Iron Fist: tutto sul film epico di Carlo Rola

Autore: Alessandro Zoppo ,

Henning Baum (#Last Cop - L'ultimo sbirro), Natalia Wörner (#I pilastri della Terra) e Dennenesch Zoudé (La dottoressa dell'isola) sono i protagonisti dell'epico Iron Fist, una rilettura del mito di Götz von Berlichingen, il leggendario cavaliere tedesco dalla mano di ferro (e incorreggibile donnaiolo e saccheggiatore) al servizio del margravio di Brandeburgo.

Il film, diretto nel 2014 da Carlo Rola (scomparso due anni più tardi per un'insufficienza cardiaca a soli 57 anni), promette di regalare combattimenti con spade, scontri brutali e fughe emozionanti a coloro che amano il genere e che non si stancherebbero mai di guardare storie su imprese affascinanti e cavalieri coraggiosi.

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In questo caso, però, al centro della vicenda c'è un personaggio realmente esistito, ambiguo e ricco di sfumature.

Iron Fist: la trama del film di Carlo Rola

La trama racconta infatti di Götz von Berlichingen (Baum), un soldato di ventura che nella Germania alla fine del XVI secolo lavora al servizio dei grandi signori di Baviera.

Il paese sta attraversando una fase delicata: l'imperatore Carlo V (Nikolai Kinski) vuole proclamare un nuovo codice di leggi per portare giustizia nel Sacro Romano Impero Germanico, mentre la bellissima e spietata Lady Adelheid von Walldorf (Wörner) trama alle sue spalle per far salire al trono l'alleato della Francia Franz von Sickingen (Paul Faßnacht).

Quando Götz e la sua banda di mercenari rubano tre scrigni d'oro francese, mettono in moto un pericoloso intrigo politico-religioso: non sanno ancora di essere appena stati coinvolti in una mortale partita a scacchi che riguarda le alte sfere della Casa d'Asburgo e l'autorità imperiale. Adelheid riesce a manipolare un vecchio amico di Götz per attirare il cavaliere in una trappola e recuperare il bottino.

La mano di ferro di Götz von Berlichingen

Von Berlichingen è spacciato: durante la resa dei conti, gli viene reciso di netto il braccio destro (nella realtà fu una palla di cannone in battaglia a causare l'amputazione). Götz sopravvive soltanto grazie all'aiuto della veggente e guaritrice Saleema (Zoudé).

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Perduta la mano, decide di affidarsi all'inventore Eugen (Lars Rudolph) e sostituirla con una specie di guanto di ferro che gli consente di maneggiare la spada.

La notizia di questo "miracolo" si diffonde a macchia d'olio tra gli inquieti contadini tedeschi, che si ribellano al potere e si uniscono al leader Götz in numerose faide contro le autorità.

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Con il suo guanto metallico, l'uomo che non si è fermato nemmeno di fronte all'amputazione di un braccio guida l'insurrezione del mondo rurale, che spinge per l'abolizione della servitù della gleba e la diminuzione delle tasse.

I rivoltosi si organizzano per combattere l'esercito imperiale, il vescovo di Bamberg e i piani di Adelheid: il loro obiettivo è salvare il regno e la vita dell'Imperatore.

La vita del cavaliere si confonde tra realtà e fantasia: Christian Schnalke, il produttore e sceneggiatore di Iron Fist, non ha fatto mistero di volere fornire una nuova lettura di questo discusso personaggio, definito (spesso a torto) un "eroe del popolo".

Non a caso fu Goethe a interessarsi per primo alla figura del "folle condottiero" Berlichingen: nel 1773 gli dedicò una pièce basata sull'autobiografia che lo stesso Götz aveva scritto prima di morire nel 1562.

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In un'intervista concessa a Noz, Henning Baum ha spiegato che il film, nonostante si allontani in gran parte dalle fonti storiche, è un tributo ad un uomo "che non si arrende".

Questo è ciò che definisce il mito di Götz: è senza tempo. Ogni attore deve chiedersi se può avere accesso all'anima del personaggio, se parti di esso si ritrovino dentro di lui. Altrimenti non puoi interpretarlo. In questo caso, ho scoperto il mio Götz interiore.

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Dopo la guerra dei contadini, Berlichingen si allontanò dalle truppe dell'Odenwald, presumibilmente per salvarsi la pelle. Poco importa per Baum.

È quel tipo di eroe indipendente e volitivo che fa ciò che vuole e pensa che sia giusto, per poi viverne le conseguenze.

UFA Fiction
Henning Baum a cavallo in una scena del film Iron Fist
Henning Baum è il cavaliere Götz von Berlichingen

A Götz si deve persino una celebre battuta diventata oggi di uso comune: "Baciami il culo!". Il cavaliere pronuncia questa frase ("Er kann mich am arsch lecken!") quando le truppe imperiali lo assediano intimandogli la resa.

Nel film, l'insulto è stato modernizzato così come la celebre protesi che l'attore ha dovuto indossare.

Dentro era imbottita di feltro, e potevo davvero maneggiarci una spada. Ma era molto pesante, quindi ho dovuto toglierla durante le pause per evitare la pressione e un'infiammazione.

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Lars Rudolph porge la protesi in una scena del film Iron Fist
L'inventore Eugen e il suo visionario guanto metallico

Nel frattempo, coloro che hanno amato questo film e i più curiosi possono approfondire in un altro modo le vicissitudini di uno degli uomini più cocciuti di tutti i tempi.

Le protesi di Götz von Berlichingen sono oggi in mostra nel museo di Jagsthausen.

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