I migliori film del 2018: da Il filo nascosto a Sulla mia pelle

Autore: Emanuele Zambon ,

Il cinema è una questione di hic et nunc, nell'accezione più esasperata: il film del momento, le uscite della settimana, la news del giorno. Il concetto viene, ormai, addirittura superato: quali sono i film più attesi dei prossimi mesi, ci si chiede spesso? Conta il presente, insomma (un po' come nello sport), e l'ossessione per il futuro comanda strategie di marketing e hype del pubblico.

Se il 2019 promette un anno di cinema di alto livello, il lascito testamentario del 2018 ci consente di (ri)scoprire diversi titoli che hanno lasciato il segno. Film d'autore pluripremiati, drammi di grande impatto, kolossal ambiziosi ma anche blockbuster che hanno goduto di un grande riscontro di critica e pubblico. 

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Quale occasione migliore, allora, per una seconda visione oppure per una piacevole scoperta, se non una lista delle migliori produzioni dello scorso anno? Non siete riusciti ad andare al cinema e vi siete persi un film che contavate di vedere? Nessun problema. Desiderate aggiornare il vostro curriculum cinefilo? Siete nel posto giusto.

Un anno di cinema: il meglio del 2018

20th Century Fox
Mami Malek è Freddie Mercury nel film

Quelli appena passati sono stati 365 giorni ricchi dal punto di vista produttivo, in cui le sale cinematografiche (il nostro speciale tiene conto dei film usciti nei cinema italiani dall'1 gennaio al 31 dicembre 2018) hanno salutato i generi più disparati: l'umanità e le risate in compagnia dei Los amigos dello spagnolo Non ci resta che vincere, la rivisitazione del tema preda/cacciatore (il "rosa" Revenge e lo sperimentale a due ruote Ride), la rapina a tutto gas de La truffa dei Logan, le note da Oscar del biopic Bohemian Rhapsody - imperfetto nell'amalgama ma comunque emotivamente trascinante - e della stella nascente Lady Gaga di A Star Is Born.

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Nell'élite cinematografica del 2018 trovano spazio film imperfetti ma capaci comunque di regalare momenti di ottima fattura. Così per il tarantiniano 7 Sconosciuti a El Royale, in cui niente è davvero come sembra, come pure per il racconto del "martellante" sicario Joe di A Beautiful  Day. Pollice su anche per il mortale gatto e topo messo in scena in Nella tana dei lupi (sorta di Heat - La sfida 2.0 dalla muscolatura ipertrofica), per la citazione nostalgica in salsa sci-fi di Spielberg (Ready Player One), per il misurato Gus Van Sant di Don't Worry.

Impossibile, poi, non citare il sadismo sfrenato ma formale di Lanthimos (Il sacrificio del cervo sacro), la favola intrisa di umanità qual è Lazzaro Felice, il racconto surreale e allegorico di un amore onirico (Corpo e anima), la suspense insostenibile di Hereditary - Le radici del male e gli zombie tricolore di The End? L'inferno fuori, il passaggio tortuoso all'età adulta di Lady Bird, la noia giovanile degli studenti di Museo - Folle rapina a Città del Messico, la testardaggine di un regista - Terry Gilliam - perso tra illusioni e mulini a vento (L'Uomo che Uccise Don Chisciotte), l'altra faccia del potere con il "politico-esistenziale" Loro 2 di Sorrentino e la vitalità delle commedie italiane, da Benedetta Follia a Metti la nonna in freezer, passando per il divertente Il tuttofare.

Sprazzi di altissimo cinema, parentesi riuscite, personaggi indelebili. Le opere fin qui citate meritano un posto nel gotha del cinema del 2018. Le pellicole che seguono, però, sono il meglio del meglio dell'anno appena trascorso. Scopriamole:

Roma

Messico e nuvole? Non proprio. Roma di Alfonso Cuarón è un film sulla memoria, non a caso girato in bianco e nero. Il regista messicano elabora i propri ricordi come pretesto narrativo per raccontare un periodo storico-sociale ben definito del Messico (i tumultuosi anni '70), in cui pubblico e privato si intrecciano attorno alla figura di una domestica che è esempio vivente di dignità e candore.

