
Logan - The Wolverine è la fine di un lungo viaggio, intrapreso dal suo protagonista con la consapevolezza di non fare più ritorno. È naturale, quindi, che le sfumature del film tendano tutte al crepuscolare, all'incerto, restituendo in toto quell'aura da eroe maledetto (leggi omerico) che il personaggio di Hugh Jackman si trascina dietro fin dal suo esordio a fumetti risalente al 1974.
La terra dei sogni ha un prezzo nel film di James Mangold. È salato come il conto di un grand hotel. Perché il sofferto ottimismo dei precedenti film degli X-Men è ormai svanito del tutto, come luce al calar della notte. Nella distopia messa in scena dal regista di Cop Land c'è spazio solo per una società divisa da odio razziale e interessi (altro che futuro immaginario, è più l'attualità). I mutanti ormai sterminati e il controllo operato su replicanti X creati in laboratorio a scopi militari creano un insolito amalgama che si lega ai topoi western e alla fantascienza di Philip K. Dick.
Al centro di una pellicola adulta che somiglia in tutto ad una ballata disperata c'è il volto emaciato dell'australiano Jackman. Il suo Logan, ormai canuto e alle prese con un fattore rigenerante decifitario, arranca per tutto il film come quei cow-boy stanchi che, nell'andare incontro al nemico, sanno di avviarsi a morte certa.
Non è mai stato un (vero) supereroe Wolverine, forse per via di quel suo caratteraccio e di un'innata propensione alla violenza. Nel film di Mangold, però, capace di travalicare i confini del genere fumettistico, egli è soprattutto un uomo che ha perduto irrimediabilmente la voglia di vivere, sfiancato dal peso del passato, per nulla stimolato dal futuro. Collerico, scorbutico, in fuga dagli affetti, soffocato dall'angoscia generata dalla consapevolezza di essere destinato a morire da tormentato, da sopravvissuto, da ultimo degli X-Men.
Old man: il finale di Logan - The Wolverine

Gli X-Men, nel 2024, sono solo un ricordo sbiadito che affiora in racconti e fumetti: il gene mutante controllato, la razza X prossima all'estinzione (la casualità del gene sgominata "come la polio") se non fosse per uno sparuto gruppo di giovani sfuggiti al controllo di un'organizzazione che ne vuole fare soldati ammaestrati.
Nello struggente e violento western dal futuro con Hugh Jackman si compie il destino di Logan. Solitario per natura (ma anche per maledizione affettiva), Wolverine assume controvoglia il ruolo di protettore della giovane Laura (l'X-23 Dafne Keen). Nell'economia del film, è questa la tematica che da un lato illumina di sentimenti e speranza un cinecomic altrimenti dark nel modo più assoluto, dall'altro lascia presagire l'inevitabile sacrifico finale dell'eroe. C'è un gioco bellissimo, tenero, di aperture e scontri tra un adulto e una bambina che ci parla di legami per nulla biologici bensì fondati sull'empatia, sulla responsabilità della vecchia generazione di proteggere i più giovani e indifesi.
Per questo, nel finale di Logan - The Wolverine, il protagonista si inietta una dose massiccia di siero rinvigorente (stemperiamo i toni, ha l'effetto degli spinaci di Popeye del Vigorello per Bombolo), scagliandosi contro i mercenari della Transigen che minacciano i giovani mutanti e affrontando - in quella che è una lotta impari - il suo clone più giovane X-24.
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Trafitto a morte dall'avversario, Wolverine prima di esalare l'ultimo respiro sembra ritrovare per un attimo la serenità, dettata dallo slancio di affetto della piccola Laura. La invita a non combattere più, a mettersi al sicuro, a "non essere come è stata creata". È un finale strappalacrime - il più commovente di tutto il genere - con Laura che implora Logan di aiutarla, chiamandolo papà (una "prima volta" per Logan che gli suscita un maremoto di emozioni tra gli spasmi), regalandogli qualche secondo di agrodolce riflessione su ciò che poteva essere e così non è stato (una famiglia, l'affetto dei cari, una vita normale insomma). E nell'immagine finale si consuma la liturgia autoreferenziale dell'universo fumettistico e cinematografico mutante, con quella croce rovesciata a formare una X un attimo prima dei titoli di coda, sipario definitivo sulle gesta dell'uomo senza tempo con gli artigli di adamantio.Il futuro di Wolverine al cinema

