L'immensità della notte è il film perfetto per chi ama i podcast e la fantascienza ai confini della realtà

Autore: Elisa Giudici ,

L'immensità della notte azzecca l'approccio giusto sin dall'apertura del film. Su una televisione vintage vediamo iniziare una nuova puntata di Paradox Theater, che intuiamo con facilità essere la copia carbone di Ai confini della realtà. Inutile nascondere il debito enorme che ha questo piccolo, sorprendente progetto rispetto a quel classico televisivo della fantascienza. È interessante però capire in che prospettiva si pone questa gemma nascosta del catalogo Amazon Prime Video rispetto a una serie televisiva che ha influenzato tutta la serialità e la fantascienza a venire. 

L'esordio alla regia di Andrew Patterson - regista autodidatta qui alla sua prima prova - sembra aver compreso con chiarezza cosa renda l'approccio di Ai confini della realtà ancora così moderno e a tratti insuperabile. Con il passare dei decenni il futuro immaginario e i fenomeni misteriosi e paurosi diventano reperti d'antan, mentre a restare è la voglia di affascinare con l'arte del racconto oreale, confenzionando una storia calibrata sulle aspettative dello spettatore, con la voglia di sorprenderlo, divertirlo e intrattenerlo. L'immensità della notte in questo senso gioca su un terreno che chi guarda conosce sin troppo bene, ma per accattivarsi il suo pubblico non gioca la facile carta della nostalgia. Mentre il racconto scorre, la sceneggiatura di James Montague e Craig W. Sanger fa tutto un lavoro di fino a cui contribuisce e molto la regia di Patterson.

L'immensità della notte L'immensità della notte Alla fine degli anni ’50, in una piccola città del Nuovo Messico mentre gli abitanti si radunano per una partita di basket, due giovani scoprono sulle onde radio della loro ... Apri scheda

Si arriva così al finale di una storia di misteriose apparizioni che abbiamo intuito già dalle sue premesse, eppure si rimane avvinti, perché L'immensità della notte è proprio questo: una riflessione per immagini sul potere di una voce senza volto che racconta una storia nell'ora più buia della sera. 

Rendere avvincente la vecchia, solita storia 

Siamo in New Mexico, in una cittadina persa nella vastità del deserto ai confini con il Messico. Gli abitanti del pugno di case che tratteggiano vie squadrate l'una uguale all'altra sono tutti alla partita di basket del liceo locale, con due importanti eccezioni. La giovane Fay (Sierra McCormick) è inchiodata al centralino del paese coprendo il turno di notte al posto della madre, in attesa di chiamate da inoltrare che probabilmente nemmeno arriveranno. L'autoproclamato anticonformista Everett (Jake Horowitz) è invece la voce della locale stazione radio, che si prepara a mettere dischi e parlare a un pubblico ancor più decimato dalla concomitanza dell'evento sportivo. 

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È dall'inizio della serata che accadono eventi strani e inspiegabili in città. Le luci della palestra dove si sta per svolgere la partita sfarfallano, le rare comunicazioni che giungono al centralino di Fay sono punteggiate da uno strano rumore. Fay sta ascoltando alla radio l'amico Everett, con cui condivide la passione per la neonata tecnologia audiovisiva e una certa conoscenza tecnica riguardante le telecomunicazioni. I due decidono di trasmettere il bizzarro suono di fondo che Fay sente in cuffia in diretta radio, nella speranza che qualche spettatore lo possa identificare. Nel frattempo alcuni passanti cominciano a diffondere la notizia di bizzarri avvistamenti nel cielo notturno proprio al di fuori della città. 

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Fay annoiata al centralino
L'immensità della notte racconta (e talvolta subisce) il fascino del racconto via radio

Superato lo scoglio una lunga e verbosissima scena iniziale che sembra non andare a parare da nessuna parte (e si rivelerà poi essere più un virtuosismo che altro) L'immensità della notte procede a ritmo sostenuto verso un finale che è già scritto nelle sue premesse. Cosa mai potrà illuminare il cielo notturno del Nuovo Messico e interferire con le comunicazioni radio locali? Eppure il film trova il modo per continuare a dialogare con il suo pubblico, pur raccontando una storia già sentita mille volte. 

