costruito da solo.

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Amelia e Samuel controllano che non ci siano mostri sotto il letto di Samuel

La scuola vorrebbe isolarlo per farlo analizzare da un professionista, ma Amelia teme che questo non possa far altro che peggiorare il senso di emarginazione del piccolo, aumentandone il disagio. Ritira il bambino da scuola. Quella sera, dopo una giornata particolarmente faticosa in cui il bambino ha fatto le bizze senza lasciarle un attimo di tregua, Amelia gli chiede di scegliere un libro da leggergli per la notte. Samuel sceglie un libro mai visto in casa prima d'allora. Dentro il libro Amelia legge quella che sembra una filastrocca terribile, accompagnata da degli inquietanti diorami. 

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Baba-baba-baba-dook, chiudi il libro e non c'è più, chiudi gli occhi e lui è con te, sei già morto un due tre!

La filastrocca continua, dicendo che il Babadook, un demone terribile, si presenterà al bambino travestito, chiedendogli di entrare, e poi farà lo stesso con la madre. A quel punto prenderà entrambi con sé. Samuel è terrorizzato e non lascia dormire la madre per tutta la notte, non smettendo un attimo di urlare e piangere. L’indomani la donna strappa il libro e lo brucia.

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Una pagina del libro

Passare ogni giorno col bambino, ormai ritirato da scuola, inizia a logorarle il sistema nervoso. Il terribile racconto non ha fatto altro che peggiorare le sue crisi ed è terrorizzato dalla possibilità che il Babadook possa prendere sua madre. Si convince che deve difenderla e le si attacca in modo morboso. Nella loro casa iniziano a verificarsi degli eventi strani, che la donna scambia per monellerie del figlio. L'apice viene raggiunto quando Samuel terrorizza la figlia di Claire, (l’unica amica rimasta ad Amelia) arrivando a spingerla fuori da una casetta sull’albero e rompendole il naso.

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Amelia perde progressivamente il controllo di ciò che ha intorno: senza amici, con problemi al lavoro e adesso anche con gli assistenti sociali alla porta perché il figlio non sta andando a scuola. Inizia ad avere delle strane allucinazioni (insetti, voci, visioni del marito defunto che la prega di ammazzare il figlio) ma insiste sul fatto che non sono reali, solo frutto della mancanza di sonno. Un giorno sente bussare tre volte, apre e fuori dalla porta non c’è nessuno: solo il libro del Babadook. Sconvolta nel ritrovarlo integro dopo averlo strappato, la donna brucia il libro. Va a denunciare il fatto alla polizia, sostenendo che qualcuno li minacci, ma non viene creduta.

Intanto le sue visioni continuano e diventano sempre più insistenti, al punto che Amelia ha il terrore di dormire e passa le notti insonni davanti la televisione. Di giorno è dunque esausta e gli attacchi esplosivi di paranoia del bambino le rendono la vita sempre più impossibile. Lentamente, Amelia diventa sempre più insofferente nei confronti del figlio, sino ad arrivare ad urlargli contro. Il Babadook si sta impossessando di lei, ed è chiaro quando inizia ad essere aggressiva anche fisicamente. Il film continua in una climax incredibile di violenza che porta all’uccisione del cagnolino di casa, come predetto nel libro.

Amelia reagisce ai disturbi comportamentali del figlio terrorizzandolo e, infine, tentando di ucciderlo. Samuel scappa, ma lei riesce a raggiungerlo in cantina, dove si è rifugiato. Grazie a una delle armi improvvisate che amava costruire, Samuel riesce a colpirla e legarla. Quando si sveglia, Amelia è immobilizzata, ma non del tutto: si libera e prova a strozzare il bambino, ormai completamente posseduta dal mostro. Samuel, a quel punto, fa una cosa inaspettata: la carezza. Questo gesto riesce ad allentare la presa del Babadook su di lei e la porta a vomitare un orrendo liquido denso e nero.

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Amelia stringe Samuel mentre fronteggia il mostro in una scena di Babadook

Inizia una lotta senza colpi, in cui Amelia urlando ordina alla presenza -ormai fuori da lei- di uscire dalla loro casa, e allontanandolo persino quando si trasforma nella rassicurante visione del marito. Il mostro, sconfitto, si ritira nel buio.

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L’incubo sembra finito. Ma, come i due hanno letto nel libro, il Babadook non può mai andare via completamente. La vita della piccola famiglia si rimette lentamente in ordine, e poco tempo dopo troviamo una Amelia più serena, che riesce a godersi il tempo col proprio bambino. Lei e Samuel festeggiano il compleanno di lui, gli assistenti sociali li trovano sereni, e pur tra le difficoltà, felici. Nelle ultime scene, la famigliola ora tranquilla si occupa del giardino; Samuel raccoglie in un vaso alcuni vermi, che porge alla madre, la quale si avvia verso lo scantinato. Alla richiesta del figlio di entrare con lei, Amelia gli promette che quando sarà più grande e capirà meglio, potrà. Amelia scende nello scantinato sola e porge al mostro, debole e remissivo, il suo inquietante pasto, sorridendo. 

Il finale, spiegato

Di cosa parla veramente Babadook? La regista, Jennifer Kent, lo ha riassunto così per Film Journal:

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Babadook è un film su una donna che si sveglia da un lungo, metaforico sonno, e scopre di avere il potere di proteggere se stessa e il proprio bambino.

