Le otto montagne, recensione: un film italiano da vedere

Autore: Elisa Giudici ,

Come i loro nomi lasciano intuire, i registi Charlotte Vandermeersch e Felix van Groeningen non sono italiani, ma hanno saputo cogliere alla perfezione l’essenza di uno dei romanzo più amati e venduti nel nostro paese nell’ultimo decennio. I lettori di Paolo Cognetti possono tirare un sospiro di sollievo: Le otto montagne è un adattamento molto fedele del romanzo che ha vinto il premio Strega nel 2017 e ha riscosso un notevole successo in molti stati europei. È uno dei migliori film di Natale da vedere al cinema durante queste feste. 

La coppia di registi belgi infatti ha capito l’essenza di questa storia; sia quella montanara, sia quella esistenziale, che ha conquistato e commosso centinaia di migliaia di lettori in Europa e nel mondo. Entrambe le anime del romanzo sono state tradotte in un film sobrio, rigoroso, ma capace di raccontare le emozioni e commuovere il pubblico, anche grazie ai suoi intepreti.

La trama di Le otto montagne

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Le otto montagne è la storia di un’amicizia che dura per decenni tra due ragazzi uniti da un legame quasi spirituale con la montagna e animati da inquietudini differenti. Interpretato da Luca Marinelli, Pietro è un ragazzo di città figlio di un quadro dell’industria torinese, che trascorrere da bambino le estati a Grana, piccolissimo paesino montano lasciato dal padre in gioventù.

Qui vive solo un ragazzino, che si chiama Bruno e ha la sua stessa età. A differenza di Pietro, Bruno non lascia mai la montagna e già da giovanissimo lavora duramente in alpeggio. Crescendo, Pietro e Bruno riprenderanno la propria amicizia a intermittenza, sempre e solo quando entrambi si trovano a Grana. Tra di loro c’è l'ombra del padre con cui Pietro non parla da anni, ma che per Bruno è una figura di riferimento, molto più del suo vero genitore.

Gelosia, affetto e supporto reciproco animano un’amicizia che ha come sfondo una montagna mai idilliaca o turistica, che diventa il luogo in cui entrambi possono essere sé stessi.

Perché Le otto montagne è un film da vedere

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Le otto montagne è un adattamento molto riuscito di un romanzo sentito, che a tratti sembra autobiografico. Chiunque abbia passato un’estate ad annoiarsi un po’ in montagna con i nonni, magari facendo amicizia con qualche coetaneo del posto, non farà fatica a sentire la storia di Pietro un po' come la sua. Il merito di questa ottima riuscita va diviso equamente tra i due registi della pellicola e il duo di attori protagonisti.

Charlotte Vandermeersch e Felix van Groeningen hanno già dimostrato di essere particolarmente votati a film dal tono severo, quasi elegiaco. Non fanno cinema leggero e d’intrattenimento scacciapensieri, ma sanno davvero suscitare sentimenti forti nello spettatore, quasi con un effetto catartico. Qui hanno il grande merito di non cedere mai al ricatto di una visione celebrativa, turistica o estetica della montagna. Come ben dice il Bruno di Alessandro Borghi in un passaggio del film, “la natura è bella solo per chi vive in città, per cui è un concetto tanto astratto che rientra in un solo nome”.

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La scelta di girare in un formato quasi quadrato (per la precisione in 1.33 : 1), la quasi totale assenza di musica e altre piccole e grandi scelte restituiscono una visione veritiera e spesso dura della montagna, che farebbe annuire convinto anche il più irriducibile dei montanari.

Luca Marinelli e Alessandro Borghi fanno il resto: vedendo Le otto montagne si capisce immediatamente perché siano tra gli interpreti più richiesti del cinema italiano contemporaneo, tra i più noti a livello internazionale. La chimica tra i due, la capacità di mostrarsi vulnerabili emotivamente più negli sguardi che nelle parole riesce a ridurre tante pagine “parlate” del libro in pochi, cruciali scambi di sguardi e gesti tra Bruno e Pietro.

Un plauso particolare va a Borghi, da cui forse non ci si aspetterebbe un ritratto così credibile e realistico di un animo montanaro rude ma genuino, che rimane sempre fuor di stereotipo: difficile non candidare questa come la sua performance migliore di sempre.

L'immagine di testata è tratta da Le otto montagne di Vision Distribution.

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Commento

cpop.it

78

Un Borghi da antologia, un romanzo best seller e un adattamento che sa coglierne l’essenza, senza mai tradirla: Le otto montagne è davvero un film riuscito.

Pro

  • Borghi è strepitoso
  • La montagna non è mai idealizzata
  • Commovente e catartico

Contro

  • La lunghezza è forse eccessiva
  • Per alcuni rischia di essere noioso
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