Il sistema operativo di Huawei sarà pronto entro il 2019, ma con seri limiti

Autore: Pasquale Oliva ,

La messa al bando di Huawei, inserita in una lista nera dal governo statunitense perché potenzialmente pericolosa per la sicurezza nazionale, è un vero e proprio ciclone per il settore tecnologico che scombussola non solo i piani dell'azienda cinese, ma anche quelli di società che con essa hanno collaborato fino a pochi giorni fa.

Huawei non potrà più fare affidamento sui componenti hardware prodotti da Intel e Qualcomm (ad esempio), ma soprattutto non potrà più contare su Google e Microsoft per le licenze di Android e Windows rispettivamente. Ciò significa che - a meno di improvvisi cambi di rotta dell'amministrazione Trump - Huawei dovrà trovare una soluzione per rimpiazzare i due sistemi operativi e quindi sopravvivere al durissimo colpo.

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Parlando del mercato degli smartphone, di cui Huawei è uno dei colossi (insieme a Samsung e Apple), l'azienda di Shenzhen ha dichiarato di aver già sviluppato un proprio sistema operativo, un piano B da prendere in considerazione solo in caso di estrema necessità. Ebbene, quel momento è arrivato, nonostante la licenza temporanea di 90 giorni che permetterà a tutti di riorganizzarsi prima del divorzio definitivo.

In arrivo Huawei OS...

Intervistato da CNBC, il CEO di Huawei Richard Yu ha confermato che il sistema operativo proprietario (basato sulla versione open source di Android) sarà pronto per il Q4 2019, ovvero per il periodo compreso tra ottobre e dicembre, mentre per i mercati diversi da quello cinese si dovrà attendere la prima metà del 2020.

Oggi, in Huawei, puntiamo ancora su Microsoft Windows e Google Android. Ma se i rapporti dovessero chiudersi definitivamente, allora opteremo per il piano B e utilizzeremo il nostro sistema operativo.

... ma quanti limiti

Huawei ha tutte le risorse (umane ed economiche) per creare un sistema operativo al passo coi tempi, anzi potrebbe anche osare e puntare su qualche inedita funzionalità. Il problema, tuttavia, non riguarda lo sviluppo dell'OS in sé, ma l'assenza di servizi offerti da Google ed essenziali su ogni smartphone Android, su tutti il Play Store.

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A tal proposito, Richard Yu ha dichiarato che lo store digitale di Huawei (noto come App Gallery) sarebbe un cardine del nuovo sistema operativo.

Ma, al momento, quest'ultimo ha le carte in regole per sostituire in modo adeguato il Play Store? Purtroppo no.

Mancano, infatti, YouTube, Gmail, Google Maps e tutte le altre app sviluppate da Google, a cui si aggiungerebbero tutte le altre applicazioni offerte da società statunitensi come Facebook, Snapchat, Messenger, WhatsApp, Netflix, Instagram, Uber e così via. Insomma, uno store privo di tutte le app oggi più utilizzate (a eccezione di Spotify, che è svedese).

Il legame tra Huawei e USA

Il nuovo sistema operativo a marchio Huawei sarà lanciato solo in caso di conferma definitiva del ban:

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Non vogliamo farlo, ma se succederà, sarà solo a causa del governo statunitense. Credo che questa non sia una cattiva notizia solo per Huawei, ma anche per le aziende statunitensi, perché noi supportiamo gli affari sul territorio.

E non ha tutti i torti Richard Yu.

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Huawei si affida infatti a fornitori statunitensi per molti componenti dei suoi smartphone ma fornisce anche infrastrutture per le comunicazioni (temute proprio dal governo USA).

Considerando ciò, il Presidente Trump revocherà l'ordine esecutivo? Improbabile, ma non impossibile.

Si saprà di più sul destino di Huawei tra agosto e settembre, allo scadere della licenza temporanea concessa dal Dipartimento del Commercio USA. Nel caso in cui la messa al bando dovesse essere confermata, acquistereste uno smartphone Huawei privo di tutti i servizi di Google e di altre aziende statunitensi?

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