Kiki - Consegne a Domicilio: perché Kiki perde i suoi poteri?

Autore: Giulia Vitellaro ,

Una scopa volante con a bordo poco più che una bambina, un fiocco rosso in testa e un gattino nero al fianco. Questi pochi elementi sono bastati a creare uno dei personaggi più iconici dello Studio Ghibli: Kiki, protagonista di Kiki – Consegne a domicilio.

Kiki – Consegne a domicilio è stato il primo grande successo dello Studio Ghibli, sia in termini finanziari, sia per il successo internazionale. Fu il primo film dello studio Ghibli disponibile negli Stati Uniti, dove Disney rilasciò una versione doppiata in inglese in VHS nel 1998, con una piccola Kirsten Dunst a dare la voce alla protagonista.

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La storia di Kiki non è semplicemente l’avventura di una streghetta lontano da casa, ma parla ai bambini di emancipazione e agli adulti della necessità d’ispirazione, del recupero della propria fantasia.

 

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Kiki in volo col gatto Jiji, a bordo della scopa

Trama

Kiki è una giovane strega che ha da poco compiuto 13 anni e vive in campagna con una famiglia felice. Secondo la tradizione, per lei è tempo di trasferirsi in una città straniera da sola per un apprendistato di un anno. Le regole di questa partenza sono rigide: deve indossare un largo vestito nero, deve trasferirsi in una città senza altre streghe, può portarsi solo Jiji, il suo fido gattino parlante, qualche soldo e una scopa. 

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Seguendo un proprio desiderio espresso sin dall’inizio del film, finisce in una grande città vicino al mare, dove è da subito vista con stupore da tutti gli abitanti. 

La persona più ben disposta nei suoi confronti è Osono, visibilmente incinta, che ha bisogno di aiuto nel proprio negozio; se Kiki lavorerà qualche volta al banco della panetteria, le offrirà vitto e alloggio. Parallelamente, nel tempo libero dal lavoro da Osono, Kiki inizierà a fare consegne a domicilio, approfittando della velocità possibile grazie alla scopa volante della madre e alla sua agilità nel guidarla. 

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Osono nella sua panetteria

La piccola Kiki si fa anche un amico: Tombo. Tombo è un ragazzo che, sin dal primo giorno, è affascinato dalla sua eccezionalità. Inizialmente Kiki è molto diffidente per via del modo molto invadente in cui le rivolge domande. A poco a poco, con la propria determinazione, il ragazzo inizierà a guadagnare la fiducia di Kiki. Tombo, come molti personaggi di Miyazaki, è appassionato di volo, e sta costruendo una bicicletta in grado di volare. Tanto appassionato che ad un certo punto la nostra protagonista avrà paura che questo amore in comune per il volo sia l’unica cosa che li unisce; spinta da questa paura, Kiki finisce con l'allontanarlo con decisione, iniziando a rispondergli freddamente. 

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Tombo e Kiki si rilassano davanti al mare

Nel mentre, il servizio di consegna a domicilio di Kiki va a gonfie vele, e la ragazza è molto indaffarata; così tanto da non riuscire a esercitare nessuno dei suoi (ancora non scoperti) poteri da strega. Durante la consegna di un peluche a forma di gattino nero, Kiki viene attaccata da un gruppo di corvi che credono sia intenzionata a rubar loro le uova. Perde il peluche. Lasciando in pegno il suo adorato Jiji, che si finge un peluche per tutto il tempo, Kiki va alla ricerca del regalo perduto. Lo ritrova in una piccola capanna in mezzo al bosco, dove abita Ursula, una giovane pittrice che l’aiuta a riparare il pupazzo, danneggiato.

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Qualche settimana dopo le viene commissionata la consegna di un pasticcio di aringhe e zucca, amorevolmente preparato da una nonna, Madame, per la festa della propria nipotina. Quando arriva per ritirare la pietanza, Madame si scusa perché non è ancora pronta e le chiede di lasciar perdere, assicurandole comunque il compenso: in fretta, la piccola Kiki aiuta Madame a preparare tutto in tempo.

Una volta pronto il pasticcio, Kiki si è guadagnata l’amicizia di Madame ma è anche in ritardo all’unica festa a cui era stata invitata dal suo arrivo in città, organizzata da Tombo. Arriva una tempesta e Kiki lotta contro il vento prepotente e la pioggia incessante per consegnare il piatto in tempo: una volta arrivata, la nipote di Madame la tratta con sufficienza e prende il regalo con svogliatezza, tornando subito alla propria festa. Per un attimo Kiki intuisce la vita delle proprie coetanee: feste di compleanno, tempo libero, regali. La delusione per il trattamento sgarbato della bambina e le terribili condizioni meterologiche fanno il resto: si sveglia con una terribile febbre alta.

