Martin Scorsese compie 75 anni: gli auguri con i suoi film migliori

Autore: Emanuele Zambon ,

Domenica in chiesa, lunedì all'inferno. Gangster in abiti sgargianti e antieroi maledetti. Squilli di trombe e condanna all'oblio. È il cinema dei chiaroscuri, quello a cui ha dato vita Martin Scorsese. Ascese colorate di dollari fumanti e cadute rovinose, il più delle volte bagnate dal sangue.

Vi è tanto venerdì di passione e poca domenica di resurrezione nella filmografia del regista che oggi compie 75 anni, spesi tra le vette di Hollywood, a cui Scorsese - e assieme a lui i vari Coppola, Peckinpah, Altman e De Palma - ha imposto un cambiamento radicale a partire dalla metà degli anni '60 attraverso la rottura di schemi fino allora consolidati e la contaminazione con la Nouvelle Vague e il cinema di genere che all'epoca andava affermandosi in Italia.

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Martin Scorsese e Robert De Niro sul set di Quei bravi ragazzi

La New Hollywood ha costretto il cinema a stelle e strisce ad affacciarsi oltreoceano, a imparare la lezione del Neorealismo e a divenire più sensibile alle forti tensioni sociali di quel periodo, squarciato dalla Guerra del Vietnam e dal tramonto inesorabile del sogno americano.

Nessuno come Martin Scorsese ha saputo coniugare cinema indipendente e logica mainstream, storia personale e suggestioni europee. Nel cinema del cineasta cresciuto nella Little Italy esplodono come in preda alla schizofrenia memorie giovanili - la dura vita di un ragazzino asmatico alle prese con fede, gangster di quartiere e settima arte - e lucida analisi della realtà, con particolare attenzione a fotografare figure borderline di bassa estrazione sociale.

Il regista di Silence impone il proprio marchio già a partire dal corto in 16mm La grande rasatura del '67, storia di un uomo che si rade fino a tagliarsi la gola. I riferimenti al Vietnam sono già evidenti, così come un certo gusto per lo splatter.

Dopo la parentesi nella factory di Roger Corman - celebre produttore di horror a basso costo - Scorsese inaugura il 'suo' cinema, che unisce il sacro al profano e che diviene Vangelo (artistico, s'intende) per le nuove generazioni: è in Mean Streets - Domenica in chiesa, lunedì all'inferno che affiorano l'infanzia caratterizzata da una forte credenza religiosa e la giovinezza spesa nella Little Italy. Il film segna l'inizio della prolifica collaborazione fra Scorsese e Robert De Niro. I due gireranno 8 film insieme. L'ultimo è stato Casinò, gangster movie del '95, in attesa di vedere sul grande schermo The Irishman, il film che riunirà De Niro, Al Pacino e Joe Pesci sotto la direzione del filmaker di origini italiane.

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Il cineasta fresco 75enne, che nel corso della sua attività professionale ha saputo trasportare su celluloide la migliore tradizione tragica e melodrammatica, ha segnato un'epoca con una serie di titoli indimenticabili, il cui denominatore comune è rappresentato dalla raffigurazione impietosa di emarginati statunitensi. Ed è proprio il drop out più famoso della storia del cinema - il Travis Bickle di Taxi Driver - che consente a Scorsese di aggiudicarsi la Palma d'oro al Festival di Cannes del '76.

Seguiranno altre pellicole permeate da una latente tragicità: da Toro scatenato - vincitore di due Premi Oscar - a Re per una notte, dai gangster movie Quei bravi ragazzi e Casinò a L'età dell'innocenza.

Scorsese graffia il grande schermo con uno stile che trova una precisa identità nell'iperrealismo, nell'utilizzo reiterato del piano-sequenza e in alcuni movimenti virtuosi della macchina da presa, valorizzati in pieno da scenografie sontuose e da una fotografia impeccabile.

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Per certi versi, il filmaker di origini italiane si impone agli occhi del pubblico cinematografico allo stesso modo di quanto farà contemporaneamente Gianni Versace nella moda: rompe gli schemi, satura di eccessi le sue pellicole, fa trasparire nelle opere esperienze e gusti personali.

Se Fuori orario, pellicola indipendente divenuta nel tempo un vero e proprio cult, può sembrare quasi un unicum nel panorama scorsesiano, il trittico ideale formato da L'ultima tentazione di Cristo, Kundun e Silence rispecchia fedelmente la sacralità che permea il pensiero del regista classe '42, declinata in un'altalena di peccato ed espiazione, in un continuo valzer di Bene e Male che soffoca quasi sempre i personaggi dei suoi film.

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Willem Dafoe in una scena de L'ultima tentazione di Cristo

Spogliate di qualsivoglia aspetto religioso, sono parabole cristologiche pure quelle che hanno per protagonisti l'Henry Hill di Quei bravi ragazzi, l'aviatore tormentato Howard Hughes e il broker Jordan Belfort di The Wolf of Wall Street, l'ultima collaborazione tra Scorsese e il suo 'De Niro degli anni 2000', vale a dire Leonardo DiCaprio, vero e proprio feticcio grazie a titoli come The Departed, Gangs of New York, Shutter Island e The Aviator.

Non vi è (quasi) mai redenzione nel cinema scorsesiano, sempre in bilico tra spiritualità e materialismo. La violenza - che esplode quasi sempre in maniera improvvisa e scioccante - è invece una presenza costante (si pensi alle uccisioni di Billy Batts e Tommy DeVito in Quei bravi ragazzi oppure alla sanguinosa faida sulla neve in Gangs of New York), al pari delle grandi metropoli e del rock’n’roll, altro grande attore non protagonista all'interno della filmografia del cineasta.

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Il cast di Quei bravi ragazzi assieme al regista statunitense

Martin Stonsese

Tra le band ricorrenti nelle soundtrack di Scorsese, una menzione speciale spetta ai Rolling Stones. Un legame speciale, quello tra Mick Jagger & Co. e il regista, culminato nel docu-film Shine a Light del 2008.

Tanti auguri allora al regista rock dei tempi moderni, in attesa di rivederlo all'opera con The Irishman.

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