Non aspettatevi un sequel di Blackhat, il mega-flop con Chris Hemsworth

Autore: Francesco Ursino ,

Che problemi può mai avere un film con un regista iconico e un attore sulla cresta dell’onda? Nel caso di Blackhat, i guai sono stati decisamente parecchi.

Non è bastato l’estro della regia di Michael Mann (L’ultimo dei Moicani, Miami Vice) e la verve di Chris Hemsworth (Thor, Avengers: Endgame), infatti, per evitare che il film fosse dichiarato in maniera unanime un mega-flop.

Advertisement

Uscita nel 2015, la pellicola poteva contare anche su un cast comprendente Tang Wei, Viola Davis, Holt McCallany e Wang Leehom. Si trattava di un thriller dalle forti tinte action che trasportava lo spettatore nel mondo degli hacker, in un intrigo che si sviluppava tra i suggestivi scenari di Hong Kong, Malesia e Indonesia.

Blackhat Blackhat Ambientato nel mondo della criminalità informatica globale, il film segue un detenuto in permesso che, insieme ai suoi soci americani e cinesi, è a caccia di una rete di criminalità ... Apri scheda

Dopo aver riepilogato brevemente la trama del film, si cercherà di capire le ragioni di un flop che, però, nel tempo ha saputo guadagnarsi l’amore dei fan, fino addirittura ad arrivare allo stato di pellicola cult.

La trama di Blackhat

Nicholas Hathaway (Chris Hemsworth) è un brillante hacker finito in prigione. Dopo un attacco informatico ai danni di una centrale nucleare a Hong Kong, l’FBI decide di proporgli una collaborazione in cambio della sua libertà.

Advertisement

Hathaway arriva presto a capire chi si cela dietro l’attacco, e intanto inizia a interessarsi a Chen Lien (Tang Wei), ingegnere di rete coinvolta nelle indagini. Spunta fuori così il nome di Elias Kassar (Ritchie Coster), operativo paramilitare al centro di un traffico di denaro. L’obiettivo del Bureau si rivela particolarmente sfuggente, e riesce a uccidere il capitano Chen Dawai (Leehom Wang). Hathaway e Lien decidono allora di partire per la Malesia, in cerca di vendetta e risposte.

Viene rivelato così che l’attacco alla centrale nucleare non era altro che una sorta di test, mirato a un attentato su larga scala, che avrebbe fruttato a Kassar una fortuna. I protagonisti, così, arrivano a Jakarta e scoprono l’identità dell’hacker dietro all’attacco, ovvero Sadak (Yorick van Wageningen). I due riescono a organizzare un appuntamento con l’esperto informatico e Kassar. A una condizione, però: Hathaway dovrà andare all’incontro da solo.

Si tratta ovviamente di una trappola. Lien avvisa Nicholas della presenza degli scagnozzi di Kassar. Nello scontro che ne consegue, Hathaway riesce ad avere la meglio sui nemici, e a ricongiungersi con Lien. La coppia di protagonisti, così, è libera di lasciare l’Indonesia. Sono fuggitivi, certo, ma con il conto in banca rinfrancato dai soldi sottratti a Sadak.

Le ragioni di un flop clamoroso

L’impatto di Blackhat al botteghino fu veramente trascurabile. Anche la critica non riservò giudizi particolarmente positivi. Si può pertanto dire che il film di Mann è definibile un flop. Perché si è arrivati a questo punto?

Advertisement

Secondo un articolo del 2015 di Deadline, le ragioni sono molteplici, a cominciare dal marketing. Il film, infatti, venne pubblicizzato sottolineando soprattutto le sue sequenze più action. Ed è vero, la pellicola è ricca di scene visivamente appaganti, ma voler insistere sul suo lato più appariscente ha probabilmente attirato il pubblico sbagliato.

Perché nel suo profondo, Blackhat è un film di hacker. Un soggetto sicuramente non così attraente, che evidentemente non è stato sostenuto appieno da un’opera comunicativa adeguata. Un consulente marketing citato nell’articolo di Deadline si esprimeva così:

Hanno provato ad approcciarsi in maniera sofisticata a temi maturi, un po’ come Bond e Bourne Identity, aggiungendoci una storia d’amore per attirare anche il pubblico femminile.

