Lady Bird: il significato del monologo nel film con Saoirse Ronan

Autore: Rosanna Donato ,

La presenza di un piccolo monologo in conclusione a un film come Lady Bird, diretto da Greta Gerwig e interpretato da Saoirse Ronan, quante emozioni può regalare? Tante, se il suo significato mette in evidenza in modo semplice e diretto l’evoluzione personale della protagonista, Christine MacPherson.

Quest’ultima è un’adolescente di Sacramento (in California), che sta cercando il suo posto nel mondo. "Lady Bird", così si fa chiamare da tutti Christine: è il nome che ha scelto per sé, a dispetto di quello voluto dalla famiglia. Un nome che la fa sentire grande e mette in luce la sua anima ribelle.

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L’ultimo anno da liceale di Christine sta per terminare. Nella sua testa c’è solo un’opzione per il futuro: trasferirsi a New York per frequentare una prestigiosa Università. La sua famiglia però sta attraverso un momento particolare: il padre, che soffre di depressione da anni, ha perso il lavoro. La madre non riesce ad accettare l’idea che Lady Bird possa allontanarsi da lei per vivere in una città cosmopolita.

Per questi motivi le propone un college economico a mezz’ora da casa. Insomma, per Christine non sarà facile realizzare il proprio sogno, ma il sostegno del padre e della sua migliore amica le permetteranno di affrontare le avversità, pur sentendosi costretta a mentire alla madre, per quieto vivere, nel corso del film.

Il contesto del monologo nel film

La madre (Laurie Metcalf) di Christine (Saoirse Ronan), dopo aver scoperto che sua figlia è in lista di attesa per entrare in una delle Università più prestigiose e costose di New York, ha smesso di parlarle. È infuriata perché le ha mentito, tenendole nascosto sia la domanda di ammissione al college, sia il sussidio richiesto in modo da non aver problemi in termini economici. 

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Lady Bird ha cercato di spiegarsi, di scusarsi per la sua mancanza di chiarezza e di coraggio. La madre però non è riuscita ad accettare il suo comportamento, tanto da evitare ogni forma di comunicazione con la ragazza. Di conseguenza Christine si ritrova sola, o meglio senza l’appoggio della donna, anche perché davvero sola non lo è mai stata. 

Finalmente è arrivato il giorno della partenza: l’Università newyorkese ha accettato la domanda di ammissione di Christine ed è arrivato il momento di sbattere le ali e volare alto, laddove niente e nessuno potrà più fermare il suo futuro. Ad accompagnarla al gate dell’aeroporto è il padre Larry (Tracy Letts), mentre la madre ha deciso di non scendere dall’auto con cui sono arrivati a destinazione e di tornare poco dopo la partenza per riportare il marito a casa. 

La scena è commovente perché Marion inizia a piangere, cercando di tornare subito al gate per salutare nel modo giusto la figlia. Quando arriva però Christine è già partita e lei non ha modo di dirle quanto le vuole bene e di dimostrare tutto il suo dispiacere per la situazione. 

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Arrivata a New York, Christine trova nella valigia delle lettere che la madre aveva scritto per lei prima di partire e capisce che nulla è perduto. Così il giorno dopo prova a chiamarla a casa, ma c’è la segreteria telefonica. 

Universal Pictures
Lady Bird sola appoggiata al muro di un negozio

Le parole di Christine e cosa vogliono dire

È qui che inizia il breve monologo del film: un messaggio che mostra il cambiamento interiore della protagonista. 

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Ciao, mamma e papà. Sono io, Christine. È il nome che mi avete dato. È un bel nome.

Sin dall’inizio del monologo appare chiaro che Christine è pronta a riconoscere la sua identità, a farne un vanto, evitando di nascondersi dietro un nome di fantasia, da lei inventato per negare, forse, il suo essere, in modo da apparire agli occhi degli altri come una donna forte e ribelle. È davvero così?! Nel corso del film si percepisce il suo senso di smarrimento e la sua insicurezza. Ora però Christine è cambiata, è matura e non ha più bisogno di essere qualcuno che non è, e lo dimostra attraverso le parole sopra citate. 

In un secondo momento Christine si rivolge unicamente alla madre, esprimendo tutto il suo amore e dolore per la situazione di stallo in cui le due donne si trovano:

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Ehi, mamma. Ti sei emozionata la prima volta che hai guidato per le strade di Sacramento? Io sì. Volevo dirtelo, ma in pratica non parlavamo quando è successo. Tutte quelle curve che conosco da una vita, i negozi e tutto il resto. Ci tenevo a dirtelo. Ti voglio bene. Grazie… grazie.

È evidente che Christine senta la mancanza della figura materna. In ogni relazione, chiunque siano le persone coinvolte, la comunicazione è importante. Quando non c'è dialogo, quando viene a mancare la fiducia, qualcosa dentro di noi si spezza e ricucire le ferite non è semplice. In questo caso, però, la protagonista esprime tutta la sua voglia di lasciarsi il passato alle spalle, come se nulla fosse successo, e chiarire la situazione.

Lo si intuisce, il suo amore, dalla frase "Volevo dirtelo, ma in pratica non parlavamo quando è successo", che unisce i due elementi fondamentali del discorso: la sua necessità di raccontare alla madre ciò che le succede, esattamente come prima che quest'ultima scoprisse dell'ammissione al college, nonostante i numerosi battibecchi, e la tristezza dovuta alla distanza. 

Perché è bene ricordare che la madre in cuor suo l'ha già perdonata e Christine l'ha capito, altrimenti Marion non avrebbe scritto quelle lettere e non sarebbe tornata all'aeroporto, sperando di poterla ancora abbracciare. Quel "Ti voglio bene" finale poi, rimarca quanto l'amore tra un figlio e un genitore possa essere più grande di qualsiasi problema, perché il "voler bene a qualcuno", se sincero, non finisce mai.

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Lady Bird fissa l'orizzonte con sguardo perso

Il ringraziamento finale, inoltre, ci permette di comprendere quanto l'adolescente sia cresciuta mentalmente e abbia capito i sacrifici che la madre ha fatto sempre per lei e la sua famiglia, anche quando c'era aria di tempesta.

Perché, a ben pensarci, con il tempo è riuscita anche ad accettare tutto ciò che la figlia desiderava per sé, senza tarparle le ali.

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