La Ragazza Senza Nome, la recensione: i Dardenne si tingono di noir

Autore: Elisa Giudici ,

Per chi non ha visto il film dei Dardenne a Cannes, forse non ci sarà mai più modo di recuperare la versione che venne proiettata in Croisette. Infatti La Ragazza Senza Nome è stato rieditato da Jean-Pierre e Luc Dardenne in una versione differente rispetto all'originale presentata al Festival di Cannes, rimontando il girato ed eliminando alcune scene per una durata complessiva di 7 minuti. Prestando fede alle malelingue, pare che i due registi belga sono stati tanto turbati da alcune feroci critiche, ricevute all'indomani della proiezione per la stampa, da decidere di tornare sul film e apportare dei cambiamenti. 

Difficile dire quanto il film sia cambiato dopo questa opera postuma di taglia e cuci e quanto la sensazione che nella trama di sia qualcosa di fuori posto sia dovuta in realtà alla suggestione creata dalla consapevolezza di questo ritocco. Quel che è certo, almeno per me, è che le reazioni molto forti e talvolta molto negative che il film ha suscitato non sono dovute a delle sue carenze palesi ed evidenti. 

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La Ragazza Senza Nome, la recensione
Jenny cerca la ragazza senza nome

A questo punto è meglio che faccia una confessione: non sono cresciuta con il pluripremiato cinema di Jean-Pierre e Luc Dardenne e non amo particolarmente tutto il filone di cinema sociale e impegnato a fotografare impietosamente il dolore degli ultimi. Insomma, quel tipo di film alla I, Daniel Blake, capace di fruttare a Ken Loach la Palma d'Oro ma spesso ormai datato nella formulazione delle sue domande e delle sue denunce. Certe storie cinematografiche europee mi sembrano cristallizzate nella loro visione di terzo stato da tutelare, per non parlare delle soluzioni proposte, ingenue di fronte alla ferocia che il mondo (lavorativo e non) di oggi dimostra. 

Il punto è che La Fille Inconnue non è il classico film sociale dei Dardenne, o meglio, tenta una nuova e inedita strada per raccontare il Belgio di oggi e i suoi problemi. La cornice scelta dai Dardenne e costruita in maniera rigorosa e millimetrica è quella del giallo, della detective story che spunta davvero laddove non ti aspetteresti: in un ambulatorio medico. La giovane e ambiziosa Jenny (Adèle Haenel) sostituisce temporaneamente un anziano medico di famiglia nel suo ambulatorio, pochi giorni prima di ottenere un incarico prestigioso. Una sera, dopo l'orario di chiusura, mentre discute spazientita con il giovane stagista assegnatole, decide di non controllare chi abbia suonato alla porta con tanto ritardo. Il giorno successivo scoprirà che a farlo è stata una ragazzina in cerca di aiuto, ritrovata morta in un cantiere poco lontano. Scossa nel profondo dall'avvenimento che ridefinirà la sua intera vita, Jenny continuerà a prendersi cura dei suoi pazienti con il solito, dedicato altruismo, mentre cercherà di dare un'identità alla ragazza senza nome che ha fatalmente trascurato quella notte. 

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La recensione del film La Ragazza Senza Nome
Adèle Haenel è l'intensa protagonista di La Ragazza Senza Nome

La Fille Inconnue è costruito con la solita grazia dei Dardenne, quella che nasconde dietro una facciata quotidiana e banale un lavoro continuo su ogni particolare e sull'occultamento del delicato meccanismo che fa muovere tutta la storia. La sua facciata quotidiana e neorealistica in realtà è frutto del più studiato dei lavori e dell'utilizzo del fior fiore degli attori francesi attualmente disponibili. Allora perché la fragile e disperata Marion Cotillard di Due Giorni e Una Notte ha conquistato tutti mentre l'inquieta e schietta Adèle Haenel (un vero talento nel già folto vivaio francofono) ha lasciato gli habitué dei Dardenne così freddi? 

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Io credo che le cause siano sostanzialmente tre. La prima è un film che fila via con un ritmo rigoroso ma sempre trattenuto, con qua e là uno stacco improvviso, un incepparsi forse dovuto al rimaneggiamento non previsto. Per chi non è avvezzo al cinema d'autore europeo o per chi non riesce a entrare nella storia ed appassionarsi al conflitto di Jenny, si può tranquillamente parlare di noia.

La seconda è proprio il personaggio di Jenny, una figura che assume su di sé tante caratteristiche inconsuete per una protagonista femminile: è schietta, è forte d'animo, non appare debole neppure quando piange, conosce esattamente il suo valore professionale e umano, senza mai tentennare quando intorno a lei lo mettono in dubbio, è pronta a giudicare con assoluta sincerità il proprio operato di medico ed essere umano. Jenny non ha debolezze apparenti di cui ci rende partecipi e anzi, con il suo comportamento limpido e spartano finisce per far sentire degli ipocriti i personaggi e gli spettatori che la seguono nel suo cammino. 

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La Ragazza senza Nome, la recensione
La locandina del film

La terza e, credo, più determinante nel giudizio poco generoso di quella che rimane un'inconsueta ma notevole prova dei Dardenne è la sua peculiarità. I sostenitori dei due registi belga non erano pronti ad uscire dalla confort zone creata dalle pellicole precedenti. Il tentativo dei Dardenne di cambiare o trovare nuove strade per rendere ancora più contemporaneo e incisivo il loro messaggio si è scontrato con l'aspettativa e il desiderio di un'ennesima ripetizione di quanto già fatto in passato.

Peccato davvero, perché già questa nuova versione di Le Fille Inconnue smentisce ampiamente le sue stroncature: chissà quale forza narrativa aveva il film originale e quanto meglio sfruttava lo sguardo cristallino e inquieto della sua splendida protagonista. 

La Ragazza Senza Nome è nei cinema italiani a partire dal 27 ottobre 2016

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