Il film ha molti degli elementi caratterizzanti del genere horror: pochi jump scare ben assestati, la confusione tra realtà e allucinazioni, l’entità oscura impercepibile che entra in casa lentamente, la climax di terrore. Ma questi elementi, pur contribuendo a creare il clima di tensione, sono di contorno al tema che distingue il lavoro di Kent dai soliti prodotti del genere: i sentimenti dei protagonisti.

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Amelia, disperata, prega il dottore di Samuel di prescrivergli dei sonniferi

La storia, più che di una casa infestata o un mostro, parla di Amelia e del suo rapporto col figlio. La morte del marito ha cambiato la sua vita per sempre; nelle prime scene viene presentata come una vicenda appena accaduta, eppure l’età di Samuel dice il contrario. Sono passati sette anni. Sette anni in cui il ricordo di lui e del tragico incidente che li ha coinvolti popolano i sogni della donna, portandola a condurre una vita trascinata, per inerzia, alle prese con un bambino difficile e con una vita che sembra svuotata di ogni senso, a cui è stata strappata ogni possibilità di gioia futura.

Amelia infatti rifiuta costantemente di parlare del marito. Si irrita ogni volta che se ne fa menzione, e si arrabbia col figlio che gioca con i ricordi di lui conservati in cantina, sino a far scoppiare tutta la propria ira sull'affabile signora Roach, a cui piace ricordare con tenerezza il defunto Oskar, e che si prende cura del bambino mentre lei è a lavoro. A quel punto i piccoli scatti di ira della donna iniziano ad essere sempre più frequenti e veementi: lo spettatore si immerge a poco a poco nella sua realtà, fatta di isolamento emotivo, vissuta sopportando un lavoro deprimente e un bambino che non la smette di urlare e comportarsi in modo antisociale. Diventa sempre più chiaro che la donna è posseduta dal Babadook, che prende controllo di lei a poco a poco.

Ma chi è il Babadook? Sulla superficie, un mostro nascosto in un libro che si impossessa di Amelia trascinandola in una spirale di violenza, e che spesso, non a caso, le si presenta sotto forma di Oskar; una presenza dolce e accogliente che le promette che, una volta ucciso il bambino, potranno finalmente stare di nuovo insieme. Lo spettatore percepisce senza difficoltà l’infinita stanchezza e la frustrazione di Amelia, senza che questa appaia come un personaggio piatto e cattivo, vittima di una pazzia improvvisa. A questo proposito, Kent afferma:

Non volevo ritrarre Amelia come la donna che impazzisce all’improvviso… Spesso le donne che impazziscono nei film sono demonizzate. Ma è solo perché le guardiamo da fuori e non da dentro. Volevo davvero far provare cosa significasse scendere per il pendio scivoloso della follia, dall’interno. Volevo creare una donna che stesse davvero lottando e faticando, senza tralasciare che quel mostro esiste in ognuno di noi.

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Un primo piano del viso esausto di Amelia dopo diverse notti insonni.

Il Babadook è dentro un libro, ma è evidente che si trovava dentro Amelia da molto prima, dormiente. È un sentimento logorante con cui si è rifiutata di fare i conti e che adesso, dopo anni, ha finito di consumarla ed è pronto a farla impazzire. Un mostro che potrebbe nascondersi dentro chiunque. Quello che si ritrova a fronteggiare Amelia alla fine non è un mostro, ma il suo inconscio, una parte recondita di sé con cui non ha mai avuto la forza (e il tempo) di confrontarsi, e che ha creato una depressione nera, scura, minacciosa, un po' come la sostanza che la protagonista vomita poco prima della lotta finale.  La pazzia, l’odio scellerato, la morte sono un terribile demone che si è impossessato di lei e la rendono selvaggiamente determinata a uccidere.

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Amelia insegue Noah per la casa in preda ad un raptus di follia

A riportarla alla realtà non è nessun esorcismo, nessun espediente magico o rocambolesco: è una carezza del figlio mentre lei tenta di strozzarlo, in una delle scene più tese e insieme commoventi del film di Kent. 

Samuel è determinato, vede il mostro che lentamente divora la madre, deve difenderla dal Babadook, ma la avverte: una volta entrato, il mostro non può mai più andare via. Amelia deve accettare il dolore terribile che la dilania, per affrontarlo. E accettarlo, purtroppo, non significa mandarlo via per sempre. Si può accettare la sua esistenza, rinchiuderlo in un metaforico scantinato e prendersene cura ogni volta che fa (inevitabilmente) capolino dentro di noi.

Gli eventi tragici della vita non possono essere cancellati con un esorcismo dalle nostre esistenze: a curarli può essere solo l’amore, la pazienza, l’accettazione. Allo stesso modo, fronteggiare la depressione o un disturbo mentale non è un modo per assicurarsi la serenità. La vita di Samuel e Amelia, nel finale, è tutt’altro che perfetta; il bambino dovrà fare i conti con la sua nuova scuola, la madre con la propria solitudine. Eppure, malgrado tutto, entrambi riescono entrambi a fare tesoro dei piccoli momenti di pace, senza che la terribile ombra del mostro avvolga Amelia allontanandola da ciò che è in grado di salvarla. 

Babadook è un film del 2014, scritto e diretto da Jennifer Kent. È stato prodotto da Causeway Films e Smoking Gun Productions e distribuito in Italia da Midnight Factory.

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