Maria Maddalena, la recensione: da prostituta a profetessa, sconfinando nella noia

Autore: Elisa Giudici ,

Solo di recente la Chiesa cattolica ha riabilitato la figura di Maria Maddalena, superando la sprezzante visione medioevale di Gregorio Magno (che la bollò come una prostituta) e riconoscendone la natura di apostola tra gli apostoli. Se tra i vangeli apocrifi abbondano i testi che regalano alla donna un ruolo più che centrale nella vita di Gesù, le sue sparute apparizioni nei quattro testi ufficiali del Nuovo Testamento ne hanno consentito un ritratto piuttosto dimesso e marginale. 

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Maria Maddalena cammina
Maria Maddalena è al centro della pellicola di Davis

Forse il regista Garth Davis voleva tentare il salto di qualità di una carriera con qualche titolo interessante (Lion, la regia di Top of the Lake), ma senza quel film in grado di lanciare davvero la sua carriera. Da sempre la figura del Cristo e i film che s'inoltrano nel territorio del religioso sono in grado di attirare l'attenzione (e le controversie), per via dei temi alti, delicati e che costringono il regista a sbilanciarsi nel territorio del personale. Maria Maddalena riesce nell'impresa incredibile di essere così distaccato e minimale rispetto al suo soggetto da sconfinare nell'anonimo. 

Maria Maddalena: una quieta storia di ribellione

La vita è durissima per la povera gente che vive sulle sponde del lago di Tiberiade nel 33 d.C. Per le donne lo è ancor di più, intrappolate dall'ortodossia religiosa e dalla violenza patriarcale che si nasconde appena sotto la superficie. Non solo sposarsi è un imperativo categorico, ma persino il semplice atto di recarsi da sole in preghiera al tempio quando se ne sente il bisogno è considerato eversivo. Dietro gli occhi ricolmi di dolore muto e ostinati di Rooney Mara perfetta (grande interprete di ribellioni sotto traccia) intuiamo una vita di violenze, abusi e un presente venato da depressione e disturbi psicologici. 

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Rooney Mara è Maria Maddalena
Rooney Mara si conferma grande interprete di sentimenti mai espressi a parole

L'arrivo di un Rabbi dalla grande ascendenza mistica e dall'inaspettata gentilezza porta Maria alla ribellione finale o a una fuga più che desiderabile. Impacchetta le sue poche cose e segue Gesù e i suoi discepoli negli ultimi, concitati mesi prima dell'arrivo fatidico a Gerusalemme. Seppur disprezzata per il suo essere donna, Maria diventerà una figura dalla notevole influenza all'intero del gruppo, capace di interpretare in maniera autentica il messaggio di un profeta a sua volta tormentato e poco interessato ai risvolti lontani dalle "cose del padre suo". 

Maria Maddalena: la politica e la discriminazione all'ultima cena

Sulla carta il film ha davvero un tempismo perfetto nell'immortalare una figura femminile volutamente cancellata dalla svolta tradizionale, politica e conformista che un Pietro dalla pelle scurissima (Chiwetel Ejiofor) dà all'eredità del suo Rabbì. Il film s'impone un approccio rigoroso e asciutto, che fotografa un momento cruciale per la nascita di ogni religione; quello in cui il fondatore e leader carismatico viene a mancare e i suoi eredi lottano per imporre la loro visione dei suoi insegnamenti. 

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Il Gesù di Joaquin Phoenix è il prototipo perfetto della figura storica che gli esperti rintracciano dalle eredità dei grandi fondatori delle religioni monoteiste. È una sorta di santone, un mistico dalle visioni profondamente radicali e spesso totalmente incompreso dai suoi stessi discepoli. Pietro e Giuda (qui personaggio tanto interessante quanto l'uomo che tradisce) piegano costantemente le parole del loro Rabbi a un calcolo politico o un desiderio di riscossa rispetto alla dominazione romana, finendo poi per rimanere delusi quando la loro guida non si comporta come loro si aspettano. In questo quadro Maria non solo è l'unica ad ascoltare davvero Gesù, ma è la sola in grado di richiamarne l'attenzione sui meccanismi che regolano il mondo, sulle concretissime ingiustizie che alimentano le società patriarcali.

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Gesù accarezza Giuda
Giuda e Gesù sono personaggi di contorno nel film, ma risultano piuttosto sorprendenti

Maria Maddalena insomma racconta senza clamori una versione molto verosimile delle predicazioni e dei miracoli di Gesù, suggerendo i meccanismi con cui questi episodi sono diventati gli iconici passaggi del Nuovo testamento. L'approccio è così certosino che vediamo finalmente una crocifissione storicamente accurata, con i chiodi piantati nel polso (e non nel palmo della mano) e un Gesù morente per asfissia, appunto come accade dopo lunghe ore costretti in quella posizione. 

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Sfortunatamente il rigore con cui il film si approccia al suo messaggio politico diventa la sua stessa prigione. D'accordo il minimalismo e la verosimiglianza, ma il tono del racconto è così piatto da sconfinare troppo spesso nella noia. Maria Maddalena è un film che finisce per dire cose piuttosto interessanti in maniera così sussurrata da essere scambiato facilmente per banale. Non sa alzare la voce quando necessario ed è troppo spaventato dalla possibilità di mettere il piede in fallo per tentare di fare qualcosa di carismatico e davvero radicale. 

In questa mesta uniformità di toni e palette cromatiche, paradossalmente spiccano ancora di più le concessioni conformiste che il film si prende, con i sue protagonisti caucasici dagli occhi azzurri che si muovono tra comparse ben più credibili. Arriviamo poi al paradossale ricordando che il denaro per questa operazione che tenta di cavalcare l'onda politica del cinema al femminile ce lo mise un certo Harvey Weinstein.

Maria Maddalena è nelle sale italiane dal 15 marzo 2018.

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Commento

cpop.it

60

Garth Davis affronta con uno stile rigoroso e minimal un ritratto di Maria Maddalena politico e che vorrebbe essere sovversivo, ma esagera nel trattenersi e finisce per annoiare.

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