Da Fuga per la vittoria a L'allenatore nel pallone, il cinema che gioca a calcio

Autore: Emanuele Zambon ,

Un rettangolo di gioco, una bandiera, un coro. E quel match in TV accompagnato da un "programma formidabile" casalingo fatto di Peroni gelata e rutto libero. Vive di emozioni, il cinema che gioca a calcio.

Nel weekend in cui riparte la Serie A, noi di NoSpoiler ricordiamo le pellicole che ruotano attorno ad uno degli sport più popolari. Goal, tifo e passione dietro cui si profilano drammi e risate raccontati da validi cineasti - uno su tutti, Ken Loach - e da abili mestieranti come Sergio Martino, padre di alcuni titoli cult del trash all'italiana.

Goal & risate

L'Italia è una Repubblica fondata sul calcio, vero e proprio catalizzatore di gioie e dolori dei tifosi. E il cinema nostrano, nel corso degli anni, è riuscito a fotografare i molteplici aspetti dello sport più amato dando vita a pellicole divenute di culto.

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È il caso de L'allenatore nel pallone, pellicola valorizzata dai guizzi di un Lino Banfi in stato di grazia, che si concede il lusso di denunciare alcuni storici mali calcistici, su tutti il pericolo "combine", con l'allenatore della matricola Longobarda Oronzo Canà convinto di essersi accordato per un pareggio con l'allenatore della Fiorentina, Giancarlo "Picchio" De Sisti. Curiosamente, qualche anno più tardi - nel '99 - Moacir Bastos detto Tuta (incredibile la sua somiglianza col bomber della Longobarda, Aristoteles) salirà alla ribalta per aver ingenuamente compromesso un presunto tentativo di pareggio tra Venezia e Bari.

Martino dirige poi un altra pellicola cult, che in origine era stata pensata come uno spin-off del film con Banfi (e prevedeva il comico pugliese nel cast): si tratta di Mezzo destro mezzo sinistro - 2 calciatori senza pallone, trash movie affidato alle trovate della coppia formata da Andrea Roncato e Gigi Sammarchi, il primo nei panni del bomber stagionato e donnaiolo Andrea Margheritoni, il secondo in quelli "del forte centrocampista della Marchigiana, Cesarini". La trama è esile, la qualità latita, ma alcune gag sono irresistibili così come alcuni personaggi: è il caso del sergente di ferro Fulgencio di Leo Gullotta, allenatore subentrato a stagione in corso teorico della "manovra de alleggerimiento". 

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"Scusi, chi ha fatto palo?"

A volte il calcio fa da sfondo a improbabili vicende personali. C'è chi è diviso fra l'amore per la squadra del cuore e la devozione al proprio direttore (il Pippo Franco de Il tifoso, l'arbitro e il calciatore) e chi è ingaggiato da un club di Serie A per fare da sosia ad un calciatore brasiliano afflitto da saudade (Alvaro Vitali in Paulo Roberto Cotechiño centravanti di sfondamento).

Può il pallone trasformarsi addirittura in una via crucis tutta da ridere? Certo che sì, chiedere per conferma al Massimo Boldi di Fratelli d'Italia, colpevole (solo) di aver dato un passaggio - lui tifoso sfegatato del Milan - a due ultrà romanisti. Non se la passano certo meglio l'Alberto Sordi de Il presidente del Borgorosso Football Club, patron improvvisato di una squadra di calcio romagnola, e il tris di personaggi con le fattezze di Diego Abatantuono protagonisti di Eccezzziunale... veramente.

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Al calcio sono poi legati alcune gag indimenticabili di Fantozzi, a cominciare da quell'Italia-Inghilterra in telecronaca diretta da Wembley in cui "tibie, nasi e nuche" alimentano la partenza più folgorante degli azzurri degli ultimi 170 anni. Osservato in TV ma anche praticato: il ragioniere col volto di Paolo Villaggio si cimenta pure con la partitella fra scapoli e ammogliati sotto un diluvio universale.

Il cinema italiano a tema calcistico è ottimo anche sul versante drammatico, come dimostra L'uomo in più, esordio dietro la macchina da presa di Paolo Sorrentino. Il regista de La grande bellezza incrocia in modo tragico i destini di due omonimi - Tony Servillo e Andrea Renzi - velatamente ispirati alle figure del cantautore Franco Califano e del calciatore Agostino Di Bartolomei. Il pallone, qui, è solo il contorno di un film di assoluto livello.

Con Ultrà, invece, il regista Ricky Tognazzi esplora il mondo suburbano del tifo più esagitato, raccontando drammi personali e piaghe sociali attraverso le figure di alcuni ultrà romanisti in trasferta a Torino. Claudio Amendola e Ricky Memphis si muovono con fare truce all'interno di un'opera che rispecchia alcuni casi di cronaca. Stesso discorso per 4-4-2 - Il gioco più bello del mondo, pellicola del 2006 divisa in 4 episodi in cui Valerio Mastandrea ricopre un ruolo molto simile a quello del "pugile" Bruce Willis di Pulp Fiction.

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Una delle scene finali di Ultrà

Calcio estero

Lontano dai confini nazionali il cinema ha quasi sempre optato per racconti favolistici e drammi a tinte forti: appartengono al primo genere titoli quali Sognando Beckham e Goal!, parabole in cui i protagonisti realizzano il loro sogno, quello di sfondare nel calcio.

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È però il tifo ad animare alcuni fra i più validi titoli del genere, tutti di produzione britannica: nel piccolo gioiello Il mio amico Eric la passione sfrenata di un tifoso del Manchester United sfocia nell'apparizione del suo idolo calcistico, Éric Cantona. Ken Loach dirige un'opera surreale, intima e amara, in cui il calcio è dipinto come una via di fuga dai fallimenti quotidiani. Il più bravo di tutti è proprio l'ex calciatore francese, che confessa nel film la sua (vera) gioia da professionista. Un indizio? Non è un goal.

Dai Red Devils ai Gunners: in Febbre a 90° il celebre romanzo di Nick Hornby prende vita in un susseguirsi di flashback e contemporaneità attraverso cui il Paul Ashworth di un giovane Colin Firth grida tutto il proprio amore per l'Arsenal, in un modo comprensibile solo a chi il calcio scorre nelle vene.

Hooligans distorce invece l'amore per lo sport attraverso le scorribande di un gruppo di ultrà del West Ham capitanato da Charlie Hunnam. 

Qual è invece la partita più emozionante trasmessa sul grande schermo? Senza dubbio quella fra Alleati e Germania disputatasi allo stadio di Colombes in Fuga per la vittoria di John Huston. Voti altissimi in pagella per la punta Pelè e per il portiere Sylvester Stallone, fenomenale para rigori.

Sylvester Stallone è il portiere Robert Hatch in Fuga per la vittoria

In questo piccolo viaggio semiserio all'interno del cinema pallonaro non abbiamo volutamente menzionato documentari ed opere dedicate a figure leggendarie del calcio (da PeléMaradona – La mano de Dios). Concedeteci un'eccezione: si tratta de Il maledetto United, con un formidabile Michael Sheen nei panni del vulcanico c.t. Brian Clough, antesignano dell'allenatore "mediatico" moderno, Special One prima ancora di Mourinho. Uno che una volta disse: "Roma non fu costruita in un giorno, ma io non ero lì". Perché il calcio è anche questo...

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