Game of Thrones: quando l'inverno arriva davvero, tutto cambia

Autore: Chiara Poli ,

Per sei lunghi anni ce l’hanno ripetuto: "L'inverno sta arrivando".

Il monito-tormentone di Game of Thrones ci ha perseguitati, terrorizzati, preparati ad aspettarci qualcosa di completamente diverso da quanto avevamo conosciuto fino a quel momento. E così è stato.

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Perché ora l’inverno è arrivato e nella serie TV tratta dai romanzi di George R.R. Martin - con la prima stagione composta principalmente da materiale originale - tutto è cambiato.

L'aspetto epico della narrazione è al culmine. Sia perché la tanto attesa guerra (per il trono di spade e per la sopravvivenza, contro gli Estranei) è iniziata, sia perché l’inverno ha trasformato questa settima stagione in qualcosa di diverso.
Ogni scena, incluse le frequenti scene di puro dialogo, ha un sapore diverso.

Arya
Arya Stark

Attenzione: seguono due esempi tratti dall'episodio 7x06.

Show hidden content Nel sesto e penultimo episodio, trasmesso in Italia da Sky Atlantic ieri sera in lingua originale, il confronto-scontro fra Sansa e Arya, da sempre sorelle-nemiche, ne è un esempio perfetto.Sulla balconata affacciata sul cortile di Grande Inverno l'azione è inesistente. Ci sono solo due attrici, molte parole, un confronto perfetto. Da manuale di sceneggiatura.E nei manuali di sceneggiatura ti insegnano ad accompagnare sempre le parole a delle azioni, soprattutto a supporto di un dialogo così lungo. Ma qui il confronto è talmente atteso, teso e carico di emozioni che non serve.Allo stesso modo, la battaglia - la più spaventosa vista finora nella serie - fra Jon Snow e i suoi compagni d’avventura contro l’esercito del Re della Notte, ha cambiato le regole del gioco.Fin da quello stallo al centro del lago ghiacciato, sapevamo tutti che solo i draghi avrebbero potuto sbloccare la situazione. Ma, da un’intuizione alla perfezione della messa in scena, la strada era insidiosa e irta di possibili errori. Tutti accuratamente evitati.

Cersei sul trono di spade
Cersei e Jaime Lannister

Ho studiato a fondo sia i romanzi di Martin, sia la serie TV che Benioff e Weiss ne hanno tratto, per scrivere il mio libro sul trono di spade. E vedendo gli episodi di questo settimo ciclo non posso che rafforzare la mia prima impressione: la struttura narrativa è cambiata.

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Non in modo improvviso, né in modo casuale: tutto è stato studiato. L'arrivo dell'inverno non era stato solo a lungo annunciato, era stato anche accuratamente preparato.

Grazie al percorso evolutivo dei personaggi, alcune fra le figure più amate dal pubblico - ma soprattutto più rappresentative di come ciò che non ti uccide ti renda più forte - stanno tenendo le redini del gioco.

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Daenerys Targaryen, Arya Stark, Jon Snow, Sansa Stark, Sam Tarly... Senza dimenticare Jaime Lannister e Jorah Mormont: i protagonisti stanno dimostrando che l’esperienza è l’unica, vera maestra di vita. E dalle loro esperienze hanno tratto nuova forza, nuove convinzioni, nuove prospettive.

Il mondo cambia perché cambia chi lo abita. L’inverno è arrivato, insieme a tutto ciò che le stagioni precedenti hanno promesso.

Il trono di spade: il Re della Notte
Gli estranei comandano un esercito di morti

La fede - una delle tematiche principali dell’opera di Martin, declinata in un’infinità di modi diversi - resta al centro di un racconto corale in cui, ora, tutti i personaggi hanno capito che devono credere prima di tutto in loro stessi.

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Perfino Sansa Stark, personaggio-simbolo di quella fragilità che il contesto medievale vorrebbe attribuire alle donne (quando, in realtà, sono proprio le donne a determinare il corso degli eventi, nel continente occidentale come in quello orientale), ha visto l'alba di una nuova era.

La settima stagione ha trasformato lo scomodo trono di spade da simbolo di un potere ambito e inseguito con ogni mezzo a strumento per cambiare il mondo.

Processo che si può attuare, gli autori ce lo stanno dicendo in maniera inequivocabile, solamente dopo aver cambiato sé stessi.

Daenerys Targaryen e Jon Snow
Daenerys Targaryen e Jon Snow

L’evoluzione del mondo passa attraverso l’evoluzione delle coscienze, dal più potente fra i regnanti al più umile fra le fila del popolo. E così, Game of Thrones si è evoluto di nuovo. Ha cambiato le regole.

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In questa stagione anomala (7 episodi anziché i consueti 10, fra pirateria e furti informatici), il consueto ritmo dialogo-azione, sempre attentamente curato, non esiste più.

I calcoli hanno lasciato il posto alle emozioni, perché - sebbene ci siano ancora eventi narrati dai romanzi finora pubblicati a cui dobbiamo assistere - il fattore imprevedibilità rende tutto più movimentato.
Spontaneo, in un certo senso, agli occhi dei telespettatori.

Lord Baelish con Sansa
Lord Baelish e Sansa Stark

Con un vasto, vastissimo materiale di partenza, le sceneggiature potevano studiare a tavolino sia il ritmo narrativo che il tempo dedicato a ogni personaggio. Il che, in una serie corale, è fondamentale.

Se doveste scegliere, dicendo se sono stati gli eventi a travolgere i personaggi o i personaggi a crearli, nelle prime sei stagioni, cosa fareste?

Dal punto di vista della sceneggiatura sono sempre stati i protagonisti a guidare la narrazione. Scelte, incidenti, incontri, destino: tutto era sotto l'attento controllo dei burattinai-autori che volevano i personaggi sempre in un ruolo attivo.

Anche quando erano prigionieri. Anche quando stavano per morire. Anche dopo essere morti, in alcuni casi.

Tyrion Lannister
Tyrion Lannister

L'inverno stava arrivando, ma la sua minaccia non era concreta. Col calare della neve e con l'avvicinarsi dell'esercito del Re della Notte, però, le cose sono cambiate.

Gli Estranei sono personaggi, ma non fanno parte del mondo che avevamo esplorato finora. Al di là della Barriera, per noi, c'erano i morti - certo - ma soprattutto le avventure di Bran, di Sam e di Jon Snow. C'erano i Bruti e i Giganti.
E la minaccia di un nemico invincibile.

Quel nemico resta tale: una minaccia. La minaccia di porre fine ai Sette Regni.

Per sei lunghi anni, Game of Thrones ha cambiato i suoi personaggi, con un lavoro lungo e accuratamente calcolato.

Con il solo scopo di portarci qui: al cospetto di un mondo ricoperto da neve e ghiaccio, che deve resistere all’assedio del gelo per rinascere, in primavera, sotto nuove spoglie.

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