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L'epilogo di Logan - The Wolverine non lascia spazio a dubbio: dopo il prof. Xavier (Patrick Stewart), anche l'ultimo degli X-Men muore dopo essersi sacrificato per salvare un gruppo di giovani in pericolo, catturati dai Reavers, scagnozzi al servizio della Transigen, una compagnia che opera nel campo delle biotecnologie, responsabile dello sterminio mutante.La volontà di Jackman di staccarsi dal suo personaggio simbolo è così esaudita. Non poteva esserci addio migliore per Wolverine, incastonato tra i due irriverenti capitoli di Deadpool, che pure riesumano il Logan che fu ma solo per camei demenziali.E adesso? Che ne sarà di Wolverine al cinema? Al di là del rammarico per il mancato tempismo nello sbarco del Mercenario Chiacchierone al cinema (la sensazione è che avremmo assistito ad uno straordinario duetto fra Reynolds e Jackman, alle prese con due personaggi caratterialmente opposti), è evidente che un antieroe come Wolverine necessita di un attore in grado di sopportare training massacranti e che abbia un aspetto maturo sì ma ancora giovanile (del resto l'Old man Logan lo abbiamo già visto con Mangold). Condizioni che l'australiano Jackman non soddisfa più, vuoi per limiti di età (ha da poco compiuto 50 anni) vuoi per il rifiuto a sobbarcarsi nuovamente gli oneri che un ruolo "fisico" come quello dell'X-Men di adamantio impone.
Quindi, quale sarà il destino di Wolverine? Tolte due certezze lapalissiane - la morte del personaggio nello stand-alone di Mangold e la volontà di Jackman di dire basta al suo ruolo più iconico - non restano che ipotesi, più o meno probabili o plausibili.
Wolverine è ai primi posti nelle classifiche dei migliori supereroi di sempre della storia dei fumetti. Primato confermato anche al cinema, condiviso con "colleghi" o rivali come Iron Man e Batman. Logico pensare ad uno sfruttamento del personaggio anche in ottica futura, e nonostante il forfait di Jackman. Occorre però una strategia, da parte degli studios, assai ponderata.
Il primo nemico al ritorno sullo schermo dell'X-Men è il fattore tempo: difficile rivedere a breve un nuovo Wolverine affidato ad un attore nuovo. Sarebbe un po' come assegnare la maglia numero 10 della Roma - tanto per citare un supereroe del calcio, per abilità e fedeltà alla maglia - ad uno qualsiasi. Restando in ambito cinematografico, basta osservare quanto accaduto con il Joker: nonostante un intervallo di 8 anni, Jared Leto è rimasto schiacciato dal peso della performance di Ledger, complice la differente caratura tra il film di Nolan e quello di Ayer (ma anche per via di una fastidiosa, recente, tendenza dell'attore a caricare troppo la recitazione).

Il primo ostacolo che si pone, ovvero la necessità di far metabolizzare allo spettatore l'abbandono di Jackman, dilata di conseguenza i tempi di attesa. Ciò andrà irrimediabilmente ad influire sul casting, che a sua volta sconterà la tipologia di film/personaggio che verrà opzionato dagli studios: il nuovo Wolverine sarà un'operazione reboot oppure ammireremo sullo schermo un Logan fatto e finito, con artigli e scheletro di un metallo indistruttibile?
Nel primo caso, che si tratti di origin story oppure no, la scelta implicherebbe un attore relativamente giovane. Sia chiaro, Wolvie non è Spider-Man, piuttosto verrebbe da pensare al Bond promosso doppiozero sul campo e live di Casino Royale (una scelta che ha pagato, consegnandoci due dei capitoli più belli dell'intera filmografia dedicata all'agente segreto di Sua Maestà.
In ogni caso, c'è la questione relativa all'età dell'attore che sarà chiamato a succedere a Jackman: difficilmente verrà scelto qualcuno sotto i 30 anni; allo stesso tempo il personaggio è stato messo già da un anno in naftalina. Ciò significa che, nella migliore delle ipotesi, il nuovo Wolverine verrà selezionato tra le nuove promesse di Hollywood (attori la cui età attuale si aggira tra i 20 e i 25 anni), considerando pure che chi sarà chiamato a farsi crescere peluria e pettorali dovrà poi farlo anche negli anni a venire. Lo ha già dimostrato Jackman, recordman assoluto con i suoi 17 anni da Wolverine.
Infine, in quale universo potrebbe affacciarsi il Logan del futuro? Non è detto, infatti, che il suo destino sia quello di rimanere confinato con gli X-Men. Potrebbe, come già capitato a Spider-Man, far capolino nel Marvel Cinematic Universe. Tra albi, saghe e story, c'è l'imbarazzo della scelta per quel che riguarda il materiale da cui attingere. Quello della continuity temporale (e logica), poi, non è mai stato un vero problema per i cinecomic.
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