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Kiki a letto con la febbre

Dopo qualche giorno la febbre finisce, ma succede qualcosa di strano: Kiki non riesce più a volare e, soprattutto, non riesce più a comprendere Jiji, il suo gattino, che nel mentre si è innamorato della gattina dirimpettaia, Lily.

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L’unico talento di Kiki è la velocità e l’abilità nel volo; non ha avuto tempo di imparare altri tipi di magia. Senza il volo si sente persa. La ragazza è sempre più spenta: continua a lavorare nella panetteria di Osono ma lo fa senza gioia. Non sa se potrà mai essere una strega. Fortunatamente, durante un giorno di particolare tristezza, incontra Ursula

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Ursula parla dal sacco a pelo con Kiki, bevendo un infuso in piena notte

La ragazza, più grande di Kiki, riconosce il suo sguardo: quello di un’artista che ha perso la propria ispirazione. La invita nella propria casetta nel bosco, per rilassarsi. Lì, Kiki riesce a crearsi una nuova prospettiva sulla propria situazione. Ursula paragona la magia all’ispirazione artistica, e le parla di come nessuna delle due cose sia costante e naturale, e di come per ritrovarle basti dedicarsi a se stessi. Kiki scopre anche uno stupendo quadro che la ritrae, da poco terminato da Ursula, per cui si commuove. 

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I due giorni a casa dell’amica cambiano profondamente l’atteggiamento di Kiki nei confronti della propria situazione. Qualche giorno dopo è in visita da Madame, che per ringraziarla di aver affrontato la tempesta per effettuare la sua consegna, le ha fatto una torta. Le due scherzano, per poi essere interrotte da un terribile annuncio televisivo: uno zeppelin in partenza dalla spiaggia è stato travolto da un vento terribile. Tombo, nel tentativo di ancorarlo al suolo, viene trascinato nel cielo alla deriva. 

Kiki si precipita sul posto per aiutare l’amico, e d’improvviso, d’istinto, prende lo scopettone di uno dei cittadini che stanno assistendo al disastro e prende il volo. In un finale travolgente, Kiki riesce a portare in salvo Tombo. Sullo sfondo dei titoli di coda, vediamo Kiki rinata: è ormai parte della famiglia di Osono, continua le consegne con il suo piccolo Jiji (che ormai è padre), vola a bordo della propria scopa insieme all’amico Tombo (a bordo della sua bici-elicottero) e continua a coltivare l’amicizia con Madame ed Ursula. Manda una lettera rassicurante ai propri genitori dove parla delle difficoltà e delle soddisfazioni del lavoro, in una dolce conferma della sua avvenuta maturazione.

Il libro

La storia di Kiki è basata su un popolare libro giapponese per bambini uscito nel 1985, a firma di Eiko Kodono. Il libro parla di una tredicenne che deve lasciare casa per un pellegrinaggio lungo un anno, dove impara a vivere in una grande città. Kiki arriva nella città dei suoi sogni (vicino all’oceano) e inizia a lavorare in una panetteria col suo gatto amico d’infanzia, Jiji. Kiki inizia, come nel film, il proprio servizio di consegne a domicilio, vivendo tante diverse avventure in un libro che è composto di piccoli episodi.

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Kiki durante il suo lavoro in panetteria

L’autrice Eiko Kadono si è detta particolarmente scontenta dei cambiamenti apportati da Miyazaki. Nel libro Kiki non perde mai i propri poteri, e la storia è incentrata sulle sue peripezie nell’effettuare consegne. Miyazaki aveva deciso questo cambiamento dall’inizio:  

I film hanno sempre la necessità di creare dei sentimenti realistici. Kiki soffrirà una forte battuta d’arresto e sentirà molto di più la solitudine e l’isolamento rispetto all’originale.

La signorina Kadono era così insoddisfatta di questi cambiamenti che il film fu quasi sul punto di essere annullato. Miyazaki e il produttore dello studio Ghibli, Suzuki, dovettero recarsi a casa dell’autrice e invitarla allo studio di animazione per convincerla a concedere loro l’autorizzazione per proseguire.

La scopa

La storia di Kiki è una storia di crescita personale. La rottura totale dentro di sé è rappresentata dalla rottura di un oggetto fisico: la scopa. 

