Hold-Up, cosa dice davvero il documentario francese che piace ai complottisti

Autore: Alessandro Zoppo ,

Nei giorni in cui a Parigi un'enorme mobilitazione popolare si schiera contro la "legge di sicurezza globale" (la "loi de sécurité globale") di Macron, in Francia spopola sul web il documentario Hold-Up - Retour sur un chaos.

Un film che punta a "smontare le balle" e la retorica del "siamo in guerra" diffusa dal governo e dai media per contenere la diffusione del virus Sars-CoV-2.

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Hold-Up - Retour sur un chaos, ovviamente, sta facendo discutere. Ma che sta succedendo in Francia con questo documentario? E cosa dice davvero sul Covid-19?

Hold-Up è stato realizzato grazie a una campagna vincente di crowdfunding su Ulule. La produzione ha raccolto 183mila euro da 5232 sostenitori, a fronte di un obiettivo di 20mila euro.

Il regista è il giornalista Pierre Barnérias, un passato sul canale TF1 e regista dei documentari Thanatos, l'ultime passage (su chi è "tornato" dal coma), Sous peine d'innocence (ricostruzione dell'odissea giudiziaria di Severino Diaz, americano di origini cubane detenuto per 25 anni a Rickers Island per un omicidio che non ha mai commesso) e M et le 3ème secret, dedicato alle apparizioni della Madonna e ai misteri dietro i segreti di Fatima.

Barnérias si è avvalso per questo lavoro della collaborazione di Christophe Cossé, esperto autore di France 3 e creatore del popolare programma televisivo La carte aux trésors.

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Hold-Up è stato pubblicato online lo scorso 10 novembre 2020 ed è stato subito censurato da Vimeo, Dailymotion, Twitter e Facebook. Più volte caricato e rimosso, ora si trova disponibile interamente (senza sottotitoli in altre lingue) su YouTube e su una popolare piattaforma di video-sharing francese, Odysee.

Il documentario raccoglie interviste a (spesso controverse) personalità del mondo della scienza e della politica:

  • Luc Montagnier, il virologo premio Nobel per la medicina secondo cui il virus è "sfuggito da laboratorio"
  • Michael Levitt, il fisico premio Nobel per la chimica che al Telegraph ha definito il lockdown "un'arma medievale", dicendo che "il vero virus è il panico"
  • Christian Perronne, ex consulente dell'OMS, professore di malattie infettive e tropicali all'Università di Versailles Saint-Quentin e capo del dipartimento di malattie infettive dell'ospedale di Garches
  • Alexandra Henrion-Caude, ex direttrice della ricerca presso l'Istituto nazionale di salute
  • Philippe Douste-Blazy, cardiologo e politico di lungo corso, già parlamentare europeo, segretario delle Nazioni unite, sindaco di Tolosa e ministro della Salute dei governi Raffarin e Balladur
  • Jean-Bernard Fourtillan, medico attivista e contestatore della comunità scientifica ufficiale
  • Monique Pinçon-Charlot, famosa sociologa e critica dei meccanismi del capitalismo
  • Jean-Dominique Michel, ricercatore specialista in antropologia della salute che mette in discussione le politiche di confinamento
  • Astrid Stuckelberger, ricercatrice dell'Università di Ginevra e dell'Institute of Global Health
  • Alexandra Henrion-Caude, genetista e direttore della ricerca presso l'INSERM nell'ospedale Necker
  • Pascal Trotta, radiologo, omeopata e nutrizionista
  • Carlo Alberto Brusa, l'avvocato italiano che a Parigi presiede Reaction 19, associazione che patrocina azioni legali contro le misure restrittive
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Perronne è anche l'autore del libro Y a-t-il une erreur qu'ils n'ont pas commise?, "testimonianza feroce, indiscutibile e inquietante" su "tutto ciò che non è stato detto", ovvero che governi, ministri della Salute ed esperti sapevano da tempo della crisi di Covid ma non hanno fatto nulla.

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Il libro di Christian Perronne

Michel ha invece scritto Covid: anatomie d'une crise sanitaire, inchiesta che "permette di capire come le autorità pubbliche hanno fallito e perché avremmo potuto agire diversamente" e promuove una reale "democrazia della salute".

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Il libro di Jean-Dominique Michel

Cosa dice davvero Hold-Up

Prodotto da Tprod e Tomawak, Hold-Up non nega l'esistenza del virus, che definisce "non più pericoloso di un normale virus stagionale". Il film afferma la tesi secondo la quale l'epidemia è molto meno grave di quanto narrato dai media e ci sarebbero già tutte le cure per prevenirla.

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Il documentario mette piuttosto in discussione l'emergenza sanitaria globale, il modo in cui le autorità stanno affrontando la gestione della pandemia e i piani che si celano dietro questo scenario.

Barnérias vuole porre dubbi e interrogativi, andando oltre la polarizzazione e il "divide et impera" che mette gli uni contro gli altri i "malvagi negazionisti" e i media "inorriditi" dal cospirazionismo.

