Fuga per la vittoria: ecco il cast ideale per il remake di Jaume Collet-Serra

Autore: Emanuele Zambon ,

Se fossero scappati in quell'intervallo del primo tempo, avrebbero perso molto più che una partita. In ballo non c'era solo l'onore, ma un turbinio di sentimenti fiaccati da guerra e prigionia. Ma soprattutto c'era la volontà di rappresentare quella parte di mondo che ripudiava i totalitarismi e le loro svastiche.

Fuga per la vittoria è una delle massime espressioni del cinema calcistico, uno dei film sportivi più famosi di sempre. Racconta di un'improbabile partita di calcio - seppur ispirata ad un vero incontro di football conosciuto come "la partita della morte" - tra ufficiali tedeschi e una rappresentativa Alleata.

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La pellicola del 1981, diretta da John Huston, vanta un cast stellare che vede attori professionisti come Sylvester Stallone, Michael Caine e Max von Sydow venire affiancati da stelle del calcio dell'epoca, tra cui il leggendario Pelé.

Il remake di Fuga per la vittoria

Lorimar Film Entertainment
Stallone, Caine, Pelé e il regista Huston sul set del film

È notizia di questi giorni che verrà realizzato un remake di Fuga per la vittoria, affidato al catalano Jaume Collet-Serra, conosciuto, oltre che per il sodalizio con Liam Neeson (i due hanno girato insieme thriller adrenalinici come Unknown - Senza identità e Run All Night), anche per il dimenticabile sequel di Goal! del 2007. Una certa dimestichezza col calcio dovrebbe quindi averla, di sicuro si troverà a suo agio sotto l'aspetto del ritmo e dell'azione che una pellicola del genere offre.

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Nell'originale, dall'incontro tra un maggiore della Wehrmacht (Il Von Steiner di Max von Sydow) e un ufficiale britannico (Il Colby di Michael Caine) nasceva l'idea di far disputare una partita di calcio fra prigionieri di guerra e ufficiali tedeschi di una base confinante col campo di detenzione. L'Alto comando del Reich, venuto a sapere del match, lo trasformava poi in un evento di propaganda per glorificare ancor di più la macchina bellica agli ordini del Führer, spostando il luogo dell'incontro da un anonimo campo di provincia allo stadio di Colombes a Parigi, fornendo inconsapevolmente l'assist agli Alleati per una fuga propiziata dalla Resistenza francese.

Fuga per la vittoria abbina il racconto di guerra allo spirito sportivo, scegliendo il campo da calcio come trincea ideale del conflitto. Certo, la sceneggiatura appare un po' troppo arrangiata, ma il film ha il fascino irresistibile del cult, vuoi per il carisma dei protagonisti, vuoi soprattutto per le star del football che compaiono, dall'icona inglese Bobby Moore al talento argentino Osvaldo Ardiles, ai tempi reduce da una vittoria ai Mondiali, quelli del '78 giocati in casa dalla Selección.

Inutile dire, quindi, che il compito a cui è chiamato Collet-Serra appare piuttosto arduo. Scomodare un film di culto come quello di Huston significa andare incontro ad una possibile figuraccia (del resto, è capitato a tanti remake e reboot di questi anni). "Campo duro, gioco duro", proprio come direbbe il Fernandez di Pelé nel film, autore della rovesciata cinematografica più bella di tutti i tempi.

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Detto che buona parte del cast originale di Fuga per la vittoria è ancora in vita (ma certo faticherebbe a stare sul rettangolo di gioco), eccezion fatta per Bobby Moore, Kazimierz Deyna, Daniel Massey e Co Prins, tutti deceduti prematuramente, il remake di Collet-Serra dovrebbe puntare in primis su un cast di assoluto livello che sappia amalgamare attori e sportivi.

Per ll ruolo di colui che chiede sempre "dove posizionarsi per il calcio d'angolo", ovvero l'Hatch di Sly, i nomi che farebbero al caso sono quelli di Jason Statham o Tom Hardy, sex symbol come lo Stallone dell'epoca ma, proprio come Sly, volti sporchi da battaglia e non bellocci metrosexual. Il capitano Colby, invece, leggenda del West Ham e della nazionale inglese che vede la propria carriera spezzata dalla Seconda Guerra Mondiale, è un ruolo che richiede un attore non più giovanissimo (Caine all'epoca era più vicino ai cinquanta che ai quaranta, e quindi leggermente fuori parte) ma comunque prestante: il pensiero va a Hugh Jackman, che in quanto a carisma se la gioca con Liam Neeson, feticcio di Collet-Serra ma forse troppo in là con l'età. L'attore di Io vi troverò potrebbe comunque ricoprire un ruolo ex novo, quello dell'allenatore della squadra degli Alleati, oppure uno degli ufficiali britannici.

Universal Pictures
Michael Fassbender in una scena di Bastardi senza gloria

Il Maggiore Von Steiner necessita di un attore di mezza età (e quindi bye bye a Daniel Brühl, che usa collezionare ruoli da nazista come le massaie collezionano i punti della spesa): per non far rimpiangere l'eleganza e l'aplomb di von Sydow la scelta potrebbe ricadere su nomi del calibro di Michael Fassbender e Daniel Craig, desideroso di smarcarsi definitivamente dal personaggio di 007. Per quanto riguarda l'irriverente Col. Waldron (impersonato nell'originale dal brillante Daniel Massey), la scelta più naturale sarebbe quella di affidarne la parte ad un baffuto Benedict Cumberbatch.

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E veniamo alle stelle del calcio. In Fuga per la vittoria erano presenti campioni in attività (Hallvar Thoresen e John Wark) e professionisti che avevano appeso gli scarpini al chiodo di recente, come l'inglese. Soprattutto, era forte la matrice britannica del team Alleato, vuoi perché nel '42 l'Inghilterra era ancora la patria del calcio e perché l'Italia non poteva certo essere schierata, per evidenti motivi storico-politici. È anche vero che la nazionalità dei personaggi del film era in molti casi differente da quella dei calciatori (vedi Pelé, il cui Fernandez era di Trinidad).

E allora via col toto calciatore: chi meglio di Steven Gerrard a ricoprire la mediana? Come non ingaggiare Sol Campbell per blindare la difesa? Se si parla, poi, di stelle del calcio con un certo appeal nel cinema, ecco allora che i nomi di David Beckham (reduce da un piccolo ruolo in King Arthur - Il potere della spada), Vinnie Jones (il duro dei film di Guy Ritchie) e di Éric Cantona, già amico per Loach sul grande schermo, sono quelli giusti. La stella della squadra, per non interrompere la tradizione verdeoro, potrebbe essere il funambolico Ronaldinho. Perché, poi, rinunciare ad uno che in questi anni ha dimostrato di avere un certo feeling con la macchina da presa, ovvero Francesco Totti?

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