Climax, un party infernale nel film scandalo del regista Gaspar Noé

Autore: Tanina Cordaro ,

Mentre alla 72ª edizione del Festival di Cannes Gaspar Noé presenta il suo ultimo film - Lux Aeterna - in Italia siamo in attesa che arrivi il 13 giugno per vedere la sua opera precedente, Climax, film col quale il regista argentino ha conquistato il Premio Art Cinéma proprio a Cannes nel 2018.

Per i fan dello stile trasgressivo e provocatorio di Noé, l'arrivo al cinema di Climax è un evento da non perdere, chi invece non ha mai visto uno dei suo film (Irréversible, Enter the void, Love)  sarà l’occasione per recuperare. 

La trama del film

Mial Vision
Il poster di Climax, film scandalo del regista argentino Gaspar Noé

È il 1996 e una compagnia di ballerini francesi si prepara a una tourneé negli Stati Uniti. I venti giovanissimi danzatori che hanno superato le audizioni, tenute dal direttore creativo Emmanuelle (Claude Gajan Maull), sono un mix di razze e di generi accomunati da un enorme talento per la danza.

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Dopo giorni di prove, isolati in una sala di un vecchio collegio in disuso immerso in una foresta innevata, il gruppo decide di rilassarsi festeggiando con musica e sangria.  Mentre DJ Daddy suona classici come Supernature di Cerrone e Pump Up The Volume di MARRS, il seducente David (Romain Guillermic) flirta alle spalle della sua ragazza Selva (Sofia Boutella, Atomica Bionda), Ivana (Sharleen Temple) e Gazelle (Thea Carla Schott) stanno avendo problemi di coppia, mentre il piccolo figlio della coreografa viene subito portato a letto per permettere alla madre di godersi la festa.

L’atmosfera cambia quando alcuni ballerini cominciano a comportarsi in modo molto strano: qualcuno ha drogato la sangria, probabilmente con dell'LSD.

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È il caos, il gruppo perde il controllo, c’è chi si ferisce con un coltello, chi si trascina sanguinante fuori nella neve, chi litiga furiosamente e chi mette in atto i propri desideri sessuali finora repressi.

Mial Vision
Una scena della festa dei ballerini di Climax

Climax è un incubo collettivo, è la messa in scena del disordine, del selvaggio che, secondo il regista, fanno parte delle persone tanto quanto l’armonia e l’educazione.

Noé, che non ama essere definito un provocateur, ritrae il paradiso e l’inferno - la gioia e l’energia costruttiva della danza presente all'inizio del film e la crudeltà infernale della distruzione nella seconda parte - come due facce della stessa medaglia.

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Il film, realizzato in due settimane e basato sull'improvvisazione (tranne che per le coreografie), può scioccare ma non può non farsi ammirare per la bellezza della fotografia, per l’utilizzo perfetto della musica, per il piacere visivo che le riprese di Noé sono capaci di far esplodere nello sguardo dello spettatore.

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