Il quaderno di Tomy, la toccante storia vera dietro al film Netflix

Autore: Alessandro Zoppo ,

Martedì 24 novembre 2020 esce in streaming su Netflix Il quaderno di Tomy, il film che ricostruisce la storia vera e commovente di María Vázquez, la madre argentina che all'età di quarant'anni scopre di avere un tumore di rara aggressività e, in vista di una morte inevitabile, decide di lasciare al figlio un quaderno in cui racconta con emozione ed ironia la malattia e le cure, la gioia di condividere quei piccoli momenti quotidiani e anche la tristezza di non esserci "fisicamente" a vederlo crescere.

#Il quaderno di Tomy è l'adattamento dell'omonimo libro scritto da María, diventato un caso editoriale quando Editorial Planeta lo pubblica con il titolo El cuaderno de Nippur e Vázquez condivide la sua esperienza sui social network.

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Nel cast spicca Valeria Bertuccelli, attrice argentina celebre grazie a film come XXY - Uomini, donne o tutti e due? e La reina del miedo, mentre la regia è stata curata da Carlos Sorin, l'autore di – tra gli altri – Bombón - El perro e Joel.

La storia vera è accaduta nel 2014 a Buenos Aires. María "Marie" Vázquez comincia a scrivere e disegnare il quaderno destinato al figlio di 3 anni, il piccolo Nippur (dal guerriero Nippur di Lagash, personaggio dei fumetti del paraguaiano Robin Wood), mentre lotta contro un cancro ovarico metastatico.

Il suo desiderio è che il suo bambino possa, leggendo queste pagine quando lei non ci sarà più, ricordarsi della madre, conoscere la sua storia e imparare a celebrare le bellezze della vita.

Il libricino di María, che trascorre le dolorose settimane di terapie accanto all'amorevole marito Sebastián (nel film diventa Federico e a interpretarlo è Esteban Lamothe) e alle amiche più care, si trasforma nel suo canto del cigno, la sua eredità d'amore al mondo.

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L'edizione spagnola del libro di María Vázquez

María è una donna intelligente e di enorme talento. Oltre ad essere architetto, si diletta come fumettista e dal 2009 cura un blog molto letto e seguito. Quando le viene diagnosticato il cancro, preferisce non nascondersi e inizia a postare sui social i suoi pensieri.

El cuaderno de Nippur diviene un canale YouTube e Marie apre un account Twitter: Vázquez racconta la quotidianità delle terapie e della sofferenza, sempre con il sorriso sulle labbra. Chiama "El Show de Kimmy Oh" la vita durante la chemioterapia e si infuria quando le dicono che "andrà tutto bene".

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I followers apprezzano subito le sue parole, la sincerità e l'autenticità che sono la sua grande forza, umana e mediatica. In tanti la seguono con affetto e le danno forza e sostegno. Lei replica caustica e irridente.

"Scusatemi, non ho risposto prima perché stavo vomitando" e "Noi malati ce l'abbiamo con i sani, ma disprezzare, quel che si dice disprezzare, lo riserviamo agli ipocondriaci", sono alcuni dei suoi più celebri cinguetti.

María non indossa mai la parrucca che le hanno regalato perché la sente "falsa", schiva abilmente il sentimentalismo e soprattutto non si vergogna.

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Cita sempre Susan Sontag: odia sentirsi una vittima. Bisogna smettere di credere al "gioco della colpa" che ritiene i malati responsabili della loro malattia.

La malattia non è una metafora. La maniera più corretta di considerarla – e la maniera più sana di essere malati – è quella più libera e aliena da pensieri metaforici.

Quando i suoi tweet fanno il pieno di like e condivisioni, Vázquez ci resta di stucco. Le prime volte corre in bagno a piangere.

Non ho mai visto il 90% delle persone che mi hanno scritto, ma abbiamo condiviso tanti momenti indimenticabili insieme. Il restante 10% è un mix di persone che ho visto una volta sola o sono amici di amici.

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In cima ai suoi pensieri c'è Nippur. Si racconta per lui e per sentirsi meno sola, dando voce al proprio dolore e alle mille paure, alle passioni e ai sentimenti.

