È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino è il film italiano più bello del 2021: la recensione

Autore: Elisa Giudici ,

Sembra incredibile a dirsi nel 2021, ma c'è stato un lungo periodo in cui Paolo Sorrentino è stato uno dei registi italiani più promettenti e più ignorati dal grande pubblico. Dall'esordio con L'uomo in più (2001) fino all'esplosione con Il Divo (il suo ritratto di Andreotti nel 2008), Sorrentino era un illustre sconosciuto nel suo Paese, laddove già in Francia e in America era riverito e amato. Una storia non così unica: basti pensare alla parabola simile compiuta da Luca Guadagnino appena qualche anno più tardi.

A vent'anni dai suoi primi passi nel mondo della regia, dopo l'Oscar e dopo il sodalizio con Toni Servillo, dopo aver messo su famiglia ed essere diventato il più accreditato successore di Federico Fellini a livello internazionale, Paolo Sorrentino tira fuori dal cappello un film davvero inaspettato e francamente bellissimo, in cui al centro c'è sé stesso, la radice del suo cinema e della sua persona. Il regista ha più volte dichiarato in tono scherzoso che con È stata la mano di Dio affronta un passato di quelli che in genere vengono fuori sul lettino dello psicanalista, preferendo farsi pagare per farlo piuttosto che pagare qualcuno per parlarne.

È stata la mano di Dio È stata la mano di Dio Il diciassettenne Fabietto Schisa è un ragazzo goffo che lotta per trovare il suo posto nel mondo, ma che trova gioia in una famiglia straordinaria e amante della vita. Fino ... Apri scheda

Il cinema è ricco di confessioni a cuore aperto: dallo stesso Federico Fellini e le sue Amarcord ad Alfonso Cuarón con Roma, senza dimenticare Pedro Almodóvar con Dolor y Gloria, passando per Kenneth Branagh che quest'anno propone un'operazione simile in Belfast. Quando un grande autore mette a nudo sé stesso, raramente lascia indifferenti. Lo stesso vale per Sorrentino, che dopo qualche pellicola poco ispirata, tira fuori uno dei lungometraggi migliori della sua carriera

La trama di È stata la mano di Dio

Ambientato nella Napoli magica e feroce dello scudetto del 1984, È stata la mano di Dio racconta l'ultima estate da adolescente di Fabietto Schisa (Filippo Scotti), un ragazzino partenopeo figlio di un quadro bancario e di un'allegra casalinga che attende con ansia l'arrivo di Maradona in città. Fabietto trascorre una lunga estate insieme al parentado allargato, ricchissimo di figure carismatiche e talvolta surreali. In primis la bellissima zia Patrizia (Luisa Ranieri), la cui infertilità tormentata le ha via via tolto il lume della ragione. 

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Irrequieto come ogni adolescente, sensibile e spensierato, Fabietto vive in prima persona piccole gioie e grandi drammi della sua famiglia, capitanata dal padre Saverio (Toni Servillo) e dalla madre Teresa Saponangelo (Maria Schisa): una coppia affiatata e ricca di rituali d'amore e d'affetto, ma capace anche d'improvvisi chiaroscuri.

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Toni Servillo e Filippo Scotti
Sorrentino ha voluto che fosse l'amico e musa Toni Servillo a interpretare suo padre

A differenza del fratello privo di perseveranza, Fabietto non sa ancora cosa voglia fare della propria vita, ma appare acuto e determinato. Un grave evento lo costringerà a diventare adulto all'improvviso, scoprendo nel cinema la strada per prendere decisioni nette e andare attivamente a caccia del suo futuro, grazie a una serie di figure familiari e professionali (il regista Antonio Capuano) che lo aiuteranno a diventare adulto in fretta. 

Perché È stata la mano di Dio è il miglior film italiano del 2021

L'Italia non poteva trovare miglior candidato nella corsa agli Oscar di È stata la mano di Dio: un film in cui Paolo Sorrentino compie un'enorme maturazione stilistica, facendo i conti con una storia davvero personale. Ciò che accade a Fabietto, l'apice drammatico del film così come tanti piccoli episodi del suo parentado, sono la versione cinematografica della vita di Sorrentino stesso, che ha dichiarato di aver fatto questo fim per far capire ai propri figli (e forse al proprio pubblico) perché sia talvolta così schivo e introverso. 

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Non solo: attraverso Fabietto si possono rileggere molti personaggi sorrentiniani, a partire da Jep Gambardella, una versione cinica e distaccata del ragazzo e di Sorrentino. Senza il cinismo, senza il distacco, Sorrentino affronta un'operazione molto dolorosa e a cuore aperto, che però libera il campo da certi manierismi e orpelli che ultimamente avevano appesantito il suo cinema. 

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Paolo Sorrentino sul set
Il film è meno manieristico e opulento dei suoi precedenti lavori, ma altrettanto maestoso

Non dovendo più dimostrare il suo talento, Sorrentino trova uno stile più diretto ed essenziale, ma non per questo meno grandioso o memorabile. Ad aiutarlo e talvolta sostenerlo in un'indagine dentro sé stesso dolente c'è Toni Servillo, applauditissimo protagonista che gli fa da padre dentro e fuori dallo schermo. Non da meno è la strepitosa Teresa Saponangelo nei panni della madre di Fabietto, così come il giovanissimo premio Marcello Mastroianni Filippo Scotti, che davvero dà una grande prova. 

Difficile trovare difetti in un film che più di tutto restituisce l'esperienza autentica di una vita adolescenziale, la gioia cristallina e pura e la necessaria rottura del felice equilibrio infantile per entrare nel mondo degli adulti. Tutto funziona alla perfezione e sa divertire e graffiare, se necessario. L'unica pecca del film, proprio a voler essere puntigliosi, è una Luisa Ranieri di sicura avvenenza ma fallace espressività, a differenza del resto del cast davvero strepitoso.

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La famiglia Scotti nella cucina tirolese
La famiglia Scotti porta su schermo quella vera di Sorrentino

È stata la mano di Dio sarà nelle sale a partire dal 24 novembre 2021 e dal 2 dicembre su Netflix, che ha prodotto il film. 

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Commento

cpop.it

90

Paolo Sorrentino racconta sé stesso e ritrova il suo cinema ai massimi livelli: È stata la mano di Dio ha una nuova essenzialità che lo rende ancora più grande come regista.

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