Dopo una grande delusione lavorativa, Kiki non riesce più a volare. Non riesce ad arrendersi all’idea, e durante uno dei suoi tentativi disperati di spiccare il volo, cade sulla scopa, spezzandola.

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Kiki guarda sconsolata la propria scopa spezzata a metà

La scopa non è solo il simbolo della sua ispirazione perduta. Poco prima di partire, Kiki si era a poco a poco creata una propria scopa, costruita da sola. La madre l'aveva però convinta a prendere la sua: era più rodata, funziona bene ed è un regalo che le farà ripensare alla propria famiglia lontana. 

La rottura della scopa è una rottura con la vita in famiglia, una vita in cui qualcuno poteva accudirla quando era triste o stava male, dove poteva contare su qualcun altro per il proprio sostentamento: l’infanzia. 

Ma non solo: ciò che la scopa rappresenta, cioè il volo, è un tema carissimo in Miyazaki, e che ritroviamo in moltissime sue opere. Rappresenta la meraviglia, la fantasia, la libertà, la spensieratezza.

La magia

Kiki è dotata di un animo gentile e riflessivo. Il suo altruismo non si lascia scoraggiare dall’ingratitudine e l’egoismo altrui. Questa sua generosità totalmente disinteressata finisce, però, con lo schiacciarla

Miyazaki ci mostra cosa può accadere quando ci si continua a cullare troppo nell’innocenza tipica dell’infanzia senza accompagnarla ad una maturazione profonda nel processo di crescita. Kiki percepisce in sé un distaccamento: la crudezza del mondo reale e il suo inguaribile ottimismo si scontrano e causano in lei una profonda tristezza, una contraddizione apparentemente inconciliabile.

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Kiki avvolta in una coperta beve un infuso mentre si confida con Ursula

Una tristezza che la confonde e le fa perdere se stessa, e che infine sfocia nella totale perdita dei poteri, rendendola incapace di volare e di parlare con il gatto Jiji. A salvare la piccola e confusa Kiki da questa crisi interiore è Ursula. I pochi giorni che passano insieme nella sua casetta nel bosco sono momenti molto delicati ma allo stesso tempo di fortissimo impatto. 

Sia la magia sia la pittura sono simili, sai? Anch’io spesso non riesco più a dipingere. In quei momenti non si può che dimenarsi. Dipingi, dipingi, e ancora dipingi! […] Oppure, smetti di dipingere. Fai una passeggiata e ammiri il paesaggio, fai un sonnellino, non fai niente. E un da un giorno all’altro, d’improvviso, ti viene voglia di dipingere.

La magia è il lato fantasioso e spontaneo che quando siamo bambini riusciamo a esprimere con più libertà, per via della spensieratezza dell’età. Tuttavia, inevitabilmente, si cresce: arriva il lavoro, arrivano le responsabilità. Inizialmente conciliare lavoro e lato artistico sembra facile, ma a poco a poco si perde qualche scintilla di quella magia sino a quando un giorno non ci si accorge che è (apparentemente) scomparsa.

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Kiki e Ursula chiaccherano a notte fonda, alla luce di una lampada a olio

Kiki prende molto sul serio il proprio lavoro: è necessario che si renda indipendente e vuole farlo davvero, a tutti i costi. Poco prima di partire, il padre le dice che, se qualcosa dovesse andare storto, la attendono a casa a braccia aperte. Lei replica: "Una cosa del genere non accadrà mai, te lo assicuro!", in una frase che lascia trasparire quanto il fallimento non venga contemplato.

E il suo zelo la porta verso un totale esaurimento delle forze e di quella potenza immaginifica che le consentiva di volare. In un solo giorno compie moltissime consegne (una delle quali, faticosissima, non viene affatto apprezzata) sotto una pioggia torrenziale e si ammala. Lavora così tanto che non fa in tempo ad arrivare a una festa di cui sarebbe stata l’ospite d’onore, l’unica vera occasione di svago dal suo arrivo in città. Ha quello che potrebbe sembrare una sorta di collasso mentale e fisico.

La sua febbre, apparentemente innocua, è un momento di rottura. Cadono le illusioni che l’impegno sia sempre ripagato con gratitudine, e che ignorare ogni possibilità di svago renda più meritevoli e produttivi. Diventa uno strappo insanabile quando rifiuta l’invito di Tombo ad entrare e visitare un dirigibile atterrato in emergenza sulla spiaggia, con la motivazione che ha del lavoro da fare. Mette da parte l’amicizia e decide, con un po’ di alterigia, di dedicarsi ai suoi doveri. 

