Cannes 2018 si apre stasera con Penelope Cruz, Javier Bardem e un'ondata di polemiche

Autore: Elisa Giudici ,

Non c'è Festival in Croisette senza una dose di polemiche via stampa e sul red carpet, ormai è tradizione, ma per la sua 71esima edizione Cannes rischia di avere come portata principale solo il rancore via comunicato stampa. È tutto pronto per l'inaugurazione del festival cinematografico francese, il più importante al mondo, eppure la voce ricorrente di queste ore è che Venezia avrà un'occasione d'oro per rubare il titolo alla cugina francese.

Ebbene sì: il blasonatissimo Festival di Cannes sembra più in crisi che mai, travolto dalle scelte radicali volute dai suoi vertici, dai tanti litigi con distributori vecchi e nuovi, dalla concorrenza spietata dei festival autunnali e dal gran rifiuto degli studios.

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Cannes si appresta davvero a perdere la Palma di festival più importante dell'anno, si chiedono preoccupati compratori (la vera anima economica dell'evento), accreditati e addetti ai lavori? Quel che è certo è che, alla vigilia dell'inaugurazione, mai si era vista un'edizione aprirsi con così poca attenzione al versante cinematografico dell'evento. 

Cannes 71: Penelope Cruz e Javier Bardem aprono il Festival delle polemiche

Eppure ad aprire le danze e inaugurare il red carpet, oltre all'icona di stile e presidente di giuria Cate Blanchett, ci saranno star di prima fascia. Penelope Cruz e Javier Bardem sono già singolarmente stelle di fama globale, ma insieme formano la coppia d'oro del cinema ispanico, capace di richiamare ogni paparazzo della Costa Azzurro. Anche a Venezia 74 li avevamo visti sul tappeto rosso, sfavillanti e innamorati, per la presentazione di Loving Pablo. 

Per i cinefili poi non è la loro presenza a garantire l'assoluta qualità del film di apertura, bensì la mano dietro la cinepresa: a dirigere il thriller Todos lo saben è infatti il due volte premio Oscar Asghar Farhadi, il regista di riferimento a livello mondiale per quanto riguarda una nazione cinematograficamente ricca di registi come l'Iran.

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Il regista di Una separazione e Il cliente gira per la prima volta in spagnolo e con attori hollywoodiani. Dopo aver conquistato cinefili e critica, chissà che non sia la volta buona per sfondare anche con il pubblico generalista o forse chissà, puntare all'Oscar più prestigioso, dopo averne vinti due per il miglior film in lingua straniera. 

Con le nuove regole vigenti in Croisette sul film di Farhardi - noto a livello internazionale con il titolo di Everybody Knows - non dovremmo sapere nulla o quasi, ma è stata proprio la stampa di casa a infrangere i divieti e far circolare le prime reazioni. Il Festival ha deciso per il giro di vite per i giornalisti e gli accrediti e c'è da aspettarsi che gli interessati non staranno a guardare. 

Cannes 71 contro i giornalisti 

I vertici del Festival quest'anno hanno avuto un divieto e nuove regole per tutti: al bando i film che non passano in sala in Francia con una regola anti-Netflix, vietati tassativamente i selfie sul tappeto rosso, misteriose entità piantoneranno persino i social network, alla ricerca di quanti infrangono gli embargo dettati dal Festival stesso. 

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Negli anni passati su Twitter e sugli altri social infatti era tutto un fiorire di reazioni a caldo (anche parecchio spoiler) sui film appena visti dalla stampa nella consueta proiezione anticipata. Fino all'anno scorso infatti a vedere per primi in anteprima mondiale i film dentro e fuori il concorso erano i giornalisti, con apposite proiezioni stampa di prima mattina. In cambio gli accreditati erano tenuti ad attendere osservare per qualche ora l'embargo sul film. Il silenzio stampa però era puntualmente disatteso, spesso per attirare l'attenzione su di sé o guadagnare qualche click in più. Se si aggiungono i toni caustici tradizionalmente usati dalla severissima critica in Croisette, non è una sorpresa che più di un cineasta si sia lamentato con l'organizzazione. 

Il Festival ha quindi deciso di "declassare" l'intera classe giornalistica, consentendo agli accreditati di vedere il film solo la sera stessa della presentazione, insieme agli attori in sala, durante la prima mondiale. Il contraccolpo per l'industria dell'editoria sarà enorme: per la carta stampata la proiezione serale equivale a poter parlare di un film uno, due giorni dopo la sua effettiva presentazione. Per i cinefili vorrà dire leggere le prime reazioni sui film in concorso solo in piena notte, o addirittura il mattino dopo. 

