Dumbo, che vola oltre i pregiudizi: la recensione del classico Disney del 1941

Autore: Cristina Migliaccio ,

C’era una volta un dolce cucciolo d’elefante che insegnò a tutti come trasformare le proprie debolezze in un’arma vincente.

Datato 1941, Dumbo (che in lingua italiana è stato tradotto con Dumbo – L’elefante volante, ma in realtà ha continuato a mantenere il nome originale nell’uso popolare) è uno dei classici d'animazione Disney più amato da grandi e bambini, ispirato ai racconti di Helen Aberson e illustrati da Harold Pearl.

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Seguendo l’esempio di Cenerentola e La bella e la bestia, anche Dumbo tornerà nelle sale cinematografiche (il 29 marzo 2019 in Italia) in chiave live-action grazie a Tim Burton.  

Dumbo, la storia del cucciolo d’elefante

La storia ha inizio con la signora Jumbo in attesa del suo cucciolo d’elefante. La sequenza d’apertura del cartone animato è tanto triste quanto poetica, perché tutte le famiglie di solito celebrano l’arrivo dalla cicogna, eccetto la signora Jumbo.

Il piccolo Dumbo riceve sin da subito un trattamento diverso, perché consegnato da una cicogna speciale (in ritardo sulla tabella di marcia). I suoi grandi occhi azzurri, così dolci e innocenti, vengono completamente ignorati dalle elefantesse nel momento in cui spuntano fuori due enormi orecchie. Il pregiudizio è lampante ma nulla può ostacolare l’amore di una madre, così innamorata di quel cucciolo da vedere soltanto una straordinaria bellezza e non quelle goffe e lunghe orecchie.

Purtroppo, l’amore materno non può contagiare il resto del mondo. La signora Jumbo è un esempio di come la forza materna sia la più forte e primordiale di tutte. La mamma di Dumbo non ha un compagno su cui fare affidamento, deve fare forza soltanto su sé stessa e combattere per il suo cucciolo ad ogni costo. E pensare che erano gli anni ’40, un periodo in cui era difficile immaginare una madre sola ed emancipata capace di crescere in autonomia il proprio bambino. Eppure, Disney ha preso un concetto poco comune per l’epoca e l’ha reso protagonista di una delle pellicole più commoventi che abbia mai prodotto in tanti anni di onorata carriera.

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Ciò che affascina di Dumbo è la storia tessuta sulle note musicali (non a caso, il film ha vinto il Premio Oscar nel 1942 per la miglior colonna sonora). Ogni risvolto narrativo è accompagnato da un brano musicale che ne risalta lo stato d’animo: alzi la mano chi non ha mai pianto dinanzi mamma e figlio che si stringono con la proboscide sulle note di "Bimbo mio".

Non c’è niente di più dolce e sconvolgente di due anime separate che non possono vedersi e che, con un solo tocco, ricuciono i pezzi del cuore sulle note di una canzone. 

La scena, per quanto toccante, nasconde il vero segreto del successo del film: Dumbo doveva essere separato dalla madre, altrimenti non avrebbe mai incontrato Timoteo; di conseguenza, non avrebbe mai dovuto elaborare la sofferenza dettata dalla separazione e non avrebbe mai avvertito il bisogno di mettersi alla prova, come invece ha fatto. 

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Timoteo è il mentore dell'elefantino e rappresenta il classico aiutante delle fiabe sotto forma di topolino che comprende bene il disagio di sentirsi fuori posto. Nonostante la sua piccola dimensione, Timoteo è la fonte di coraggio di cui Dumbo ha bisogno.

Ed è proprio grazie a Timoteo che Dumbo accidentalmente va incontro al primo sorso di vino. Un’esperienza che genera il fenomeno degli elefanti rosa, una sequenza armoniosa e particolare che è rimasta impressa nella cultura popolare.

Dumbo è una storia di riscatto, che trae forza dalle debolezze per plasmarle in un successo. La solitudine è un’arma di distruzione tanto quanto i pregiudizi, ecco perché grazie al supporto dell’amico Timoteo, Dumbo è riuscito a rialzarsi dalle proprie disfatte. Questo film d’animazione insegna i valori più puri e importanti della vita stessa: l’amore (di una madre per il figlio) e l’amicizia.

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A differenza di “Biancaneve e i sette nani”, uscito nel 1937, in cui Disney ha raccontato la classica fiaba d’amore di un principe che risveglia a suon di baci una principessa, in Dumbo l’approccio è stato completamente diverso: la storia d’amore c’è ed è quella tra madre e figlio, perché non c’è niente di più vero e forte dell’amore di una madre disposta a tutto, persino a farsi rinchiudere, pur di proteggere e riscattare il proprio bambino.

Ed è anche per questo che Dumbo è ancora un film attuale, perché oggi le donne non vogliono più il principe azzurro in sella al cavallo bianco pronto a soccorrerle. Oggi le donne hanno tutto ciò che occorre per cavarsela egregiamente da sole, proprio come la signora Jumbo.

Le elefantesse, simbolo di frivolezza e pura vanità, rappresentano il marcio della società, la critica facile, la pochezza interiore di coloro che non riescono a guardare oltre la punta del proprio naso e non comprendono che c’è molto di più oltre l’apparenza.

Disney
Dumbo cammina dietro Timoteo
Dumbo e Timoteo

A distanza di 78 anni, Dumbo riesce ancora a a raccontare la triste piega che ha preso il nostro mondo. Seppur in modo molto utopistico, Dumbo è un elefante che vola. Gli elefanti – come ben sappiamo - non volano eppure, grazie alle sue enormi orecchie, Dumbo ci riesce. Ma quanto può durare? Una volta cresciuto, quell’elefantino potrà ancora volare o le condizioni dettate dalla natura stroncheranno i suoi momenti di gloria? La morale che Disney vuole impartire con questi esperimenti animati è utile a capire che non tutto il male viene per nuocere, ma si sofferma poco sulle eventualità future.

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L’happy ending è fine a sé stesso perché, se potessimo sbirciare nel futuro di Dumbo, probabilmente lo troveremmo con le zampe ben ancorate al terreno. Questo significa che tutti i sogni son destinati a morire dopo l’infanzia? Certo che no, però Dumbo ha spiccato il volo nel momento di maggiore difficoltà, si è fatto forza di sentimenti negativi e li ha plasmati in un cielo azzurro con le nuvole bianche. Ma quando sarà grande, la tempesta gli piomberà addosso. Sarà in grado di volare anche allora?

Ciò non toglie che Dumbo sia un esempio che giova alla mente del bambino perché insegna a non mollare, a rialzarsi se qualcuno ci butta per terra e a credere in noi stessi. L’adulto forse è caduto fin troppe volte, per poi rialzarsi con le ginocchia sbucciate, per credere ancora agli elefanti che volano.

Dumbo racconta del riscatto sociale, di un emarginato che fa della sua sfortuna la più grande vittoria. Dumbo è l’esempio di come i film d’animazione Disney offrano sempre una piccola lezione di vita, motivo per cui tutti i bambini dovrebbero crescere guardandoli e, nel caso di Dumbo, in compagnia di qualche adulto meno cinico e più sognatore.

Dumbo ci insegna che non bisogna piangersi addosso ma che bisogna trovare il modo di riscattarsi, perché il mondo non ci regalerà mai nulla: dobbiamo essere noi in grado di dimostrare quanto valiamo.

Commento

cpop.it

95

Dumbo vola perché vuole riscattarsi e Disney ha scelto tematiche forti, ancora attuali, per darci una lezione di vita, seppur con un tocco utopistico.

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