La famiglia perfetta: gli attori di Paolo Genovese nel finale tra finzione e realtà

Autore: Alice Grisa ,

Una commedia nella commedia; un rompicapo di incastri; un film di Natale divertente ma anche originale: Una famiglia perfetta racconta la storia di un uomo ricco e solo che, pur di trascorrere le feste con dei parenti, arriva ad assumere una squadra di attori che interpreteranno sua moglie, i suoi figli, suo fratello, sua cognata e sua madre.

La narrazione assume immediatamente due livelli: la storia recitata, che segue fedelmente un copione, e la storia vera, del gruppo di attori di provincia che si confronta con questa performance sui generis perché allettata da un compenso stellare.

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Diretta da Paolo Genovese (dopo Immaturi e qualche anno prima del successo di Perfetti sconosciuti), Una famiglia perfetta schiera un poker di volti noti del cinema italiano, da Sergio Castellitto a Marco Giallini, da Ilaria Occhini a Claudia Gerini.

Il film, a differenza di tante altre commedie nostrane, non si sgretola dopo il primo atto; non perde mai di ritmo e mordente fino alla fine, in cui ad aspettare lo spettatore c’è una sorpresa che lo porterà a rivalutare tutto quello che gli è stato raccontato.

Ma come finisce Una famiglia perfetta? E che senso ha questa storia?

Medusa
Scena cena di Una famiglia perfetta
I discorsi al cenone

Il finale di Una famiglia perfetta

Carmen la moglie, Fortunato il fratello, Sole la cognata, Rosa la mamma, Luna, Pietro, Daniele e Angelo: il facoltoso Leone ha una bellissima famiglia intorno a sé, nella sua elegante villa nelle campagne intorno a Todi, in Umbria.

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Peccato che nessuno di loro sia imparentato con lui.

La squadra di attori, guidati dal capocomico Fortunato è intenta – per i soldi, dopo aver collezionato apparizioni nelle sagre di paese o nei presepi viventi – a interpretare una commedia pericolosa, in cui lo spettatore è committente, complice e carnefice allo stesso tempo.

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In teoria basterebbero due giorni seguendo il copione alla lettera, fingendo di essere familiari premurosi, per portare a casa il lauto stipendio.

Ma nessuno degli attori sa che Leone è un fantasista, che si diverte a improvvisare, spiazzare e mettere in difficoltà i suoi dipendenti.

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Una scena di Castellitto e il bambino in Una famiglia perfetta
Leone scopre come potrebbe essere avere un figlio

E quella più a disagio è Carmen, sposata con Fortunato nella vita reale e costretta a essere (ma fino a che punto?) la moglie di Leone davanti agli occhi del suo consorte.

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A partire dall’inizio, in cui la famiglia si riunisce a tavola per la Vigilia di Natale e l’uomo manda via in malo modo Daniele, il “figlio”, perché non è abbastanza bello e degno di uno spot da Mulino Bianco. 

In un’escalation di nervosismi ed equivoci – alimentati da Alicia, ignara turista di passaggio che viene coinvolta nella farsa suo malgrado – si arriva al finale mescolando le vicende del copione di Leone con quelle private degli attori: la crisi del matrimonio tra Fortunato e Carmen, l’infatuazione di Sole per Fortunato, la love story tra Luna e Pietro e gli insegnamenti tecnici della veterana Rosa, attrice specializzata in grandi scene madri.

Passano meno di 24 ore dall’inizio alla fine e troveremo ciascun membro della “famiglia” dopo l’ennesima imprevista sorpresa di Leone – la sfuriata alla messa di mezzanotte per non aver ricevuto neanche un regalo – in via di trasformazione.

La notte di Natale, però, accade l’imprevisto. Rosa viene trovata morta annegata nello stagno della tenuta e tutti, intorno a lei, si disperano.

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Si tratta, in realtà, dell’ennesimo coup de théâtre: l’attrice veterana ha finto (magnificamente) per compiacere l’amico Fortunato, preoccupato per la notte che Carmen avrebbe dovuto trascorrere con l'uomo di cui interpreta la moglie.

Roso dalla gelosia, l’uomo ha chiesto a Rosa un favore, per interrompere un ipotetico avvicinamento tra i due, chiusi in camera da letto. Grazie alla finzione, Carmen e Fortunato hanno capito di amarsi davvero e di essere in grado di superare la crisi di un “matrimonio stanco”. Sole deve rassegnarsi: lui non la contraccambierà mai.

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Una scena di Sole in Una famiglia perfetta
Sole in lacrime per Fortunato

Luna e Pietro, lei attrice impegnata (e spocchiosa), lui aspirante gieffino, si lasciano andare alla passione e imparano l’una dall’altro, per maturare come persone e come professionisti. Ad esempio, raccontando la scena che lo ha più commosso di Alla ricerca di Nemo, Pietro capisce (e fa capire agli altri) di avere talento, al contrario di quanto pensasse.

