Disobedience, la recensione: morte e amore (proibito) all'ombra dell'ortodossia

Autore: Elisa Giudici ,

Doveva essere un esordio controllato nel mondo di Hollywood e dei film in lingua inglese, invece di fatto è diventato una prova della tenuta registica di Sebastián Lelio, regista cileno di belle speranze e notevole talento. Succede così quando, per uno scherzo del destino (e dell'Academy), il pupillo di Pablo Larraín lo batte sul tempo e vince il primo Oscar cileno nella categoria miglior film in lingua straniera. 

Cinema
Una scena di Disobedience
Leilo affronta la prova di Hollywood con convinzione ma senza brillare davvero

Non c'è Oscar che tenga per i registi stranieri: come Park Chan-wook e Stefano Sollima prima di lui, per entrare nel mondo degli studios Sebastián Lelio deve pagare pegno e dirigere un film non suo. Nella fattispecie si è ritrovato alla regia dell'adattamento del romanzo d'esordio della scrittrice inglese Naomi Alderman, Disobbedienza, risalente al 2007. Date le premesse e i nomi coinvolti, il progetto si presentava come particolarmente adatto alla sensibilità del regista cileno di Una donna fantastica, eppure non tutto va per il verso giusto. 

Ortodossia religiosa e cinematografica

Ben prima di raggiungere il successo internazionale con il suo incubo distopico Le ragazze elettriche, Naomi Alderman si era fatta già notare con il suo romanzo d'esordio dalla forte componente autobiografica Disobbedienza. Il libro racconta con rigore ma anche straordinaria sensibilità la vita in una comunità ebrea ortodossa nei sobborghi di Londra. A stupire nel suo intreccio è quanto sembri di vivere in un altro mondo, impermeabile per molti aspetti alla modernità tecnologica e sociale, pur svolgendosi la storia a pochi chilometri dal centro della metropoli inglese.  

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Per molte tematiche sulla carta questo è il film perfetto per Leilo, che riprende tematiche chiave della sua produzione. La protagonista Ronit Krushka (Rachel Weisz) è una fotografa di origini inglesi trasferitasi a New York, che torna nel suo paese natale dopo aver ricevuto la notizia che il padre è morto. La tematica del lutto era centrale in Una donna fantastica e qui ritorna prepotentemente. Pur non avendo contatti da anni con il padre (rabbino di fama internazionale) Ronit è decisa a partecipare ai riti religiosi che ne celebrano la memoria, anche se questo crea scompiglio nella comunità ortodossa che ha lasciato anni prima. 

Cinema
L'attrice Rachel McAdams in Disobedience
La performance di Rachel McAdams al fianco di Weisz e Nivola è stellare

È chiaro sin da subito che la sua partenza è stata di fatto una fuga dal padre e dai rigidi dettami della comunità dove è cresciuta. Quando chiede ospitalità all'amico e pupillo del padre Dovid Kuperman (Alessandro Nivola), Ronit trova un'inquilina inaspettata ad attenderla. È stato proprio lui a sposare l'amica d'infanzia Esti (Rachel McAdams). Con Dovid ed Esti Ronit formava un trio inseparabile, dietro cui però si nasconde un segreto taciuto eppure noto a tutti nella comunità: le due ragazze provavano un'intensa attrazione reciproca. Il ritorno di Ronit riaprirà quindi vecchie ferite, con esiti inaspettati sulle vite dei tre protagonisti. 

Oppressione e liberazione

In mano a un regista meno sensibile di Leilo sarebbe stato facile calcare la mano sulle numerose costrizioni che l'ortodossia ebraica impone sulla vita dei suoi fedeli e in particolare su quella delle donne. Il regista cileno invece riesce a rendere appieno lo spetto emozionale e drammatico di questa piccola comunità ebraica: per Ronit è asfissiante e opprimente, ma per Dovid è l'unico mondo possibile, il più giusto. 

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Più sfumata, anche grazie a una performance impressionante di Rachel McAdams, è la posizione di Esti. Da una parte il suo è un matrimonio combinato dal rabbino nel tentativo di "farla rinsavire", dall'altro lei ama il suo lavoro d'insegnante e la serenità che le regala una vita regolata in ogni suo aspetto dalla religione. Nella comunità ritratta da Disobedience ci sono certo dei personaggi bacchettoni, ma anche fedeli che comprendono anche la posizione "ribelle" di Ronit. A sua volta la protagonista appare spesso superficiale nei suoi giudizi e non così indipendente dalla comunità e dalla figura del padre come vorrebbe far credere. A dispetto di tutto per lei il giudizio paterno (anche da morto) è fondamentale. 

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Il tocco di Leilo - bravissimo nel ritrarre un'attrazione omosessuale senza cadere nelle trappole dei drammone gay anni '90 - è sensuale e sentimentale allo stesso tempo, sempre pienamente in controllo. In una scena due personaggi hanno un amplesso e il regista riesce a rendere romantico e pregno di sentimento uno soggetto che lascia colare languidamente la propria saliva nella bocca dell'altro. È un passaggio che viene difficile immaginare diretto dai colleghi statunitensi, sia per la sua carica erotica sia per la sua mancanza di voyeurismo. 

Cinema
Alessandro Nivola nei panni di Dovid
Tra ortodossia e sentimento, Disobedience colpisce ma non stupisce

Un'altra scelta sorprendente del film è come venga ritratto il personaggio di Dovid. Dovrebbe essere il marito oppressore che imprigiona Esti, eppure nelle mani di Leilo diventa un personaggio infinitamente più complesso, autenticamente spirituale. Dovid matura enormemente di fronte alla crisi del suo matrimonio, come persona e come fedele, attraverso la sofferenza dell'uomo tradito: anche la prova di Nivola è memorabile.  

Eppure qualcosa manca in questo film, la cui sceneggiatura sembra scritta apposta per adattarsi alla sensibilità di Leilo. Latita l'ardore, l'audacia visionaria di questo cineasta. I toni marroni e grigi che la fotografia imprime al film per sottolineare la mancanza di colore (letterale e metaforica) nella comunità di Dovid ed Esti finiscono per appannare anche il lavoro brillante di Leilo, che rimane più distaccato del solito. 

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Disobedience è nei cinema italiani dal 25 ottobre 2018.

Commento

cpop.it

70

Sebastián Lelio fa il suo esordio in lingua inglese con un romanzo di successo interpretato da due attrici capaci e belle: controlla bene, forse troppo. Disobedience va a segno ma non graffia mai.

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