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L'umanità e la pietas di Cuarón albergano nei personaggi femminili, con il suo cinema che svela - tra patimenti e amarezza - il linguaggio universale dell'amore.

C'est la vie - Prendila come viene

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Scene da un (assurdo) matrimonio. I registi Toledano e Nakache, dopo Quasi amici, fanno nuovamente centro con una commedia brillante che fa di una coralità abilmente gestita il proprio punto di forza. Jean-Pierre Bacri - il più bravo di tutti - è uno sfiancato wedding panner attorno a cui ruotano collaboratori inetti e sposi altezzosi. Si ride di gusto in C'est la vie - Prendila come viene ma la nota più interessante è l'allegria contagiosa che scaturisce, in modo singolare, dalla messa a nudo delle debolezze e della fallibilità dei protagonisti. W l'empatia, un po' meno gli sposi.

Spider-Man: Un Nuovo Universo

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Uno, cento, mille volti dell'Uomo Ragno, nella versione più avanguardista dell'amichevole supereroe di quartiere. Spider-Man: Un Nuovo Universo è un cartoon rivoluzionario che sfugge ai cliché del genere nel passaggio dal fumetto al lungometraggio.

Soldado

01 Distribution
Benicio del Toro in una scena del film

Guerra di confine, lì dove qualcuno auspica la costruzione di un muro. Con Soldado il regista Stefano Sollima racconta una "gomorra" dal respiro internazionale, mischiandola alla politica di oggi e alla lotta al terrore, coprendo ad ampie falcate lo sconfinato territorio dell'action, lì dove confina col western e col thriller. Lo fa imponendo il suo stile votato all'esaltazione della tensione, del climax insostenibile, strizzando l'occhio allo sguardo sprezzante dei Coen e al cinema verità di Kathryn Bigelow.

The Wife - Vivere nell'ombra

La coppia che scoppia. Glenn Close e Jonathan Pryce sono i due straordinari protagonisti di The Wife - Vivere nell'ombra, il film diretto da Björn Runge che altro non è che un'articolata riflessione sul'ipocrisia che serpeggia in una coppia matura - come ce ne sono tante - all'apparenza perfetta.

Un valzer perverso di rancori sopiti, bugie e rimpianti che vengono a galla in occasione della cerimonia dei premi Nobel. Quello messo in scena da Runge è un duetto lungo 100 minuti tra due mostri sacri ultrasettantenni.

Sulla mia pelle

Lucky Red / Netflix
Alessandro Borghi in una scena del film

Dietro la rievocazione di una vergognosa pagina italiana dall'impronta documentaristica vi è un solido cinema d'inchiesta. Sulla mia pelle è, per certi versi, un'operazione che ricorda da vicino i film di denuncia della stagione dell'impegno (gli anni '70), ma anche un film coraggioso e necessario come Il muro di gomma di Marco Risi. Entrambi chiamati a non scadere nella retorica, a sostenere il precario equilibrio delle vicende raccontate in relazione all'iter processuale in corso di svolgimento, infine a smuovere le coscienze di un pubblico che è anche popolo, di uno Stato ancora una volta menzognero. Alessandro Borghi è di una sensibilità e intelligenza rare nel confrontarsi con gli ultimi sette giorni  - che sanno di calvario - di un ragazzo massacrato nell'omertà più totale.

I segreti di Wind River

Il bianco sinistro di una riserva indiana del Wyoming innevato non è (solo) elemento scenografico, patchwork estetico. Taylor Sheridan, già sceneggiatore dei bellissimi Sicario e Hell or high water, lo utilizza come chiave narrativa delle vicende raccontate, una sorta di passe-partout che aiuta a decifrare i come e i perché di un'America di frontiera e che incide attivamente sulle azioni dei protagonisti.

I segreti di Wind River è un noir a tutti gli effetti che scava nelle ombre di un territorio (e di una società) aspro, proibitivo. La pellicola vede nel cast i due "Avengers", Jeremy Renner ed Elizabeth Olsen.