Advertisement

La strategia comunicativa non pagò. Ma, secondo alcuni, anche le scelte di casting non furono proprio tra le più ispirate. Dalle pagine del Chicago Sun-Times, la critica Christy Lemire rifletteva sui vari attori nella pellicola. In particolare, in un articolo del suo blog, Christylemire.com, si leggeva:

Chiunque faccia carriera nel mondo sedendosi davanti a un monitor per tutto il giorno non apparirà così bello come Hemsworth. E probabilmente indosserà più magliette di quanto non faccia l’attore in Blackhat. E probabilmente non avrà il temperamento necessario a dominare una qualsiasi rissa/sparatoria/situazione letale nel modo in cui il suo personaggio, Nick Hathaway, fa nel film.

Scelte sbagliate nel marketing, scelte sbagliate nel cast. Tutto questo portò a una conseguenza: risultati a dir poco disastrosi al botteghino. Se si vanno a guardare i dati proposti da Box Office Mojo, i numeri sono davvero disastrosi. A fronte di un budget di 70 milioni di dollari, fecero da contraltare incassi nel mondo per poco meno di 20 milioni di dollari. Insomma, un mega-flop in piena regola.

Legendary Pictures
Un primo piano di Nicholas Hathaway, protagonista di Blackhat

Perché allora Blackhat è diventato un cult?

Tormentato tra l’essere un film d’azione che piacesse alle masse, ma anche una storia di hacker con una sua autenticità, Blackhat è stato quindi vittima di un destino impietoso. Allora perché – come segnala Flixpatrol – il film di Mann è risultato essere tra i dieci più visti su Netflix nella settimana precedente all'inizio di aprile 2021?

Advertisement

Per una ragione semplice: Blackhat, oltre a essere un flop, si candida a essere anche un cult. E lo è proprio per il suo essere relativamente fedele alla tematica trattata. Spogliato del marketing artificioso che aveva cercato di avvicinare il segmento di pubblico probabilmente sbagliato, il film ha potuto rivolgersi così al suo target originale. E i risultati sembrano essere arrivati.

D’altra parte, fin dalla sua uscita la pellicola era stata ben vista da una certa parte di critica e appassionati. Un articolo di Wired del 2015, a questo proposito, sembrava catturare bene il nocciolo della questione: “Blackhat è il miglior film di sempre sull’hacking? Gli Hacker pensano di sì.”

Nel film con Chris Hemsworth, non c’è dubbio che la figura dell’hacker venga trattata in modo un po’ diverso dal solito. Meno scene con furiose sessioni di battitura alla tastiera e riprese ad alta tensione su schermi che si riempivano di interfacce mai viste su un vero PC. Più situazioni meno appariscenti, ma se non altro relativamente vicine alla realtà – nei limiti imposti da una prodotto di intrattenimento come un film.

In un continuo rimbalzo tra universo reale e virtuale, tra una possibile storia d’amore e un virus che minaccia la stabilità economica di un’intera area geografica, il film scorreva su un equilibrio complesso. Equilibrio non necessariamente trovato in ogni fase della storia, certo. Ma con alcuni sprazzi che possono far pensare che la pellicola non sia solo il flop descritto dai numeri.

Non c’è proprio speranza per un seguito?

Dopo la disastrosa campagna al botteghino, Blackhat venne presto dimenticato dal grande pubblico. L’occasione per tornare a parlarne fu costituita dall’uscita, nel 2016, della Director’s Cut. Tra le differenze più importanti rispetto alla versione uscita nei cinema, c’era lo spostamento della sequenza dell’attacco alla centrale nucleare, che dall’inizio veniva ora proposta a metà.

Dopo di ciò, pare evidente che i numeri fatti segnare al box office diano poche chance a Blackhat. Puntare su un film divenuto sì un cult, ma rimasto comunque un flop di incassi, sembra essere una scommessa decisamente troppo rischiosa.

Non perderti le nostre ultime notizie!

Iscriviti al nostro canale Telegram e rimani aggiornato!

Sto cercando articoli simili...