Chiamami col tuo nome: il discorso finale del padre e il suo significato

Autore: Alice Grisa ,

Può capitare che una bufera del cuore scateni brandelli di nostalgia a chi, nell’adolescenza, lo ha vissuto e anche a chi non lo ha vissuto ma riesce comunque a (ri)assaporare il mood sognante.

Chiamami col tuo nome racconta la storia d’amore tra Elio, diciassettenne ebreo italoamericano, e Oliver, forestiero affascinante. Durante l'estate rovente che li avvolge nella villa in provincia di Crema, dove Elio trascorre le vacanze e Oliver alloggia, per lavorare con il padre di lui, un’attrazione imprevista li attira uno verso l’altro.

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Il fuoco brucia, la fine dell’estate si avvicina.

Il film, diretto da Luca Guadagnino, schiera Timothée Chalamet e Armie Hammer nei ruoli di Elio e Oliver, che arrivano a una tale fusione di corpo e anima da arrivare a chiamarsi col nome dell'altro. Una persona è nell'altra, una persona è l'altra quando il coup de foudre sconvolge e travolge.

Sony Pictures
Una scena di Chiamami col tuo nome
Quando l'amore è l'unica cosa che ha un senso

Particolarmente significativo, nell'economia della love story tra i due protagonisti, è il discorso finale del padre dello studente, che capisce lo stato d’animo del figlio e legge, con maturità e saggezza, la sua situazione.

Il discorso del padre di Elio

Ecco il discorso integrale del padre di Elio:

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Quando meno te lo aspetti, la natura ha astuti metodi per trovare il tuo punto più debole. Tu ricordati che sono qui. Adesso magari non vuoi provare niente, magari non vorrai mai provare niente e, sai, magari non è con me che vorrai parlare di queste cose. Però prova qualcosa, perché l’hai già provata. Senti, avete avuto una splendida amicizia, forse più di un’amicizia, e io ti invidio. Al mio posto, un padre spererebbe che tutto questo svanisse, pregherebbe che il figlio cadesse in piedi ma non sono quel tipo di padre. Strappiamo via così tanto di noi per guarire in fretta dalle ferite che finiamo in bancarotta già a trent’anni. E abbiamo meno da offrire ogni volta che troviamo una persona nuova, ma forzarsi a non provare niente per non provare qualcosa…che spreco. Ho parlato a sproposito? Allora, dico un’ultima cosa. Per chiarire meglio. Forse ci sono andato vicino, ma non ho mai avuto una cosa così. Qualcosa mi ha sempre frenato prima, si è messa di mezzo. Come vivrai saranno affari tuoi, però ricordati: il cuore e il corpo ci vengono dati soltanto una volta e, in men che non si dica, il tuo cuore è consumato e, quanto al tuo corpo, a un certo punto nessuno più lo guarda e ancor meno ci si avvicina. Tu adesso senti tristezza, dolore. Non ucciderli, al pari della gioia che hai provato.

Il significato del discorso del padre di Elio

Cultura alta, cultura popolare, da Anna Karenina a Fosca, dal giro in elicottero di Vi presento Joe Black a Via col vento, fino alle trasmissioni dei dating show, tutti si sono interrogati su quella formula irrazionale che scombussola dopo un colpo di fulmine, un innamoramento. È l'evento a essere poesia, la cultura alta o bassa può solo dargli una forma narrativa.

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Chiamami col tuo nome lo lega alla giovinezza come alla stagione totalizzante.

Chi vuol esser lieto, sia/ di doman non c'è certezza. O forse ce n'è una sola, ed è quella del tempo che scorre, lancette democratiche, uguali per tutti, da metabolizzare, da rievocare proustianamente con una pesca, da rim(piangere).

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Elio e Oliver vivono una passione estiva, violenta e rapida come un temporale, in una villa nei dintorni di Crema, all’inizio degli anni ’80. Il film, però, non si sofferma sulla possibile percezione sociale o politica di questo amore. Non è neanche così spiccatamente tematizzato sull’omosessualità dei due ragazzi, ed è proprio in questo, probabilmente, che risiede il suo plus valore.

Quello che accade tra Elio e Oliver è “normalizzato” in una qualunque chiave di orientamento sessuale, allineato nel contesto della scintilla, un fuoco d’amore che scocca, senza un motivo razionale, tra due persone, etero o omosessuali, arrivando a rendere impossibile, insopportabile l’assenza dell’altro.

È quel momento che il padre di Elio afferra.

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Forse perché da giovani le cose si vivono, da anziani si analizzano. Oppure perché, nel bizzarro puzzle dell'esistenza, occorre comporre le proprie tessere – o semplicemente viverle – per accumulare esperienze, per lasciarsi trafiggere dalla vita e non scorrere sulla sua superficie. Come cantava anche Lady Gaga, "Rompo la superficie, siamo lontani dalla superficie adesso".

Il padre di Elio si dimostra sicuramente di larghe vedute, ma non solo. Dimostra una sensibilità speciale, condita dalla malinconia dell'età diversa rispetto a quella di Elio, ma in grado di cogliere la “specialità” della situazione.

Senti, avete avuto una splendida amicizia, forse più di un’amicizia, e io ti invidio.

È quel fuoco, quello che Samuel Perlman indirettamente sperimenta vedendo e studiando il figlio, che gli fa spronare Elio a “vivere”, a “provare”. Un cuore lacerato, come quello di Elio che ha visto partire il suo amante per sempre, può considerarsi fortunato, per aver attraversato l’estate e non averla sorvolata. Per questo, anche se non può esserne consapevole, Elio è degno dell'invidia più grande.

Chi si guarda indietro, è a quel tormento febbrile che ripensa con più dolcezza.

Strappiamo via così tanto di noi per guarire in fretta dalle ferite che finiamo in bancarotta già a trent’anni. E abbiamo meno da offrire ogni volta che troviamo una persona nuova, ma forzarsi a non provare niente per non provare qualcosa…che spreco.

Il “coming out” del signor Perlman annega nell’amarezza del rimpianto, quella di chi purtroppo ha solo sfiorato, ed è rimasto in superficie.

Forse ci sono andato vicino, ma non ho mai avuto una cosa così. Qualcosa mi ha sempre frenato prima, si è messa di mezzo.

Per questo il padre, per quanto possa sembrare paradossale a Elio - che naufraga (e il suo naufragar non è ancora dolce in questo mare) nel ricordo ancora vivido della stagione delle pesche, dei giri in bicicletta, di quell’ossessione imbottigliata nell’afa della campagna, dell’estate, del primo amore – consiglia al ragazzo di non mettere da parte il suo dolore ma considerarne le risorse.

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Il padre in Chiamami col tuo nome
Il padre di Elio capisce che tra Elio e Oliver c'è (stato) qualcosa di speciale

È il dolore epico della letteratura, dell’amore, il dolore dei diciassette anni come andrebbero vissuti.

Per questo Elio è in grado di riportare tutti, come suo padre, a quel momento, che abbiamo vissuto o che avremmo voluto vivere. Non cambia molto, la sensazione di nostalgia è la stessa.

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