Mission: Impossible - Fallout

Da Giobbe 3:14 agli Apostoli, la saga di Mission: Impossible chiude un cerchio biblico con l'ultimo capitolo, Fallout, che è senza dubbio il più bello e complesso di tutti. L'azione è ben dosata, così come la regia si rivela dinamica il giusto, senza mai forzare la mano. Christopher McQuarrie ci regala un Ethan Hunt emotivamente coinvolto nelle missioni che continua ad accettare. Un eroe - a dargli il volto è da 23 anni a questa parte Tom Cruise - la cui umanità stride con la professione che esercita (e che richiederebbe invece un cinismo per così dire "bondiano") al centro di un film che è molto più di un blockbuster internazionale.

Universal Pictures
Tom Cruise, Henry Cavill e Rebecca Ferguson in una scena di Mission: Impossible - Fallout

La terra dell'Abbastanza

Ragazzi fuori, come i siciliani del Malaspina. Sono i Mirko e Manolo de La terra dell'Abbastanza, giovani della periferia romana cresciuti senza troppi riferimenti e col destino già segnato.

I fratelli Fabio e Damiano D'Innocenzo, alla loro opera prima, si immergono in una storia di malavita senza filtri - gli ottimi protagonisti Matteo Olivetti e Andrea Carpenzano conoscono un solo modo per esprimersi, il turpiloquio - che consente al pubblico di affacciarsi su ciò che accade proprio lì dove lo Stato sembra essersi eclissato, consentendo l'infiltrazione mafiosa. Un film sulle speranze giovanili strozzate, crudo e spiazzante, che annovera nel cast anche Milena Mancini, Max Tortora e Luca Zingaretti.

Dogman

Un racconto di perdizione e miseria con cui Garrone fotografa il degrado di una zona di frontiera sospesa tra realtà (i fatti prendono ispirazione dal delitto del Canaro della Magliana) e finzione. Il risultato è una favola dark suburbana che parla della "bestia nel cuore" di un uomo qualunque vessato da uno squallido aguzzino.

Marcello Fonte incarna la perdita dell'innocenza di un debole che, esasperato, si ribella al più forte. E nell'imporsi come film dal fascino animalesco, Dogman spiazza lo spettatore depauperando il delitto del Canaro della sua componente più efferata e macabra, rinunciando così alla facile sublimazione della vendetta nella spettacolarizzazione filmica di sicura matrice horror/splatter.

Avengers: Infinity War

Il primo tempo di una resa dei conti mozzafiato fra i Vendicatori e il villain Thanos. Con Avengers: Infinity War i fratelli Anthony e Joe Russo realizzano il loro film più ambizioso, contraddistinto da un sorprendente equilibrio di toni e personaggi (a tutti è riservato il giusto spazio) e da un antagonista in CGI dalla strabiliante personalità (impersonato da Josh Brolin). Comprensibile l'attesa spasmodica per il secondo atto - Avengers: Endgame - di questo epico dramma mascherato da cinecomic.

Un sogno chiamato Florida

Il mondo fatato è ad un passo. Se allunghi la mano puoi quasi toccarlo. Quasi, appunto. Perché per i piccoli protagonisti del toccante Un sogno chiamato Florida non vi è alcuna speranza di un futuro lontano dalla miseria. Ritratto di un'America emarginata, racchiusa in un motel fatiscente ma coloratissimo - gestito dal protagonista Willem Dafoe - in cui vivono madri single con figli a carico.

Impossibile non commuoversi dinanzi a tanta disparità sociale raccontata dal valido Sean Baker, in un revival neorealista di pregevole fattura in cui lo sguardo innocente dei bambini vede del sublime nello squallore più totale, ad un passo dal mondo incantato di Disneyland.

Il filo nascosto

Perversioni di coppia, cucite con maestria da Paul Thomas Anderson, reduce dall'ottimo noir Vizio di Forma. Con Il filo nascosto il regista classe '70 realizza un film sull'attrazione/repulsione tra uomo e donna, strizzando l'occhio al cinema di Kubrick e servendosi di una coppia di attori in stato di grazia. Se per Daniel Day-Lewis si sono praticamente esauriti gli aggettivi, la rivelazione è l'ambigua Vicky Krieps.

