Game of Thrones: l'orizzonte morale del Trono di Spade nel finale

Autore: Chiara Poli ,

Non è bello citare se stessi, ma in questo caso le parole che ho usato nel mio libro su Il Trono di Spade riassumono alla perfezione il senso di questa riflessione sul finale di serie.

Ci sono due elementi che bisogna stabilire con la massima accuratezza quando si crea una storia: le regole morali che la connotano e la personalità dei personaggi che a quelle regole dovranno sottostare (o infrangerle, o cercare di eluderle).

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L'ultimo episodio di Game of Thrones, trasmesso in contemporanea con gli USA stanotte da Sky (andrà in onda stasera in lingua originale, sottotitolato in italiano, ed è già disponibile on demand), ha chiuso la storia nell'unico modo possibile: ristabilendo l'equilibrio morale.

Tre semplici regole

Le regole morali dell'universo fantasy creato da George R.R. Martin con i suoi romanzi sono poche e semplici.

Regola numero uno: i conti in sospeso, prima o poi, vanno pagati. Si può rimandare uno scontro anche per anni, ma prima o poi tutti i nodi vengono al pettine.

Regola numero due: il tradimento viene punito con severità, indipendentemente dal fatto che sia un tradimento sentimentale, economico o legato alla lealtà.

Regola numero tre: la giustizia è arbitraria e, nella maggior parte dei casi, è sinonimo di vendetta.

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Ci sono altre declinazioni di queste regole (la crudeltà fine a se stessa si paga sempre con la vita, e il finale di serie l'ha dimostrato, così come ogni tipo di eccesso finisce per presentare il conto), ma tutti i grandi eventi narrati dalla serie possono essere ricondotti a queste tre semplici regole.

Fino al momento in cui, appunto, l'orizzonte morale dei Sette Regni (e oltre) cambia: la regola sulla giustizia si modifica, proprio grazie alla fermezza delle altre due regole, e il mondo che attende i protagonisti è un mondo nuovo.

Carico di scoperte, speranza, territori inesplorati. In ogni senso.

Silenzio

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Game of Thrones: 8x06
Game of Thrones: un'immagine dall'ultimo episodio
L’ultimo episodio, il finale di serie di Game of Thrones, si apre con un lungo, assordante silenzio.Il silenzio fra le vie di Approdo del Re, mentre Tyrion, Jon, Davos e gli altri sopravvissuti si aggirano in mezzo alla devastazione, alle fiamme che ancora non si sono spente, ai corpi martoriati.Sappiamo che ogni scelta presenta il conto. Che la crudeltà fine a se stessa, la stessa che era già costata la vita a tanti altri - a cominciare da Joffrey - non può restare impunita.Il silenzio assordante è quello dei morti bruciati, dei tanti innocenti a cui la Distruttrice di Catene è convinta di aver restituito la libertà attraverso la morte.Lo dice ai suoi uomini, celebrando una vittoria per cui c'è ben poco di cui gioire, nel corso del suo primo discorso da regnante.Nella sua ormai distorta visione del mondo, Daenerys è convinta di aver liberato gli oppressi di Approdo del Re dalla tirannia, e annuncia che farà altrettanto con tutti i popoli del mondo conosciuto. Il prezzo per la libertà, dunque, è la morte… E allora a cosa serve essere liberi?