Solo le ultime scene, però, svelano cosa c’era dietro al piano di Leone. 

Non si tratta semplicemente di una messinscena per non stare da solo a Natale. Si tratta di una performance in grado di mettere davanti ai suoi occhi un presente alternativo, quello che anni prima aveva scelto di non avere.

Show hidden content Nell’ultimo colloquio tra Carmen e Leone, il colpo di scena: scopriamo che i due non solo si conoscevano già, ma erano fidanzati, prima che lei incontrasse Fortunato.Al momento di decidere se costruirsi una famiglia con lei, Leone ha preferito lasciarla. Ora, a distanza di anni, ha voluto provare a capire cosa si sia perso.I due si salutano, di nuovo, riflettendo sul senso del Natale e della famiglia.Carmen, prima di partire con Fortunato, ruba qualche bottiglia di spumante e le apre con lui, in mezzo alla campagna, per festeggiare il 25 dicembre e la loro unione ritrovata.Proprio in quel momento – colpo di scena nel colpo di scena – scopriamo anche che Daniele è il loro figlio… e non vede l’ora di andare a mangiare dalla nonna.  
Medusa Distribuzione
Una scena finale de Una famiglia perfetta
L'abbraccio liberatorio sul finale

La spiegazione del finale di Una famiglia perfetta

Pirandello (e non solo) considerava la metanarrativa come un modo per raccontare la finzione nei termini di una via sofisticata per arrivare alla realtà.

Ecco perché la struttura a matrioska di Una famiglia perfetta porta a vivisezionare i livelli della storia uno a uno: il più superficiale, ovvero il gruppo di attori che segue il copione; l’intermedio, che vede le persone muoversi e interagire su un altro piano, quello convenzionalmente “reale”. 

Infine c’è un altro livello ancora, per chi vuole coglierlo (ed è interessato a coglierlo): quello che esprime la sempiterna dichiarazione d’amore nei confronti dell’arte, del cinema o del teatro, della recitazione, della finzione, perché trasformando ogni vicenda in paradigma dà a tutti gli spettatori le chiavi per la decodifica della vita.

È la forza della rappresentazione il motore salvifico dello spirito del Natale e della famiglia: famiglia vera, famiglia finta, poco importa.

E la messa in scena di un crocevia di relazioni tra genitori, figli, fratelli, zii e cognati aiuta ognuno degli attori a mettere in luce i propri desideri, i propri sentimenti, i propri intenti.

È lo spettacolo che rende tutto più chiaro, che indica la via.

Si potrebbe analizzare il finale di Una famiglia perfetta, che assume sembianze quasi alla Sliding Doors, anche come spunto per riflettere sul Natale.

Il Natale è finto e stucchevole? Sempre meglio che non averlo.

Da sempre considerato una festa molto italiana, qualcuno lo legge come trionfo di ipocrisia e qualcun altro come celebrazione della famiglia, dei parenti stretti e lontani. I raduni del 24 e 25 dicembre intorno alle tavolate sono un’altra forma di rappresentazione, la rappresentazione di uno stato di cose che può essere più o meno conflittuale, ma che – visto davanti ai propri occhi – dà a Leone la risposta che tanto cercava.

“La famiglia non è fatta per nessuno”, dice l'uomo a Carmen, durante il loro chiarimento finale. Voleva mostrare a se stesso (e a lei) come sarebbe stata la loro vita se avesse deciso di sposarla. E quello che ha visto lo ha portato a tuffarsi anche lui dentro una sorta di Alla ricerca di Nemo: cerca dei figli, dei fratelli, un ideale che ha sempre respinto forse per paura forse per cinismo.

Ora però è arrivato a una nuova convinzione: sbagli, fallisci, soffri, ma almeno ci provi.

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Luna in una scena di Una famiglia perfetta
Luna, a contatto con i colleghi, scopre un altro lato di sè

La staticità è il vero errore, mentre il movimento, quello che identifica la sua ex fidanzata, ora moglie di un altro uomo, è l’unico modo per vivere il tempo sulla terra che ci è stato concesso.

Leone le assesta l’ultima provocazione: “Posso baciarti?”. Ma non lo desidera veramente: sa che quel treno ormai è andato.

Ma c’è un’altra persona con cui potrebbe recuperare il tempo perduto: Alicia, con il cuore infranto da un uomo sposato, prigioniera di una solitudine che definisce squallida, pronta a intraprendere con lui un possibile percorso verso quella famiglia che fa lamentare tutti e di cui, allo stesso tempo, nessuno può fare a meno.

In altre parole, non è tardi e grazie alla forza della commedia Leone ora è pronto per buttarsi nella mischia, consapevole che potrebbe essere un successo o un fiasco.

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