Non senza rabbia, e con un senso dell'umorismo crudo e realistico. Sebastián rivela che la scelta di scrivere il libro per il figlio è nata nel 2015, anno in cui si sottopone a un intervento chirurgico, ma i risultati non sono incoraggianti.

In quel quaderno, spiega il marito, "María ha espresso tutto quello che avrebbe voluto dire a Nippur, la sua storia e quella della sua famiglia, quello che gli piace e quello che non gli piace, e gli ha anche dato parecchi consigli".

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María motiva persino le origini di quello strano nome: Nippur. L'appassionato dei fumetti di Wood, in realtà, è Sebastián: la coppia deve ricorrere agli avvocati affinché la giustizia argentina riconosca il diritto di chiamare il figlio con il nome di un personaggio dei fumetti e di un'antica città sumera.

Con matite, penne e pennarelli, la donna disegna per il figlioletto con tutta la passione e la tenerezza che solo una madre sa trasmettere. Di tanto in tanto, una lacrima impregna le pagine.

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Poco prima di arrendersi, María scrive su Twitter.

Le cose hanno preso una brutta piega e non c'è molto altro da fare se non aspettare. Questione di giorni.

María arriva "fino alla fine con un sorriso e un pugno chiuso": muore in ospedale, nella stanza 104 del Sanatorio de la Providencia, nell'aprile del 2015, all'età di 43 anni.

Inizialmente, El cuaderno de Nippur non è scritto con l'obiettivo della pubblicazione. L'intenzione è di lasciare un'eredità al figlio. Ma quando María è stata ricoverata in ospedale, due amici scrittori leggono quei fogli e chiedono alla donna di poterli presentare ad alcuni editori.

Vázquez è felicissima, ancor di più quando Editorial Planeta fa uscire il quaderno in un'edizione che mantiene intatto il modo in cui Marie l'ha scritto.

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Robin Wood aveva incontrato María e Sebastián durante una conferenza sui fumetti a Buenos Aires. Nel corso degli anni, era sempre rimasto in contatto con loro.

Nel 2015, quando viene a sapere della morte di María, accetta di scrivere la prefazione di El cuaderno de Nippur.

Per me è commovente raccontare questa storia, che è più vicina alla finzione e alla poesia che alla realtà. Ma che è ancora più commovente perché è… reale.

Wood illustra le origini del dio guerriero Nippur, l'incontro con quei genitori curiosi e amorevoli, la loro lotta contro i mulini a vento della burocrazia per garantire al figlio quel nome, "anche se esiste da cinquemila anni".

Se smetti di lottare per i tuoi diritti più piccoli, un giorno smetterai di lottare per quelli grandi.

Uno dei tanti che esultano per la vittoria di María e Sebastián in tribunale è il fumettista, "finché non mi hanno messo quel ragazzino con il nome dell'eroe tra le braccia".

Lieto fine? No. Marie, sua madre, si ammala quando Nippur ha appena due anni, e deve rimanere a letto, in cura, ricoverata in ospedale. Inizia un'altra battaglia, e stavolta è lei l'eroina.

María non si arrende, anche se sa che non sarà in grado di sconfiggere il nemico che la divora. Robin e Sebastián ne sono consapevoli.

"Quello che una madre ha da dire a suo figlio nell'arco di tutta una vita – dicono i due –, María lo ha condensato in un quaderno". E ora in un film.

Il quaderno di Tomy Il quaderno di Tomy Mentre lotta contro un cancro in fase terminale, una donna scrive un quaderno speciale su vita, amore e morte affinché suo figlio si ricordi di lei. Da una storia vera. Apri scheda

Sebastián ha rivelato in un'intervista al quotidiano La Nación che appena El cuaderno de Nippur è stato pubblicato, la sua prima reazione è stata un pianto liberatorio.

Vederlo nelle vetrine delle librerie, sui media, moltiplicato all'infinito sul web, mi sembra surreale.

Tuttora, confessa Sebastián, "quando apri il libro e lo leggi, succede qualcos'altro, qualcosa di profondo". È per questo motivo e per leggere anche il parere degli altri che lui e un gruppo di amici di Marie hanno aperto una pagina su Facebook.

Raccontarsi alla propria "famiglia digitale" ha un potere terapeutico, fa opera di prevenzione, genera supporto reciproco e risponde ad un'esigenza fondamentale: il riconoscimento.

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