Il nostro faro

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Game of Thrones: Tyrion
Game of Thrones: Tyrion Lannister
Nell'orizzonte morale de Il Trono di Spade, la nostra guida è sempre stata Jon Snow. Leale, giusto, pronto a fare la scelta giusta a costo di spezzare il proprio cuore.Tentenna, in questo finale di stagione, prima di fare ciò che deve, in una scena che ricorda tanto il secondo finale di stagione di Buffy (quando la Cacciatrice è costretta a uccidere Angel, pur amandolo, per salvare il mondo).Jon Snow salva il mondo dalla tirannia uccidendo Daenerys Targaryen. Salva il mondo uccidendo la donna che ama. Sfida l'ultimo drago rimasto, e la certa condanna a morte da parte degli Immacolati, per fare la cosa giusta.Ma non ci arriva da solo: è il vero, unico faro morale della serie, a spingerlo a fare la cosa giusta.Tyrion Lannister è un uomo che per tutta la vita è stato disprezzato, deriso, insultato dalla sua stessa famiglia. Non ha conosciuto l'affetto famigliare, se non grazie a Jaime, eppure ne comprende il grande valore. Ha passato anni a frequentare bordelli, bere vino e sperperare il denaro di famiglia.Ha tradito, ha commesso crimini orribili, ha ucciso il proprio padre e strangolato la donna che amava.Eppure, la nostra guida nell'orizzonte morale di Game of Thrones è lui, è sempre stato lui.Perché Tyrion Lannister è l'iincarnazione stessa dell'imperfezione umana: racchiude in sé gli istinti più bassi, primordiali e crudeli, e la più grande saggezza e illuminazione.Ecco perché è lui, e solo lui, a dare vita al nuovo mondo. Quello in cui la giustizia non sarà più arbitraria, perché a determinarla sarà l'unico degno di regnare: Bran Stark. Il Corvo a Tre Occhi.

L'importanza della conoscenza

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Game of Thrones: Bran
Game of Thrones: Bran nell'ultimo episodio
Tyrion, nel suo illuminante discorso al cospetto dei rappresentanti di tutte le casate più importanti di Westeros, indica Bran come il depositario della storia.Non c'è nulla di più potente, al mondo, di una buona storia.Con questa frase, Tyrion riassume il senso stesso della saga, la sua autocelebrazione (che ci sta, benissimo) e la scelta di Bran per guidarli in un mondo finalmente giusto.Colui che tutto sa, tutto ricorda e tutto vede, è l'unico davvero in grado di compiere la scelta più saggia.Mentre Sam propone - ottenendo in cambio derisione e grasse risate - la prima forma di democrazia, Tyrion ne ottiene una: saranno i rappresentanti delle Case di Westeros a scegliere i re, da ora in poi.La crudeltà, le sanguinose lotte, i tradimenti e i complotti per sedere sul trono, d'ora in poi non hanno più ragione d'esistere.Perché Tyrion Lannister, uomo imperfetto e più ricco, forse, di difetti che di pregi, ha cambiato l'orizzonte morale del mondo.

Il Trono di Spade

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Game of Thrones: Jon con Arya
Game of Thrones: Jon con Arya nel finale
Non sappiamo perché Drogon risparmi Jon Snow. Forse lo riconosce come un Targaryen, quindi non può ucciderlo. Forse sa che sua Madre lo amava.Sappiamo, però, che risparmiando Jon e dando fuoco al Trono di Spade, Drogon - un animale - distrugge con le fiamme il simbolo di quel potere che Tyrion, in seguito, avrebbe decostruito con la ragione.Drogon distrugge ciò che gli ha portato via sua madre. Il simbolo per eccellenza di questo mondo viene ridotto a una colata di acciaio.Perché? Perché se non sarà di sua madre, non sarà di nessuno. Al tempo stesso, è stato quel trono a causare la morte di Daenerys, perciò va distrutto.Il simbolo del potere - quello conquistato con il sangue e la crudeltà - dev'essere distrutto affinché il mondo possa davvero rinascere.E a pensarci è un animale, un drago, una creatura che per secoli era stata estinta. Perfino un animale ha gli elementi sufficienti per capirlo: il potere, così come il Trono di Spade lo aveva simboleggiato per secoli, è causa di tutti i mali.
Per sopravvivere il mondo deve cambiare. La gente deve cambiare. Drasticamente.

Il messaggio è fin troppo evidente: se vogliamo sopravvivere, dobbiamo smettere di ucciderci fra noi e perseguire l'unico ideale sostenibile, quello che Jon tanto voleva: la compassione.

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