Il Clan, la recensione: luci e ombre del Romanzo Criminale argentino

Autore: Elisa Giudici ,

Vincitore del Leone d'Argento alla mostra del cinema di Venezia nel 2015 e grande successo al botteghino in patria, Il Clan è un ulteriore segno dell'incredibile vitalità del cinema sudamericano. Una cinematografia forse nota solo all'interno del circuito dei festival e tra i cinefili più accaniti, ma che nasconde anche nelle nostre sale alcuni tesori tutti da scoprire. 

È un film forte Il Clan, uno di quelli che si sporca le mani due volte, affrontando una storia davvero dolorosa e confrontandosi con un episodio che fa parte del passato oscuro dell'Argentina di ieri, quella della dittatura e del difficile periodo di transizione tra la fine del regime e l'instaurazione di una democrazia a tutti gli effetti funzionante. La storia criminale della famiglia Puccio è notissima in patria, dove molte delle vittime e dei carnefici sono ancora vivi, rendendo ancora più spinoso il processo di adattamento di una vicenda in cui è difficile darsi risposte e motivazioni. 

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El Clan, la recensione
La locandina di El Clan

Il regista Pablo Trapero opta per una scelta vincente, quella di non dipingere il capofamiglia Arquímedes Puccio e il suo nucleo familiare come dei mostri inumani, ma anzi, rafforzare il contrasto tra una famigliola affettuosa come tante, dove il padre aiuta la figlia a fare i compiti e i ragazzi aiutano la madre ad asciugare i piatti e rassettare, interrompendone la routine quotidiana con le urla e le implorazioni che provengono dalla cantina. 

Il clan Puccio infatti era dedito al sequestro di familiari di personaggi facoltosi a scopo estorsivo. Il capofamiglia Arquímedes, facendo parte dei servizi segreti e godendo della rete di connivenza di magistratura e forze militari, pianificava i colpi, spacciandoli per tentativi di rivendicazione contro chi impoveriva la patria argentina. In realtà i soldi dei sequestri (coronati dalla puntuale e preventiva morte dell'ostaggio) servivano a far condurre una vita tranquilla e agiata a lui e ai suoi figli. 

Tra di essi, spicca Alex, il contraltare narrativo ad Arquímedes. Il ragazzo è una stella dei Los Pumas, la squadra di rugby locale, amato e apprezzato a livello internazionale e con un radioso futuro davanti a sé. Assoggettato psicologicamente dalla personalità sottilmente coercitiva del genitore, Alex diviene grazie a quegli stessi elementi che lo rendono simpatico e stimato da tutti l'esca perfetta e più meschina per attirare i suoi amici ricchi in trappola e rapirli.

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Il Clan, la nostra recensione
Alex e il padre in una scena di El Clan

Conscio del male che sta facendo e al contempo incapace di abituarsi alla sua terribile quotidianità, Alex è la figura tragica del film, malvagio suo malgrado perché privo della forza morale necessaria a fuggire dall'influenza terribile del padre. La storia di Alex è solo la più nota, a causa del suo epilogo spiazzante, in quella di una famiglia in cui le connivenze e i silenzi rendono davvero tutti colpevoli, anche tra i membri più giovani. 
Trapero infatti si appoggia alla solidissima e magnetica performance di Guillermo Francella, ma dipinge a tinte fosche un intero clan, come da titolo, in cui anche i giovanissimi, con le loro azioni o i loro silenzi, prendono parte al business clandestino di famiglia. 

Sullo sfondo si consuma la storia di un'Argentina appena uscita dalla dittatura e ancora cristallizzata in un sistema di connivenze e protezioni che richiederà anni di epurazioni nella polizia e in magistratura per smantellare il clan dei Puccio e altri residuati del regime dittatoriale. Questa parte del film è però decisamente meno efficace e, soprattutto per lo spettatore nostrano poco familiare con gli eventi della storia recente argentina. Il film risulta parecchio complicato seguire nelle fasi iniziali della storia, vanificando in parte l'effetto di quella sequenza d'apertura fulminante che lo fa subito notare. 

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El Clan, la recensione del film di Pablo Trapero
Guillermo Francella da solo vale il prezzo del biglietto

El Clan però rimane un film davvero solido, sia per la storia terribile ma suggestiva che racconta sia per la fattura del prodotto finale. Siamo di fronte a un modo di fare cinema molto tradizionale, che ricorderà forse allo spettatore quella tradizione di grandi produzioni italiane che raccontano le pagine più oscure e gli eroi più neri della vita mafiosa nella nostra penisola.

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I cinefili invece non mancheranno di notare un riferimento evidente di questo film, la cinematografia di Pablo Larraín, somiglianza ancor più accentuata dalla vicinanza geografica tra Cile e Argentina. Pur presentando un film solido, Trapero non riesce a dimostrare quel guizzo creativo e quello stile incisivo che distinguono un buon film da uno grande, ma ha comunque di che essere soddisfatto. 

Il Clan uscirà nelle sale italiane il 25 agosto 2016

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