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Considerando la grande penuria di eventi glamour e hollywoodiani all'orizzonte - a salvare il blasone del Festival c'è giusto la prima mondiale di Solo: a Star Wars Story - è facile immaginare che i giornalisti finiranno per scrivere dell'unico argomento rimasto: le polemiche, mai abbondanti come quest'anno. 

Cannes 71 rinnegata da Hollywood

La più gettonata è stata il muro contro muro tra il Festival e Netflix, dopo l'esperimento in concorso e il codazzo di polemiche dell'anno passato. Dietro i sorrisi e i comunicati stampa sono volate parole durissime. L'eminenza grigia del Festival Thierry Frémaux non ha ceduto alla richiesta di Netflix di ammettere i suoi film, ripristinando la regola di una cinquantina di anni fa che esige un passaggio programmato delle pellicole nelle sale francesi. Netflix ha sbattuto la porta, sdegnata per il trattamento ricevuto.

I giornali ci sono andati a nozze, ma bisogna registrare che altri player concorrenti continuano ad avere ottimi rapporti con il Festival. Per esempio Amazon Studios - molto più accomodante sulla fase distributiva dei suoi titoli della N rossa - è presente in svariate sezioni con i suoi titoli. 

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L'assenza assordante è semmai quella degli studios. Con l'unica eccezione di Adam Driver e Andrew Garfield, il tappeto rosso sarà sguarnito di stelle hollywoodiane di rilievo, con grande disperazione di fan e fotografi. Già dall'annuncio dei film in concorso era palese come Hollywood avesse disertato la Croisette, rimanendo alla finestra e facendo saltare quel mix di autorialità e glamour su cui ha costruito il proprio prestigio il Festival.

Secondo Thierry Frémaux gli studios sarebbero ossessionati dagli Oscar e diserterebbero la vetrina per eccellenza di primavera in cerca di una finestra autunnale più propizia, all'ombra di Venezia o di Toronto. Sarà davvero solo questo il motivo? Già l'anno scorso di fatto la Croisette venne salvata dalla presenza per tre giorni e in quattro film di Nicole Kidman, che fece passare il secondo piano la penuria di star. Quest'anno però, a meno di clamorose sorprese, nessuno potrà negare che il re è nudo. 

Cannes 71 e il cinema, quello vero

Con un simile frastuono di polemiche, rischia di passare in secondo piano il rapporto più importante che Cannes ha sviluppato: quello con il cinema e i suoi registi. Tra le tante battaglie insensate e paradossali che il Festival sta combattendo in queste ore, se ne nasconde una difficilissima, che molto probabilmente avrà esito negativo, ma che vale la pena di combattere.

Tra i ventuno film in concorso, ce ne sono ben due che rischiano di approdare in Croisette senza il loro regista. Il russo Kirill Serebrennikov e l’iraniano Jafar Panahi - nomi amatissimi dai cinefili e già vincitori di premi importanti - non hanno rapporti semplici con i loro paesi d'origine, a causa del loro cinema politico e fortemente critico verso l'establishment nazionale.

Non è ben chiaro non solo se verrà concesso loro il visto, ma se siano o meno in grado di lasciare le loro abitazioni. Sia la Russia sia l'Iran avrebbero sottoposto i cineasti ad "arresti domiciliari preventivi", per evitare problemi e polemiche.

La Palma potrebbe rimanere senza vincitore? C'è purtroppo un drammatico precedente, che coinvolge proprio uno dei due registi attesi a Cannes. Nel 2015 Jafar Panahi vinse l'Orso d'Oro della Berlinale per Taxi Teheran, ma non poté ritirarlo, essendo stato arrestato e colpito dal divieto di lasciare l'Iran. Cannes ha istituito una task force per avviare contatti diplomatici con i governi dei due paesi e tentare di sbloccare la situazione. 

In ore tanto concitate e polemiche, c'è un solo nome che mette tristemente d'accordo tutti: quello del regista italiano Ermanno Olmi, scomparso ad Asiago ieri, 7 maggio 2018. Thierry Frémaux ha assicurato che il regista vincitore della Palma d'Oro nel 1979 con L'albero degli Zoccoli verrà degnamente ricordato in Croisette. 

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