La magia però non è andata per sempre: a poco a poco, grazie a Ursula e a Madame, Kiki riesce ad affrontare le dicotomie della propria esistenza. Il dovere e il piacere, la parte di sé diventata adulta e quella ancora bambina, il passato e il presente. Ed è dimostrando fedeltà all’amico Tombo che Kiki riesce a tornare a volare: l’ispirazione, quella vera, viene da sentimenti profondi e sinceri, che lei finalmente prova di nuovo. 

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Kiki a bordo di uno scopettone tenta di portare Tombo in salvo

A fine film, dopo il rocambolesco salvataggio di Tombo, Kiki viene raggiunta da Jiji, che le rivolge un tenero miagolio di approvazione. Resta un dubbio:

Perché Jiji non parla più?

La perdita di poteri di Kiki ha un’altra importante conseguenza: la sua comunicazione con il gatto nero Jiji si interrompe. Nel libro di Eiko Kondono viene spiegato che un gatto e la strega a cui appartiene crescono insieme, sin dai primi giorni di vita.

 

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Jiji beve latte da una ciotola

L’esaurimento di forze fisiche e mentali di Kiki corrisponde alla sua perdita dei poteri, ma anche ad un altro evento: Jiji incontra una gattina che appartiene ad una famiglia del palazzo di fronte ed inizia a passare sempre più tempo con lei anziché con la nostra protagonista. Quando Kiki guarirà dalla febbre, Jiji si comporterà in un modo decisamente più felino: miagolerà e ignorerà le sue parole, mettendosi a sonnecchiare nel letto.

Jiji non riesce più a comunicare con Kiki come prima perché entrambi sono cresciuti, non perché lei ha perso i poteri. Kiki si è lasciata ormai alle spalle la parte della sua vita in cui poteva parlare col suo gatto: l’infanzia. Questo dettaglio è ancora più evidente nel finale, quando Kiki ha riconquistato il suo potere magico, e tuttavia il gattino Jiji al suo fianco, anziché parlarle, emette solo un miagolio di approvazione. 

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Kiki accerchiata da giornalisti e il piccolo Jiji miagolante sulla sua spalla

Nei titoli di coda però è chiaro che i due non si separano e che continuano ad effettuare le consegne insieme. Hanno un nuovo rapporto, come due esistenze che si sono sviluppate in modo indipendente (e non perennemente legate, come all’inizio del film). Jiji rappresenta, in un certo senso, l’infanzia di Kiki. Crescere non significa abbandonare l’infanzia o ripudiarla del tutto, ma imparare a convivere con quella parte della propria vita in armonia, accettando i cambiamenti e la crescita. 

Interessante notare come in una delle prime versioni occidentali del film (quella col primo doppiaggio americano) alla fine del film Jiji parlasse, creando così una frattura sostanziale con la sceneggiatura originale di Miyazaki e in un certo senso annullando il messaggio di crescita personale del film: una crescita che significa perdita e tristezza, ma che vuol dire anche fioritura, accettazione del cambiamento e armonia con lo scorrere del tempo.

Il finale

È incredibile come molte storie dello Studio Ghibli, pur non avendo un antagonista preciso, riescano a risultare comunque dolorose, belle e avvincenti. Forse questa unicità risiede nel loro narrare di eventi naturali che ci mettono alla prova, senza bisogno della pura malvagità, alla cui lotta ci hanno abituato i cartoni animati più famosi.

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Kiki e Jiji dalla finestra di casa di Osono

La vicenda di Kiki si risolve nel bellissimo finale, in cui vediamo una bambina molto diversa da quella allegra e spensierata delle prime scene. La piccola strega ha fatto i conti con la responsabilità del lavoro,  la crescita, gli effetti dell’eccesso di zelo, l’ispirazione, la creazione di una rete di sicurezza al di fuori dell’ambiente familiare e la ricerca di sé. Kiki nel finale è felice, ma di una felicità nuova e diversa: ha imparato come gestire la sua nuova indipendenza, ad affrontare il dolore della crescita con serenità, a conservare la propria bambina interiore in una parte di sé.

La sua crescita non ha significato l’abbandono nichilista dell’innocenza, ma le ha piuttosto insegnato un modo più saggio e consapevole di gestirla.

Kiki - Consegne a domicilio è un film prodotto dallo Studio Ghibli nel 1989, animato e diretto da Hayao Miyazaki.

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