Il mondo perduto - Jurassic Park: la recensione del romanzo sequel di Crichton

Autore: Emanuele Zambon ,

L'uscita al cinema di Jurassic Park nel '93 generò un interesse febbrile per i dinosauri. Dibattiti accademici, articoli di giornale, manuali, gadgets, linee di giocattoli: una vera e propria goduria per il marketing. Logico allora che tutto ciò spinse lo scrittore Michael Crichton a ideare un romanzo sequel del best-seller giurassico, intitolandolo Il mondo perduto in omaggio alla celebre opera di Arthur Conan Doyle dei primi del '900.

Il seguito di Jurassic Park rinnovò il gusto per l'avventura. Anzi, lo amplificò, tagliando invece corto a proposito dei dibattiti etico-scientifici su cui tanto aveva insistito nel primo capitolo il romanziere statunitense scomparso nel 2008 all'età di soli 66 anni.

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Inutile aggiungere che dal secondo libro di Crichton venne poi tratto l'omonimo film diretto, ancora una volta, da Steven Spielberg, il mattatore dell'immaginario collettivo anni '80 e '90.

Il mondo perduto è ambientato alcuni anni dopo il disastro InGen al centro delle vicende di Jurassic Park. Crichton, fin dalle prime pagine, è intenzionato a solleticare le corde nostalgiche dei fan attraverso una serie di accadimenti su cui aleggia fitto un alone di mistero ma che, irrimediabilmente, non può che rimandare al parco di divertimenti voluto dal magnate John Hammond fin dai primi anni '80.

Il romanzo introduce infatti la figura di Richard Levine, appassionato quanto arrogante paleontologo incuriosito proprio dall'attività InGen al largo del Costa Rica. Ad attirare l'attenzione dell'accademico sono diversi ritrovamenti di carogne non meglio identificate sulle spiagge sudamericane. Inoltre, il Governo costaricano è preoccupato per alcuni avvistamenti di forme aberranti sulla terraferma e per il possibile proliferare di malattie infettive trasmesse dai rettili che paralizzerebbe il turismo locale.

Le indagini di Levine lo portano a Sorna, una delle isole delle "Cinque Morti" al centro di alcune dicerie dei pescatori del posto. Il paleontologo, che da diverso tempo collabora col redivivo "caosologo" Ian Malcolm (dato per morto alla fine del primo romanzo), sparisce però nel nulla.

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Ha inizio così una missione di recupero/salvataggio a cui partecipano il riluttante matematico, l'ingegnere meccanico Jack "Doc" Thorne e il capo meccanico Eddie Carr. Alla spedizione si uniranno, come clandestini, due giovani studenti alunni del professor Levine, Arby e Kelly. In un secondo momento arriverà sull'isola pure la biologa Sarah Harding, ospite di una task force comandata dall'avido uomo di punta della Byosin, Lewis Dodgson, di cui la donna ignora le intenzioni.

Isla Sorna, scopriremo nel corso dei capitoli, è lo "sporco segreto" di Hammond. Si tratta di un Sito-B, una vera e propria fabbrica di animali preistorici che, una volta superati i primi mesi di vita, venivano poi trasportati su Isla Nublar per farne un'attrazione del parco, mentendo in sostanza sul processo di creazione dei sauri (sia nel romanzo che nel film veniva fatto credere ai visitatori che gli animali fossero nati sull'isola delle nebbie).

Il mondo perduto: differenze tra romanzo e film

A differenza del primo adattamento cinematografico, che in sostanza assottiglia buona parte dell'avventura horror di Jurassic Park, ne Il mondo perduto di Spielberg assistiamo ad un vero e proprio stravolgimento della trama. È vero, la spedizione sull'isola è un tratto comune alle due versioni (e ritorna prepotentemente come topos anche in Jurassic World: Il regno distrutto), ma le dinamiche sono completamente differenti: l'incipit del film porta sullo schermo il prologo del primo romanzo; i personaggi di Thorne e Levine scompaiono per far posto al fotoreporter Nick Van Owen (un giovane Vince Vaughn), alla figlia di Malcolm, Kelly (Vanessa Lee Chester), e soprattutto a Peter Ludlow (Arliss Howard), spregiudicato nipote di Hammond a capo di una seconda spedizione che intende catturare i dinosauri per portarli sulla terraferma, rinchiudendoli in uno zoo cittadino a San Diego.

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Manca completamente, nella pellicola, la figura di Dodgson e gli obiettivi della seconda spedizione (La Byosin di Cupertino vuole acquisire la tecnologia InGen per compiere test sui dinosauri, aggirando di fatto la legislazione inerente ai diritti degli animali) così come risulta assente uno dei temi centrali del romanzo, ovvero l'inquietante ecosistema di Sorna, il risultato del proliferare di un'infezione tra gli animali che ha alterato gli equilibri dell'isola. Nel best-seller di Crichton, infatti, Malcolm e la Harding trovano le prove di una strana morìa dei sauri, che scoprono essere dovuta ad una misteriosa infezione da prioni denominata DX, simile in sostanza al Morbo della mucca pazza (alcuni documenti testimoniano che i carnivori, sin dalla tenera età, fossero stati nutriti dalla InGen con carne di pecora tritata, favorendo di fatto l'azione del mortale agente patogeno).

Infine, tra pellicola e libro esistono due fondamentali incongruenze. Nel primo romanzo Crichton aveva dimostrato grande interesse per i dibattiti scientifici (nutrendo grande perplessità sui poteri illimitati della genetica); e infatti il primo Jurassic Park era incentrato sull'idea folle di poter far rivivere dinosauri ormai estinti e su come la InGen, sineddoche dell'industria legata alla bioingegneria, avesse agito con la totale mancanza di scrupoli.

Ne Il mondo perduto il romanziere concentra il focus sull'evoluzione, chiedendosi - attraverso il suo alter ego Malcolm - cosa possa mai determinare l'estinzione di una specie, se (solo) i mutamenti ambientali e/o climatici oppure le variazioni comportamentali delle diverse specie. C'è tutto un capitolo dedicato al modello di Isla Sorna, un ecosistema strambo in cui i dinosauri venivano prodotti in laboratorio. Erano quindi geneticamente determinati dal punto di vista biologico, ma non da quello comportamentale. Con tutte le conseguenze del caso illustrate dal celebre matematico.

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Commento

cpop.it

70

Il mondo perduto ripropone l'avventura horror del primo Jurassic Park. È però meno ispirato del precedente e si limita a reiterare una formula di successo. Rimane comunque godibilissimo.

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