Il truffatore di Tinder, è tutto vero quello che si vede nel docufilm Netflix?

Autore: Alessandro Zoppo ,

Le nostre relazioni sono cambiate da quando esistono piattaforme come Tinder, l'applicazione di incontri online e appuntamenti romantici più usata al mondo. L'amore 2.0 è ormai a portata di click e swipe, ma nell'epoca dell'immateriale e delle identità digitali le truffe sentimentali sono sempre dietro l'angolo. Il truffatore di Tinder ne fornisce una preziosa testimonianza.

Il documentario true crime di Felicity Morris, già produttrice della docuserie #Giù le mani dai gatti: caccia a un killer online, arriva su Netflix nel momento in cui il suo "villain", l'israeliano Shimon Yehuda Hayut meglio noto come Simon Leviev, è ancora su Instagram (chissà per quanto) con un account privato da quasi 100mila follower.

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Ma tra messaggi, vocali, foto e video su WhatsApp, ricerche su Google, transazioni e biglietti aerei, è proprio tutto vero quello che si vede nel film? E che fine hanno fatto i vari protagonisti di questa incredibile vicenda? Scopriamolo insieme. 

Il truffatore di Tinder Il truffatore di Tinder Il truffatore di Tinder, film diretto da Felicity Morris, è un documentario che racconta la storia di alcune donne, che dopo aver avuto un match su Tinder, decidono di uscire ... Apri scheda

La trama del docufilm Netflix

#Il truffatore di Tinder ricostruisce lo schema Ponzi di Simon Leviev, un giovane israeliano che su Tinder si presenta come "il principe dei diamanti", un ricco affarista figlio del magnate Lev, "mogul" di origini uzbeke con un patrimonio da un miliardo di dollari. Simon ha un seducente profilo con il quale attira donne da tutto il mondo grazie al suo fascino e soprattutto ai suoi soldi.

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Leviev indossa abiti firmati e alla moda, frequenta hotel di lusso, cena in ristoranti esclusivi, viaggia su un jet privato in località suggestive di tutto il globo. Quando scatta il match, è facile conquistare la fiducia delle single che gravitano attorno alla app. Come se la ricchezza conferisse automaticamente etica e rispettabilità. Nei fatti, non è così: Shimon Yehuda Hayut è un impostore. Si spaccia per rampante nababbo e finisce per derubare di milioni di dollari le sue vittime.

La storia vera e l'inchiesta di VG

Quello che appare nel documentario è tutto vero. A partire dalla figura di Lev Leviev (il soprannome del potente tycoon è "il re dei diamanti" e la LLD Diamonds esiste sul serio) e dalle testimonianze di Cecilie Fjellhøy e Pernilla Sjöholm. Cecilie è la ragazza norvegese che vive e lavora a Londra, dove ha incontrato (fisicamente) Simon per la prima volta. Diventata la sua fidanzata, è caduta nel tranello dell'imbroglione: Leviev fingeva di essere vittima delle minacce di fantomatici "nemici" in affari e che i suoi conti e le sue carte erano bloccati per motivi di sicurezza. Così si faceva dare ingenti somme di denaro, prese in prestito o da risparmi, con la promessa di restituirle. Impegno ovviamente mai mantenuto.

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Cecilie Fjellhøy ha accumulato debiti per oltre 180mila sterline. Oggi l'incontro con Simon è soltanto una brutta pagina del suo passato. La donna vive tuttora a Londra, è single, lavora come Senior UX e Service Designer per Sopra Steria (una società francese di servizi e consulenze digitali) e ha fondato in Norvegia l'organizzazione Action:reaction, una non profit a sostegno delle vittime di truffe finanziarie. Non ha rinunciato ai suoi profili Instagram e Tinder perché si dice "sempre alla ricerca dell'amore".

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Pernilla Sjöholm è la 31enne svedese che ha incrociato Simon Leviev su Tinder nel marzo del 2018. I due non stanno insieme ma diventano ottimi amici: in compagnia della ragazza di lui, la modella Polina, trascorrono un'estate di viaggi e divertimento tra Amsterdam, Stoccolma, Mykonos e Roma. Paga sempre il generoso Simon, con i soldi sfilati alle altre vittime: è il suo schema. Tre mesi dopo, presenta il conto a Pernilla: le confessa che è in difficoltà perché attaccato dai soliti "nemici" e ha un bisogno disperato di contanti. Sjöholm si fida e non si tira indietro: gli dà 30mila euro (i risparmi che sta mettendo da parte per compare casa) e gli finanzia svariati biglietti aerei. Prima di scoprire che è tutto falso: l'assegno di "risarcimento" e il costoso orologio da mezzo milione di dollari.