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Patterson fa a meno anche della tradizionale voce fuori campo che introduceva ogni episodio di Ai confini della realtà, entrando ed uscendo dalla realtà televisiva di Paradox Theatre per ricordarci la dimensione fittizia della storia, la sua cornice televisiva. Eppure siamo in una realtà in cui la radio è la regina dell'immaginario popolare, ancora non compromessa dalla potenza visiva del piccolo schermo. Il grande risultato di questo film è quello di raccontare con efficacia proprio la fascinazione del racconto in cui una voce (quella di una centralinista curiosa o di uno speaker radiofonico scanzonato) racconta una storia che siamo chiamati a immaginare tramite la nostra fantasia.

Quando la voce diventa cinema

Solitamente il cinema colma questo sforzo creativo facendoci vedere direttamente ciò che viene raccontato. Questo però non avviene in L'immensità della notte, lungometraggio che per gran parte del suo tempo vede uno o più protagonisti raccontare o ascoltare una storia che dobbiamo immaginarci da soli. Nel segmento centrale del film passiamo lunghi minuti ad ascoltare un certo Billy, che ha chiamato in trasmissione perché sa qualcosa sul rumore misterioso. Più tardi saremo testimoni di un racconto dai contorni sovrannaturali che un'anziana del paesino racconterà ai due invitandoli a casa propria. Nel primo caso ascoltiamo anche noi la voce alla radio, nel secondo la prospettiva della cinepresa ci posiziona al fianco dei giovani protagonisti. Sembra quasi di sentirla sotto le dita, la vecchia poltrona del salotto dell'anziana. 

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Seppur con qualche lungaggine di troppo, L'immensità della notte riesce a farci correre qua e là con Fay pur essendo un film di rara staticità narrativa. Di fatto si tratta di un collage di lunghe sequenze in cui qualcuno racconta qualcosa a qualcun'altro, ovvero una delle dimensioni meno cinematografiche e dinamiche in assoluto. Con qualche sforbiciata e spiegazione extra, potrebbe trasformarsi con facilità in un podcast a la Welcome to Night Vale.

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Fay risponde al telefono
Pur essendo un racconto molto statico, il film risulta dinamico e non annoia quasi mai

Qui invece entra in gioco la regia, che con mille movimenti della cinepresa dona grande dinamismo a una storia più narrata che mostrata. Non mancano ingenuità da studente della scuola di cinema (cosa che Patterson non è, essendo un assoluto autodidatta), ma la contrapposizione tra quei lunghi primi piani studiati dell'occhialuta Fay che armeggia al centralino e le carrellate infinite che la seguono mentre corre con un infante al braccio per le vie della cittadina fanno la magia, dimostrando ancora una volta come il cinema ben fatto possa rendere cinematografico anche il più ostico dei soggetti. 

Indie sì, ma con ambizione (e talento)

L'immensità della notte porta a casa un risultato notevole: farci arrivare alla fine dei suoi 90 minuti soddisfatti, pur avendo una storia così esigua da apparire stiracchiata anche su questo minutaggio contenuto. La missione di raccontare la magia del racconto orale per immagini è compiuta e non si nota nemmeno troppo quando l'approccio scelto sia il risultato di una produzione che più indie non si può. Nell'epoca in cui si presenta il cinema come un'arte democratica che quasi chiunque può fare con un telefonino e un programma di montaggio, Andrew Patterson si è preso la briga di trovare un luogo adatto in cui girare la sua storia anni '50, impiegando automobili e apparecchiature radio d'epoca per rendere credibile e atmosferica la sua ricostruzione.

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Everett e due passanti al centralino
È evidente come ogni partecipante al film dia il massimo per non far trasparire i mezzi limitatissimi della produzione

Forse chiunque al giorno d'oggi può mettere insieme un film, ma per realizzare un esordio brillante che si faccia notare serve ancora grande impegno e un'enorme inventiva per superare le mille difficoltà che un budget risicato ti mette davanti. A fare la differenza è ancora una volta il talento, di cui Andrew Patterson sembra provvisto. 

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L'immensità della notte è disponibile su Amazon Prime Video.

Commento

cpop.it

75

Tra Ai confini della realtà, It Follows e Night Vale, L'immensità della notte riesce a trovare una voce sua, raccontando una piccola vicenda fatta di voci, leggende metropolitane inquietanti realtà.

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