The Disaster Artist

New Line Cinema
Una scena di The Disaster Artist

Tratto dall'omonimo romanzo di Greg Sestero e Tom Bissell, The Disaster Artist è una commedia graffiante incentrata sul weird Tommy Wiseau, autore di uno dei peggiori film mai realizzati, The Room (lo trovate nella nostra classifica delle pellicole più brutte della storia del cinema). James Franco - per l'occasione affiancato dal fratello Dave e da numerosi camei eccellenti - incarna l'inettitudine di un uomo che sognava di diventare una stella di Hollywood.

La forma dell'acqua

Leone d'oro al miglior film alla 74ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, 4 premi Oscar, tra cui miglior film, miglior regista, migliore scenografia e migliore colonna sonora. La forma dell'acqua - The Shape of Water è la fiaba dark pluripremiata dello scorso anno, la definitiva consacrazione del talentuoso (ma discontinuo) Guillermo del Toro.

La storia d'amore tra una donna delle pulizie affetta da mutismo e una creatura anfibia umanoide, nelle intenzioni del regista, è un omaggio, seppur parziale, ad un film di culto quale Il mostro della laguna nera.

Chiamami col tuo nome

L'educazione sentimentale di un adolescente, ammaliato da un affascinante studente americano, secondo Luca Guadagnino. Un film dalla fattura impeccabile, formale ma per nulla banale, che cattura lo spettatore con un'ambientazione seducente ma per nulla farlocca (le assolate campagne lombarde dei primi anni '80). Bravi tutti in Chiamami col tuo nome, da Timothée Chalamet a Michael Stuhlbarg, passando per Armie Hammer.

L'ora più buia 

L'arte della parola, più che della guerra. Gary Oldman è un Churchill leggendario nel biopic L'ora più buia, diretto da Joe Wright. Speculare a Dunkirk, questo dramma ambientato nella Seconda Guerra Mondiale testimonia l'abilità oratoria di un uomo capace, contro ogni pronostico, di aizzare un intero popolo e ribaltare le sorti del conflitto. 

Tonya

Lucky Red
Margot Robbie nel film

Una piacevole scoperta, il Tonya diretto da Craig Gillespie che racconta la vera storia dell'ex pattinatrice artistica statunitense Tonya Harding, impersonata da una sontuosa Margot Robbie, che dimostra di non essere solamente la bambolina patinata cui appioppare il ruolo della bellona di turno.

Splendido esempio di cinema che si fa cronaca, artefatta e romanzata, e che finisce per simboleggiare tutte le contraddizioni di un'America preoccupata unicamente di proiettare all’esterno un’immagine accettabile, rassicurante. E che invece sa essere spietata. A tutti i livelli.

Tre manifesti a Ebbing, Missouri

Un'America disunita, svelta a puntare il dito contro chi osa ribellarsi ad un muro di ipocrisia e omertà. Nel Missouri tre manifesti agitano la comunità di Ebbing, costringendola a fare nuovamente i conti con un efferato delitto mai risolto.

Una madre arrabbiata (strepitosa Frances McDormand) provoca lo sceriffo e il suo aiutante, ottenendo in compenso soprusi e angherie dai bigotti del posto. Quando, però, anche il più ottuso - davvero bravo Sam Rockwell, ma non è da meno Woody Harrelson - sarà capace di un'impensabile autocritica, Tre manifesti a Ebbing, Missouri decolla definitivamente, volteggiando sul cinema dei Coen (Fargo) in maniera leggiadra.

Zombie contro zombie

"Che ci inventiamo sugli zombie? Al cinema è stato detto e fatto già tutto, dalle notti dei morti viventi in poi. La serialità televisiva peggio ancora, c'è FOX con The Walking Dead. E se invece, con un budget ridicolo, riuscissimo a tirar fuori una commedia splatter così demenziale nelle intenzioni da divenire un cult?". Prendete un regista fuori di testa come l'esordiente Shin'ichirô Ueda, combinate la sua stramba rilettura zombie con la scalcinata trovata della serie TV Boris e avrete un film geniale, per giunta a basso costo, come Zombie contro zombie, anche conosciuto come One Cut of the Dead.

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