Decision to Leave, recensione: il cinema coreano colpisce ancora

Autore: Elisa Giudici ,

Parasite ha segnato veramente la svolta definitiva per il cinema coreano? All’indomani del risultato straordinario ottenuto agli Oscar dal film di Bong Joon-ho la risposta sembrava essere sì, ma solo qualche anno più tardi tocca ricredersi.

Decision to Leave, il film candidato dalla Corea del Sud agli Oscar 2023 non è infatti riuscito a ottenere una nomination nella categoria miglior film internazionale, considerata da molti non solo dovuta ma anche certa. Si mormorava anzi che il film avrebbe potuto ottenere altre menzioni, in altre categorie (qui tutte le nomination agli Oscar 2023).

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Una mancanza che attesta ancora una volta come gli spettatori statunitensi siano allergici ai sottotitoli e che conferma lo strano status registico di Park Chan-wook, regista coreano osannato all’estero sin dai tempi di Old Boy, amatissimo dai colleghi americani come Quentin Tarantino, ma che in patria lascia il pubblico freddo.

L’impressione è che Decision to Leave sia stato pensato, proprio come Parasite, per venire incontro ai gusti del pubblico internazionale e occidentale in particolare. Rimane una delle migliori uscite della settimana al cinema, probabilmente dell’intera annata. In questa recensione vi spiegherò perché è un film davvero da non perdere.

Di cosa parla Decision to Leave

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Quella al centro di Decision to Leave è la più classica delle detective story, che rende questo film un thriller di stampo poliziesco.

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Il protagonista della pellicola è un detective insonne, impegnato a risolvere omicidi e a catturare esponenti della criminalità locale. Sulla sua scrivania arriva un caso relativo a un incidente avvenuto in montagna. Un danaroso impiegato dell’agenzia dell’immigrazione è precipitato durante una scalata e la polizia deve accertare se si sia davvero trattato di un incidente. La principale sospettata in caso di omicidio sarebbe la giovane, bellissima moglie dell’uomo, un’immigrata cinese che lavora come infermiera a domicilio per anziani non autosufficienti. La donna però soffre di vertigini e per il giorno dell’incidente ha un alibi di ferro.

Il detective rimarrà invaghito dalla strana donna mentre la morte del marito di lei si rivela essere un suicidio…sarà andata davvero così?

Decision to Leave: il meglio del cinema coreano

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Uno degli aspetti più intriganti di Decision to Leave, quello che lo rende particolarmente apprezzato dal pubblico occidentale, è come faccia continuo riferimento ai maestri del giallo europeo.

In tanti hanno citato Alfred Hitchcock per come il film indaghi sul passato della sua femme fatale (interpretata da una splendida e bravissima Tang Wei), ricordando un po’ un grande classico del genere: Vertigo, la donna che visse due volte.

Anche in questo film l’investigazione è resa più difficile dall’attrazione che i due protagonisti provano l’uno per l’altra e che tentano di utilizzare a proprio favore.

Un altro regista che vorrei citare è David Fincher, quello delle sue prove più recenti.

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Decision to Leave è un film scritto e diretto con lo stesso controllo totale sulla storia. Tanto è vero che rivedendolo una seconda volta si notano una marea di elementi che anticipano il suo fulminante, indimenticabile finale.

Così come avviene in Gone Girl, Decision To Leave ha un protagonista maschile che tenta, con difficoltà, di capire quale sia la vera natura di un personaggio femminile enigmatico, sfuggente, intelligente e sempre pronto a farlo cadere in trappola.

Decision to Leave però è anche un film intrinsecamente coreano e dal gusto molto contemporaneo, a differenza del precedente film di Park Chan-wook Mademoiselle.

L’umorismo sottile che percorre anche i risvolti più tragici della vicenda, le considerazioni acute sulla vita matrimoniale dei protagonisti, il montaggio vertiginoso che rende le scene d’azione superiori a quelle della maggior parte degli action hollywoodiani faranno la gioia di chi ama il cinema asiatico.

L’immagine di copertina di questo articolo è tratta da Decision to Leave di Lucky Red

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Commento

cpop.it

100

Difficile trovare un singolo difetto a questo film: se amate il cinema coreano e il genere crime, non potete davvero perderlo.

Pro

  • Regia e montaggio strepitosi
  • Il caso poliziesco è ricco di veri colpi di scena
  • Tang Wei è la femme fatale perfetta

Contro

  • L’avvio del film è lento
  • Richiede molta attenzione
  • Non piacerà a chi non sopporta l’umorismo coreano
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