Glass, la recensione: ecco perché il film di Shyamalan è un capolavoro

Autore: Chiara Poli ,

C’è una cosa che tutti i film di M. Night Shyamalan hanno in comune e non è, contrariamente a quanto si creda, il colpo di scena finale.

La sua è una filosofia, un modo per guardare e per raccontarci il mondo attraverso la cinepresa.

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Sono passati 19 anni da quello che è indubbiamente il suo capolavoro, Unbreakable: la storia di un uomo comune che scopre di essere il potenziale salvatore dell’umanità.

Ma nella visione di M. Night Shyamalan, l’umanità non può essere salvata… Mai. A meno che non ci pensi da sola.

Come l’alcolista che riuscirà a smettere di bere solo se sarà lui a volerlo, l’uomo smetterà di soffocare la diversità solo quando lo crederà giusto.

Attraverso un’infinità di citazioni - da Batman (fumetto) a Il cavaliere oscuro (film), passando per gli omaggi a Trappola di cristallo, Glass riunisce i tre personaggi che incarnano il mondo filtrato dalla cinepresa di Shyamalan.

La Bestia (un grande James McAvoy) non è il Male: è solo uno strumento di sopravvivenza. Una reazione, un sistema di difesa.

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Nemmeno Elijah (Samuel L. Jackson) è il Male: è solo un intermediario, un messaggero, un profeta. Il profeta che consegna le sue gesta, quelle di David Dunn e quelle della Bestia al mondo intero. Affinché abbia una chance di (auto)salvarsi.

Questione di fede

La dottoressa Staple (Sarah Paulson) psicanalizza Joseph, dicendogli che si è convinto dei superpoteri del padre perché ne aveva bisogno.

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In realtà sta parlando di noi, del nostro bisogno di credere che esistano i supereroi. Quelli veri: i pompieri che si lanciano fra le fiamme per salvare un bambino, le persone che si fermano per aiutare un anziano in difficoltà, gli eroi che non si voltano dall’altra parte, ma accorrono quando una donna grida.

David Dunn (Bruce Willis)ha dedicato la sua vita a servire gli altri senza ricavarne nulla. Proprio come i veri eroi, che restano spesso nell’ombra; che non cercano la gloria, che fanno solo il loro lavoro, e che non sono veramente consapevoli del loro superpotere: il contagio.

Il video in cui una ragazza inizia a ridere in metropolitana, finendo per far ridere l’intero vagone senza un motivo, dimostra come la nostra struttura sociale si basi sull’imitazione, l’empatia, la condivisione. Il contagio, insomma.

I messaggi negativi ci spingono a chiuderci in noi stessi, quelli positivi possono cambiare il mondo.

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Tu potrai convincere il mondo e l’orda. Esistiamo.

Le parole di Glass non sono per la Bestia, sono per David. Sono per noi. Credi in te stesso.

Siamo il frutto delle nostre esperienze, e dell’ambiente in cui cresciamo. Ma abbiamo il (super)potere di cambiare noi stessi. 

I fumetti, maestri di vita

I fumetti metafora della vita? No, semplice specchio della realtà attraverso le metafore.

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Glass è un fumetto raccontato per immagini. Al cinema.

La struttura narrativa è classica. La struttura del Viaggio dell’eroe che però, stavolta, un super-eroe.

Il mito classico è il fondamento stesso di una storia in cui il Bene e il Male si scontrano (al solito), ma con la mediazione della ragione. La mediazione di Joseph, del segreto che ha scoperto sul padre di Kevin.

In un gioco d’incastri perfetto, il treno di Glass e di David diventa anche quello di Kevin. La chiusura di una trilogia sul senso della responsabilità.

Che svolta. Il mio nemico diventa alleato perché l’eroe ha un inflessibile senso del bene.

David Dunn lotta per il trionfo della giustizia. Perché - ed è questa l’unica cosa da capire di Glass - ciò che i fumetti ci offrono, in più, rispetto alla realtà, è proprio il trionfo della giustizia. 

Sì: la giustizia, alla fine, trionferà. E lo farà grazie all’unica forza in cui tutti vogliamo credere, l’amore.

L’abbraccio di una ragazzina che rischia la vita per salvare il suo aguzzino. Il sacrificio di un padre per dimostrare al figlio che ha fatto bene ad avere fede in lui.

Universal Pictures
Il poster di Glass
La locandina di Glass

Show hidden content Glass muore. David affoga. Kevin soccombe alla ferita. Morendo diventano tangibili, umani veri. 

Perché la realtà è sempre, sempre peggio della fantasia.

Uccidiamo, sterminiamo, cancelliamo, facciamo estinguere molto più abilmente di quanto potremmo fare limitandoci a immaginarlo.

La luce, per l’orda, non è il bene. La luce è la verità. La verità di un mondo in cui non c’è nulla di veramente straordinario, se non la crudeltà dell’uomo.

L’uomo - lo stesso che clona, manipola, seleziona, incrocia, stermina, svilisce, tortura e cancella - ha sempre l’ultima parola.

L’uomo. L’unico, vero supercattivo mai esistito.

Mantenere l’equilibrio. Mantenere l’ordine.

La diversità non è consentita. L’omologazione è lo scopo finale, il fine supremo. L’unico modo per soffocare la libertà…

Fino a quando il vero piano cambia tutto.

Fino a quando la verità ci renderà liberi.

Liberi di avere fede, di credere, di amare. Di sperare che l’amore sia la cura… E di farlo nell’unico modo che conta: in mondovisione. Affinché tutto il mondo ne resti contagiato.

Commento

cpop.it

90

Ho sempre considerato Unbreakable il capolavoro di Shyamalan. Poi, nelle sale è arrivato Glass. Il film perfetto, coi fumetti come chiave di lettura di un mondo che soffoca la diversità: il nostro.

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