Catherine Deneuve denuncia il movimento #MeToo: 'Troppa giustizia sommaria'

Autore: Federica Lucia ,

Con le molestie non si scherza, ma neanche con l’eccessivo bigottismo.

Ed ecco tornare alla ribalta la questione che ha scosso (e sta ancora scuotendo) il mondo di Hollywood. Dopo l’ondata di denunce e prese di posizione in favore delle vittime del potente produttore Harvey Weinstein, ecco che il giornale francese Le Monde pubblica la lettera aperta firmata da 100 donne illustri che affermano:

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Noi difendiamo la libertà di importunare, indispensabile alla libertà sessuale.

Tra le firmatarie spicca un nome illustre, quello della famosa attrice Catherine Deneuve. A sostenere quanto scritto nella lettera vi sono tante altre donne potenti e affermate come la psicologa Sarah Chiche, la critica d’arte Catherine Millet, la scrittrice Catherine Robbe-Grillet, la giornalista Peggy Sastre e la scrittrice Abnousse Shalmani.

Il collettivo, tutto francese, sostiene che le campagne come #metoo (anche io) e #balancetonporc (denuncia il tuo maiale) abbiano contribuito ad ampliare una sorta di “puritanesimo” nato dopo le prime denunce e abbiano promosso un odio verso gli uomini che renderebbe le donne ancora più vulnerabili e poco considerate.

All’interno del testo pubblicato troviamo subito alcune precisazioni riguardo questa delicata posizione:

Lo stupro è un crimine. Ma il provarci insistentemente o in modo maldestro non è un crimine, né la galanteria è un’aggressione machista.

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Secondo quanto riportato dal quotidiano parigino, lo scandalo legato ad Harvey Weinstein ha portato sì ad una consapevolezza della violenza sulle donne e l’abuso del potere esercitato dagli uomini in particolari ambiti lavorativi, ma ha anche dato via ad una caccia alle streghe senza precedenti.

Sempre secondo quanto affermato dalla Deneuve e compagne, da quel momento in poi, molti uomini che hanno tentato di rubare un bacio o sfiorato il ginocchio di una bella collega hanno perso il posto di lavoro. Le donne che non hanno ritenuto opportuno denunciare molestie di questo calibro sarebbero invece state additate come traditrici e complici.

Ciò che maggiormente viene imputato a "campagne diffamatorie" portate avanti come #metoo è quello di aver dato voce ad una giustizia sommaria, mandando alla gogna uomini con la sola colpa di "provarci insistentemente", anche con discorsi inappropriati durante le cene di lavoro. Secondo la lettera firmata, lo strumento propagandistico utilizzato sui social network ha impedito agli uomini con un debole per le donne di difendersi da accuse infamanti. Sempre secondo quanto riportato dal quotidiano francese, le vittime che hanno utilizzato tale strumento si sono poste sullo stesso livello dei trasgressori sessuali.

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A concludere la lunga presa di posizione delle 100 donne è una riflessione sui reali beneficiari di quella che loro hanno definito "limitazione della libera espressione sessuale". Secondo quanto apparso su Le Monde questa smania di condannare i “maiali” non aiuta realmente le donne ad emanciparsi e ad esprimere la propria attitudine sessuale. In realtà servirebbe gli interessi dei nemici della libertà sessuale, di tutti gli estremismi religiosi e dei peggiori reazionari.

La reazione di Asia Argento

Tra le tante vittime venute alla luce dopo lo scandalo Weinstein, c'è anche Asia Argento.

La figlia del re dell’horror italiano ha affermato di essere stata molestata dal produttore americano, la prima volta, quando lei aveva soltanto 21 anni e che quell’episodio la segnò profondamente. All’epoca della denuncia ci furono diversi cori discordanti, tra chi difendeva l’attrice per il trauma subito e chi invece l’accusava di non aver denunciato pur di far carriera.

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Il palcoscenico di questi botta e risposta è sempre stato il mondo dei social network e anche stavolta, a poche ore dall’uscita dell’articolo su Le Monde, Asia Argento ha espresso fermamente la sua opinione a riguardo su Twitter.

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In merito alle affermazioni della collega Catherine Deneuve l’attrice italiana non twitta parole dolci:

Catherine Deneuve e altre donne francesi raccontano al mondo che la loro misoginia interiorizzata li ha lobotomizzati fino al punto di non ritorno.

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Per dovere di cronaca riassumiamo in breve tutti i passi salienti della spinosa questione.

Il caso Weinstein

Il tutto ha origine agli inizi dell’ottobre 2017, quando il New York Times pubblica un’inchiesta che raccoglie diverse testimonianze e interviste di attrici, modelle e impiegate del mondo cinematografico riguardo presunte violenze sessuali e molestie di vario tipo subite da Harvey Weinstein.

Il colosso di Hollywood è sempre stato al centro di chiacchiere e voci di corridoio di questo genere, ma il tutto si era sempre dissolto in una bolla di sapone. A fare sul serio stavolta ci pensa il quotidiano della Grande Mela, e le prime a farsi avanti sono Rose McGowan (la Paige di Streghe) e Ashley Judd (la star de Il Collezionista). Dopo poco tempo alla voce delle due attrici si aggiungono altre donne come Mira Sorvino e Asia Argento.

Con il passare dei giorni le vittime raggiungono numeri esorbitanti (oltre 80) e le conseguenze per il produttore sono devastanti. Viene licenziato in tronco dalla sua compagnia The Wenstein Company, viene abbandonato dalla moglie e l’Academy (l’associazione che assegna gli Oscar) lo espelle con effetto immediato.

L'effetto domino, però, non accenna a fermarsi.

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