Il lavoro si schiera dalla parte del professor Didier Raoult, il primario di Marsiglia che sostiene l'uso di idrossiclorochina e clorochina in maniera preventiva per curare i pazienti nelle fasi iniziali della manifestazione del virus.

Grazie all'idrossiclorochina, secondo Raoult, i malati possono curarsi a casa senza dover intasare gli ospedali e arrivare ai reparti di terapia intensiva.

A Raoult, tuttavia, è stato vietato d'autorità l'uso del farmaco e il medico, rivela il film, ha ricevuto dalla Direction Générale de la Santé una mail, diretta al suo ospedale, nella quale il ministero "spinge" per l'uso del Remdesivir, l'antivirale della Gilead, perché "l'Europa ne ha comprato per un miliardo".

Per Raoult, invece, il Remdesivir provoca insufficienze renali e costa oltre 2mila euro, mentre la clorochina costa 4-6 euro a scatola e ha un brevetto scaduto da più di cinquant'anni.

Francia e Italia hanno proibito l'utilizzo dell'idrossiclorochina dal 31 marzo scorso dopo la pubblicazione di un discusso studio sulla rivista medica The Lancet che poneva forti perplessità sul trattamento delle infezioni da Covid-19 con l'antimalarico.

Quello studio, però, è stato ritirato dalla stessa rivista per "importanti questioni scientifiche sollevate sui dati riportati nel documento". L'OMS avrebbe quindi vietato l'idrossiclorochina sulla base di una ricerca che è considerata "non veritiera", mentre la Cina ha inserito la clorochina nelle sue linee guida per le cure precoci.

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Hold-Up illustra inoltre la "convenienza" dei pazienti Covid, che rappresenterebbero un "vantaggio finanziario" per gli ospedali: secondo il film, cento malati di Covid rendono 200mila euro al giorno.

Il documentario difende il cosiddetto "modello svedese" (niente lockdown né mascherine, scuole e attività aperte, fiducia estrema tra Stato e cittadini), si scaglia contro il presunto divieto dell'OMS di effettuare autopsie sui pazienti deceduti e sottolinea la bassa letalità del virus sui positivi.

Nei numeri sciorinati dal film, la mortalità è globalmente stimata essere in media dello 0,26%, cioè 26 vittime su 10mila positivi. Un tasso che diventa ancora più basso nelle persone al di sotto dei 40 anni, pari allo 0,0003%.

La tesi centrale di Hold-Up, in realtà, è che il virus Sars-Cov-2 sia stato creato in laboratorio per imporre il cosiddetto "Great Reset" ("Grande Reset"), dal titolo di una copertina del Time Magazine e di un programma annunciato al World Economic Forum di Davos.

Cos'è il "Grande Reset"

Il "Great Reset" sarebbe un piano globale dei grandi gruppi industriali e delle élite finanziare, messo a punto al WEF, che punterebbe a far crollare le economie, cancellare il debito mondiale ed imporre misure coercitive con cui limitare drasticamente le libertà delle persone.

Le chiusure e i confinamenti imposti dai governi servirebbero a questo scopo: aumentare a dismisura i tamponi e i ricoveri ospedalieri e far collassare i sistemi sanitari nazionali, bloccando a cascata l'economia e producendo una disoccupazione di massa.

Per far fronte a questo scenario drammatico, descritto come la più grave crisi economica nella storia dell'umanità, le autorità dovranno "deindustrializzare" i propri Paesi e ricorrere ad un "reddito universale di base", che farà sparire il lavoro per come lo conosciamo oggi con un piano di prestiti erogato dal Fondo Monetario Internazionale.

Questo scenario distopico prefigura una società dominata da una ristretta élite, nella quale la classe media e le piccole e medie imprese scompariranno e multinazionali e corporazioni avranno in mano la totalità del mercato.

Il Coronavirus, secondo questa ricostruzione, ha soltanto la funzione di accelerare un disegno già previsto: privatizzare le nazioni e far sì che le persone non abbiano più beni personali.

Nella più fosca delle previsioni, chi rifiuterà quest'ordine, rigettando il vaccino di massa e l'aiuto dei prestiti erogati, sarà considerato un rischio per la sicurezza pubblica e verrà condotto in "strutture di isolamento".

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Il debunking del documentario

Facta, sito di fact-checking che "si occupa di bufale, notizie false e disinformazione", si è associato a Libération nel fare un debunking del documentario, elencandone in questo articolo tutte le falsità.

Il film ormai è un caso e in Francia ha sollevato polemiche come le dichiarazioni di Marion Cotillard e di Juliette Binoche.

Le due attrici premiate con l'Oscar sostengono da tempo che "il riscaldamento climatico dovrebbe assumere gli stessi pubblicitari del Covid" (parola di Cotillard) e che il panico diffuso, gli sprechi di denaro pubblico e il mancato salvataggio delle persone davvero fragili "sono operazioni organizzate da gruppi finanziari internazionali".

Ma c'è chi è andato oltre.

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Il poster di Hold-Up è stato condiviso su Instagram da Sophie Marceau.

L'attrice, resa celebre dal cult giovanilista #Il tempo delle mele, promuove il documentario con un lapidario: "Loro ci chiamano inutili...".

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