Come la sua amica Cecilie, Pernilla si è messa alle spalle questa disavventura. Vive a Stoccolma e gestisce una società nel settore della ristorazione, e soprattutto su Instagram è attivissima. Quando le autorità hanno deciso di scarcerare Shimon dopo appena cinque mesi, Sjöholm ha rilasciato una dura intervista a Channel 12, nella quale ha accusato il sistema giudiziario israeliano di ridurre la pena e dare fiducia "ad un uomo del genere", un farabutto "fuggito due volte da Israele che ha ingannato e truffato donne in Europa per centinaia di migliaia di euro".

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Già, Shimon Hayut è incredibilmente a piede libero. Nonostante un grave precedente nel 2011 in Israele per frode, furto e rapina (ma è fuggito dal paese prima di poter essere processato) e due anni dietro le sbarre in Finlandia nel 2015 per aver truffato tre donne, tra cui una ragazza madre a cui ha sottratto 45mila euro. Il "conman" e cinico manipolatore, con un passato in una famiglia ultraortodossa di Bnei Brak che meriterebbe un altro film, è stato arrestato in Grecia nel 2019 in un'operazione congiunta tra l'Interpol e la polizia israeliana. 

Estradato in Israele, il "fake billionaire" è stato condannato da un giudice di Tel Aviv a 15 mesi di carcere e al pagamento di una multa di 6.333 dollari più 43.289 dollari di risarcimento. L'uomo che ha sottratto oltre 10 milioni di dollari a donne di tutto il mondo non è stato incriminato di nessun altro reato. Nel maggio del 2020, dopo cinque mesi di prigione e nell'ambito di un programma volto a ridurre la popolazione carceraria per il timore di un'epidemia di Covid tra i detenuti, Hayut è stato rilasciato.

Adesso Shimon ha 31 anni, è fidanzato con una modella israeliana e gestisce un'attività di consulenza online, come rivela il finale del documentario Netflix. Da un'inchiesta di Channel 12 è persino emerso che Yohanan Hayut, il padre di Shimon e rabbino capo della compagnia aerea El Al, sarebbe coinvolto col figlio in una truffa da centinaia di milioni di shekel ai danni di diversi uomini d'affari. Hayut continua a sostenere la sua innocenza, arrivando a dire che le accuse contro di lui derivano soltanto da "un prestito tra amici finito male".

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Forse a loro non piaceva avere una relazione con me, o il modo in cui mi comportavo. Forse i loro cuori sono stati spezzati durante il processo. Non ho mai preso un centesimo da queste donne. Mi hanno usato per la mia vita, hanno ricevuto regali costosi, hanno viaggiato e visto il mondo a mie spese. In altre parole, erano delle avide interessate solo ai soldi. Quando ho chiesto aiuto, hanno accettato e sapevano che avevo dei problemi. Non sono scappato da nessuno: sono tutte bugie e notizie false.

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Ad incastrare Shimon e prendersi la sua rivincita è stata Ayleen Charlotte, l'ultima fidanzata di Simon Leviev. I due si conoscono alla fine del 2017 e stanno insieme per 14 mesi, prima che Ayleen scopra per caso sui social l'inchiesta di VG che inchioda il compagno. La ragazza olandese capisce che i messaggi, i video, le foto che Simon le ha mandato e le modalità con cui le ha spillato quattrini si ripetono secondo un sistema consolidato. Organizza così la sua "revenge" per vendicare se stessa e le altre donne degli abusi subiti.

È Ayleen ad avvisare la polizia del viaggio di Hayut in Grecia così come dello pseudonimo che avrebbe usato: David Sharon. Da allora, però, Charlotte preferisce stare lontana dalle cronache e dai social: tutto quello che sappiamo di lei è che vive ad Amsterdam, lavora nel mondo della moda e sta lentamente ripagando i suoi debiti, a partire dai ricavi ottenuti vendendo online la maggior parte degli abiti griffati di Simon.

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L'arresto di Shimon Hayut si deve ad un articolo del quotidiano norvegese Verdens Gang, dal titolo The Tinder Swindler: un'inchiesta costata tanti soldi e parecchia fatica e corredata di foto, video e preziose testimonianze audio. I quattro reporter di VG – Natalie Remøe Hansen, Kristoffer Kumar, Erlend Ofte Arntsen e Tore Kristiansen – hanno raccolto le dichiarazioni di Cecilie Fjellhøy e Pernilla Sjöholm, ricevuto dritte dal collega Uri Blau e dall'agente di polizia Hanny Giladi e trascorso sei mesi ad inseguire il truffatore attraverso diversi continenti: alla fine lo hanno scovato a Monaco, in uno degli hotel più alla moda d'Europa, come si vede in chiusura di film. I giornalisti hanno cercato ripetutamente di mettersi in contatto con Simon Leviev, ma senza successo. Il suo avvocato, Yaki Kahan, ammette di aver perso ogni contatto con il suo cliente. Alla regista Felicity Morris e alla produttrice Bernadette Higgins è andata decisamente peggio: Hayut ha risposto alla loro richiesta di partecipare al film con un messaggio vocale. "Vi farò causa per diffamazione e false accuse – ha detto alle due –. Tutto questo si basa su una menzogna. E basta, andrà così".

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